PRIMA PAGINA 1ª PAGINA BISCRONACACULTURASPORTLETTEREARRETRATISONDAGGI


CLAMOROSO: LA PROCURA GENERALE DI BRESCIA AGGRAVA LA POSIZIONE DELLA TAMOIL, INCLUDERE L'AVVELENAMENTO DELLE ACQUE, NEGARE L'ASSOLUZIONE DI MESS YAMMINE


I radicali: da Comune Provincia e Regione
ci aspettiamo un sussulto di dignità

A 4 anni dalla firma dell'accordo che dichiarava Tamoil non responsabile dell'inquinamento, finalmente la verita' comincia ad emergere. Da Comune, Provincia e Regione, responsabili di questa firma irresponsabile, ci aspettiamo un sussulto di dignita'.
La richiesta della Procura generale della Corte d'Appello di Brescia nei confronti dei cinque manager Tamoil non poteva arrivare in una occasione più opportuna. Esattamente 4 anni fa, enti locali e sindacati sottoscrivevano un 'accordo bidone' con l'amministratore delegato di Tamoil Raffinazione, il libico Mohamed Saleh Abulaiha, nel quale non solo non c'è traccia di garanzie fideiussorie e di concrete tutele per la città ma addirittura è stata inserita una sorta di clausola auto assolutoria che libera la società petrolifera da ogni responsabilità per l'inquinamento del suolo e della falda, prima ancora che avesse inizio il processo vero e proprio.
Dopo la sentenza del giudice Guido Salvini, che ha visto condannati quattro manager tamoil per disastro ambientale e omessa bonifica, e l'attuale iniziativa del sostituto procuratore della corte d'appello di Brescia, con la quale si chiede per tutti gli imputati la condanna anche per il più grave reato di avvelenamento delle acque, prendiamo atto che finalmente la verità comincia ad emergere in tutta la sua gravità. E appare in tutta la sua evidenza.
L'autodenuncia e la conseguente caratterizzazione del sito, presentate da Tamoil nel marzo 2001, erano fondate su presupposti falsi: 1) Tamoil non è responsabile dell'inquinamento; 2) la contaminazione è circoscritta al sito industriale; 3) non c'è pericolo di contaminazione delle aree esterne e conseguentemente non sono necessarie misure di messa in sicurezza d'emergenza. Tali presupposti hanno “rallentato e compromesso il procedimento amministrativo che in tal modo si è trascinato per molti anni mentre l'uscita e la migrazione del contaminante ancora non si era interrotta” (cit. sentenza Salvini).
A questo punto ci aspettiamo dagli enti interessati (e in particolare dal Comune di Cremona), che hanno irresponsabilmente dato credito alle assicurazione di Tamoil, un sussulto di dignità. Si abbia il coraggio di rimettere in discussione l'intera impostazione delle procedure finora seguite e si torni finalmente a tutelare gli interessi dell'intera comunità cremonese. Ne va della credibilità delle stesse istituzioni pubbliche.

Sergio Ravelli e Gino Ruggeri, presidente e segretario dell'associazione radicale Piero Welby

• Anche Il Vascello si aspetta un sussulto di dignità. Ed aggiunge i sindacati aziendali all'elenco, ricordando che le terribili autodenunce di Tamoil furono pubblicate nel 2003 da questo quotidiano e che, 4 anni fa, quando i sindacati presentatoro ai lavoratori lìesito dell'incontro romano, il direttore Antonio Leoni , unico giornalista presente (!) fu addirittura cacciato fuori dalla cupola Tamoil dove intendeva svolgere il suo lavoro.

E' giunta notificazione della procura generale di Brescia alle parti attive nel processo Tamoil: la procura bresciana include l'imputazione di avvelenamento delle acque e nega le motivazini per l'assoluzione del francese Ness Yammine. Per il pg di Brescia, che si trattasse di un vero e proprio disastro ambientale e di un vero e proprio avvelenamento delle acque “emerge in maniera evidentissima nel caso di specie se solo si considerano la quantità e la qualità di sostanze nocive classificate cancerogene immesse nel terreno, negli acquiferi e nelle falde dalla Tamoil, la pluralità di tali immissioni nel tempo e le modalità delle stesse, il conseguente degrado della salubrità dell’ambiente, la potenzialità di tale inquinamento ad intaccare pesantemente la salute delle popolazioni che potevano avere accesso all’acqua così inquinata, sia per uso umano che per uso irriguo”.

Il pg Fasolato, nelle 136 pagine di impugnazione della sentenza di primo grado, ricorda che in relazione all’avvelenamento delle acque “il legislatore ha voluto una soglia penale estremamente avanzata, intendendo questo come un delitto di pericolo presunto, e che in base agli orientamenti costanti della giurisprudenza di legittimità, perchè ci sia stato avvelenamento basta solamente che vi sia stata una situazione di pericolo per la salute pubblica, il che richiede che vi sia stata immissione di sostanze inquinanti, di qualità e in quantità tali da determinare il pericolo di effetti tossico nocivi per la salute”.

Nessuno degli imputati, per il pg, “deve essere considerato esente da responsabilità”, neppure i due manager Colombo e Abulahia ai quali il giudice Salvini ha attribuito il disastro colposo. Per la procura di Brescia, “anche se rispetto a Gilberti e Billi sono entrati in scena in un momento tardivo, e cioè nel 2006 e nel 2007, la loro presenza non ha determinato alcuna frattura di continuità con la strategia precedente alla quale si sono semplicemente adeguati e comunque in quella fase erano ormai evidenti per chiunque avesse un ruolo di un certo livello all’interno della Tamoil le conseguenze della situazione della rete fognaria e il grave stato di compromissione della falda”. In pratica, “Colombo e Abulahia hanno condiviso l’illecito iniziato nel 2001”. Anche Ness Yammine, per il pg Fasolato, “aveva piena consapevolezza di quanto accadeva, consapevolezza che gli veniva dalle capacità tecniche di cui era indiscutibilmente fornito e dalla circolarità delle informazioni all’interno del gruppo societario, con l’accettazione del rischio delle conseguenze della sua condotta”. Per il pg, dunque, “fu una scelta consapevole dei vertici della società quella di gestire in maniera illecita i rifiuti e di non adeguare l’impianto, anche fognario".

La condanna in primo grado della Tamoil e le motivazioni

Ricordiamo la sentenza: Disastro ambientale. Sono stati condannati quattro dei cinque dirigenti Tamoil a processo a Cremona per l’inquinamento dei terreni. Dopo sette anni di indagini e quaranta udienze il gup Guido Salvini ha inflitto la pena più pesante, per disastro ambientale doloso, ai manager Enrico Gilberti e Giuliano Guerrino Billi. Sei anni più sei mesi di arresto per l’inquinamento del sottosuolo e 9mila euro di ammenda per il primo, tre anni per Billi. Il libico Mohamed Saleh Abulaiha e Pierluigi Colombo sono stati invece condannati per disastro ambientale colposo. La pena stabilita è di un anno e otto mesi, più quattro mesi di arresto e 6mila euro di ammenda. Assolto invece il quinto imputato, il francese Ness Yammine, per non aver commesso il fatto: era arrivato infatti a Cremona solo nel 2007 e non era a conoscenza della situazione precedente.

Interrogazione parlamentare : perchè il ministero dell'ambiente non si è costituito?

Dichiarazione di Gessica Rostellato, deputata di Alternativa Libera e Maurizio Turco, già deputato e Tesoriere del Partito radicale:
"Con l'interrogazione presentata oggi dall'intero gruppo di Alternativa Libera alla Camera dei deputati si passa alla seconda fase dell'iniziativa giudiziaria volta al riconoscimento del danno ambientale (ma anche economico, sociale e politico) causato dalla Raffineria Tamoil alla città di Cremona".
"La questione che poniamo è semplice. Dalla sentenza emerge che per ben tre volte il magistrato ha sollecitato il ministero dell'Ambiente a valutare l'ipotesi di costituirsi parte civile per il possibile danno ambientale che avrebbe potuto emergere dal processo, come è successivamente accaduto".
"Attendiamo ora la risposta del ministero per capire di chi è la responsabilità e quindi procedere per recuperare il danno erariale causato".

DALLA RICOSTRUZIONE EMERGE UN QUADRO INQUIETANTE FATTO DI VUOTI, SILENZI, INADEMPIMENTI E TARDIVI ADEMPIMENTI

con la collaborazione di Federico Centenari

È un quadro inquietante di vuoti, silenzi, impreparazione, inadempimenti o tardivi adempimenti, quello che emerge dalle 400 e oltre pagine in cui si articolano le motivazioni della sentenza sull’inquinamento Tamoil. Le motivazioni sono state depositate questa mattina dal giudice Guido Salvini (nella foto) e in esse si ripercorre l’intera vicenda, dall’autodenuncia dell’azienda nel 2001, sino alla condanna di due dirigenti per disastro ambientale doloso, e due per disastro ambientale colposo.

In una requisitoria fiume che aveva ricostruito tutte le fasi della vicenda, il pm Fabio Saponara aveva richiesto per i manager condanne da sei a tredici anni di reclusione per il reato di avvelenamento delle acque, che il gup ha poi ridefinito in disastro colposo.

“VUOTI E RITARDI” – Nella prima parte delle motivazioni il giudice mette in evidenza quelle che lui stesso definisce le «carenze, della procedura di “bonifica”», evidenziando «i “vuoti” e i ritardi che hanno caratterizzato il comportamento dei dirigenti della società Tamoil, comportamento facilitato dall’impreparazione e dalla passività degli Enti, in particolare dell’Arpa, che avevano il compito istituzionale specifico di controllare e stimolare gli studi sul campo e le iniziative che avrebbero dovuto fronteggiare e risolvere la situazione di contaminazione».
«Anticipando una prima valutazione – scrive più avanti Salvini – è di tutta evidenza come il Piano e modello concettuale presentati da Tamoil siano del tutto generici. Non si evidenza in alcun modo quali sono le cause dell’inquinamento e le ipotetiche sorgenti primarie e secondarie e l’asserita funzione di contenimento del “taglione” che casualmente si trova sull’argine maestro e impedirebbe la migrazione della contaminazione verso l’esterno è affidata, come si legge nel Piano di caratterizzazione del Deposito, in pratica a “voci” provenienti dal personale dello stabilimento».
Sempre a proposito delle procedure messe in atto nei primi tempi dall’azienda, annota il giudice: «Si deve anche rilevare una prima grave carenza rispetto quanto prescritto dal D.M 471\99, carenza che non poteva essere sconosciuta ai dirigenti della società, in merito all’allestimento dei piezometri».

OMISSIONI E INADEMPIENZE – Dal 2001, anno dell’autodenuncia dell’azienda, si arriva, attraverso una serie incredibile «di ritardi, omissioni e inadempienze», «all’approvazione della Barriera idraulica a oltre sei anni dall’autodenuncia». «Sei anni – annota il giudice – in cui la falda contaminata ha potuto continuare a migrare verso le aree esterne protette solo dall’esile e incompleta “difesa” del taglione».

IL RUOLO DELLA STAMPA LOCALE – Altro episodio emblematico dell’incredibile gestione del “caso Tamoil” è quello risalente al settembre 2007, quando si tratta di avviare altre procedure per la bonifica e il contenimento dell’inquinamento. Per questo vi una comunicazione dell’azienda agli enti locali. «Anche in questo caso – scrive in proposito Salvini – vi è un singolare cambio di marcia in quanto gli Enti per circa un mese non rispondono, ricordiamo che siamo in pieno periodo estivo, ma è Tamoil a inviare un sollecito e a iniziare il lavoro. In precedenza, prima delle notizie di stampa e dell’apertura dell’indagine, e questo è il dato di interesse, è sempre stata Tamoil a non rispondere o ritardare le risposte agli Enti».
«È interessante notare anche in questo caso – si legge nelle motivazioni – che dopo la comparsa delle notizie sulla stampa locale e l’avvio delle indagini attività importanti che non sono state compiute per anni vengono ora celermente avviate e il tempo di esecuzione risulta essere di soli 30 giorni, il che sta anche ad indicare che avrebbero potuto facilmente essere effettuate molto tempo prima».

IMPREPARAZIONE DELL’ARPA – A ulteriore testimonianza del “lassismo” che ha contraddistinto il caso, Salvini rileva che «In sostanza è solo col documento del luglio 2008 che Tamoil, in poche pagine, senza allegare alcuna relazione delle ditte esterne che hanno eseguito le video ispezioni e i primi step di risanamento, accenna per la prima volta in termini generali e generici, e quindi di fatto distorsivi, la verifica della rete fognaria e dei serbatoi e gli interventi di risanamento».
«E’ un comportamento – scrive il giudice – che del resto si rispecchia nei rapporti con l’ARPA ed è reso possibile solo dall’assoluta impreparazione e atteggiamento di attesa di tale Ente come ben emerge dalle dichiarazioni rese da Francesco Bordi, tecnico responsabile dell’unità organizzativa di ARPA, all’udienza del 2 aprile 2014».
Poco oltre il giudice osserva: «Quindi seppur in modo imbarazzato e tortuoso il Direttore di ARPA ammette che l’Ente collocato in prima fila sul fronte delle verifiche ambientali aveva atteso per anni una completa documentazione dalla società e si era spesso accontentato che delle fognature e delle video- ispezioni semplicemente si “parlasse a voce”».

IL RUOLO DELL’AGENZIA REGIONALE – In un crescendo che ha dell’incredibile, emerge il ruolo dell’Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambientale): «L’ARPA di Cremona quindi, come spiegano le parole del suo stesso Direttore, non aveva alcuna esperienza di cosa fosse la bonifica di una grande raffineria. Infatti sino a quel momento si era occupata solo di aziende che fabbricavano cassetti, di distributori di benzina, di piccoli sversamenti al suolo che originavano da incidenti stradali e, se si parla di serbatoi interrati, di situazioni quali lo smontaggio del serbatoio di gasolio dismesso e già presente all’interno di questo Tribunale».

A evidenziare ulteriormente il quadro di sorprendente impreparazione e faciloneria generale in cui si è inserito l’inquinamento della Tamoil, ecco un’ulteriore considerazione del giudice Salvini, estratta sempre dalle motivazioni: «Per quanto si può comprendere quindi dalle confuse e a tratti imbarazzate dichiarazioni del funzionario dell’ARPA, che ha fatto riferimento anche ad un documento di Tamoil del 2007 che in realtà non esiste, l’Ente si accontentava molto e si basava sulla “fiducia”: ha ricevuto ad esempio nel 2004 e un anno dopo, nel 2005, senza protestare, l’identica risposta (in pratica “qualcosa si farà”), nei Tavoli tecnici venivano verbalizzate affermazioni della Tamoil senza disporre della documentazione sottostante, anche all’ARPA erano sconosciute le relazioni delle ditte che avevano operato sulla rete fognaria benché questa fosse notoriamente vetusta e sin dal 2001 classificata come una potenziale sorgente di contaminazione. La Tamoil rispondeva solo, e nei limiti in cui voleva farlo, il più tardi possibile e l’ARPA non aveva mai avuto la possibilità o la volontà di fare controlli autonomi o di assistere, ad esempio, alle video ispezioni».

(Si ringrazia Artventuno per la cordiale collaborazione)

I precedenti

PROCESSO TAMOIL, IL PM CHIEDE DA 6 A 13 ANNI
PER I CINQUE DIRIGENTI IMPUTATI

Al termine di otto ore di requisitoria il pm Fabio Saponara al processo Tamoil ha chiesto pene da 6 a 13 anni ha chiesto le condanne (ridotte di un terzo per il rito abbreviato) per avvelenamento delle acque e disastro ambientale di cinque manager della società petrolifera. Le pene vanno da 6 a 13 anni. Il disastro colposo è contestato a Gilberti, Ness e Abulahia che per imprudenza o imperizia non hanno evitato la disperzione di vapori esplositiv nelle canottieri Bissolati, Flora, Cral Tamoil e Dopolavoro Ferroviario. 13c anni di reclusione più 4 mesi di arresto e 6 mila euro di di ammenda per Enrico Gilberti, 11 anni di reclusione più 4 mesi di arresto e 6 mila euro di multa per Saleh Abulaiha, 10 annni di reclusione per Guerrino Billi, 9 anni di di reclusione più 2 mesi di arresto , 4 mila euro di ammenda per Ness Vammine,, 6 anni e 8 mesi di reclusione più 2 mesi di arresto e 4 mila euro di ammenda per Pierluigi Colombo. Adesso la parola passa ai legali di parte civile e della difesa, la sentenza è prevista per il 4 luglio.

Una cosa si deve dire: di fronte all'entità delle richieste del PM al gup Guido salvini, appare ancor più grave la decisione di Oreste Perri e della sua giunta che non si sono costituiti parte civile, nonostante le numerose e autorevoli sollecitazioni, per tutelare gli interessi dei cittadini, tanto da essere sostituiti nell'azione popolare dal coraggioso radicale Gino Ruggeri (nella foto). Una assenza quella di Oreste Perri gravissima e da non dimenticare.

Da associazione radicale Pietro Welby, presidente Sergio Ravelli:

Le circostanziate richieste di condanna formulate dal pubblico ministero Fabio Saponara nei confronti dei manager Tamoil costituiscono il giusto epilogo di una vicenda iniziata in sordina e sempre più silenziata nel tempo. Pochi all’inizio credevano che un disastro ambientale di rilevanti dimensioni, che ha visto per anni e anni l’inerzia delle pubbliche amministrazioni istituzionalmente titolari del potere di controllo e di vigilanza, potesse essere affrontato così efficacemente dalla magistratura cremonese. Fra quei pochi ci sono sempre stati i Radicali che fin da subito hanno sollecitato, pungolato, incoraggiato la magistratura a non lasciar cadere nel vuoto la ricerca della verità che tutti conoscevano, ma che nessuno voleva – chi per convenienza, chi per sudditanza e chi per connivenza - far emergere.

Abbiamo messo in campo tutte le iniziative possibili: sit-in, petizioni popolari, pubblici dibattiti, interrogazioni parlamentari ed infine l’azione popolare intrapresa con coraggio dall'esponente radicale Gino Ruggeri per sostituire in giudizio, come soggetto pubblico danneggiato, l’Amministrazione comunale, che sciaguratamente non ha avuto il coraggio e la lungimiranza di invertire la rotta. Solo dall'azione civile intrapresa dai Radicali potranno quindi arrivare i giusti risarcimenti per i gravi danni arrecati ad una intera comunità.


Il patto ministeriale del 2 aprile 2011 prevede la bonifica dell'area della raffineria

Un comunicato Tamoil: soddisfazione, rivincita o le mani avanti per non procedere ad alcun intervento di risanamento?

Recentemente la Tamoil ha posto l'accento su una studio epidemiologico sui lavoratori della ex raffineria di Cremona realizzato dall’Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità) a seguito della convenzione stipulata con l’ASL di Cremona ed ha sottolineato : “la coorte dei lavoratori Tamoil Cremona non è stata interessata da una mortalità complessiva più elevata rispetto all’atteso” e in particolare anche la mortalità per tumori è risultata “inferiore all’atteso.Ciò significa, con tutta probabilità, che il livello di esposizione e/o le modalità di lavoro (incluse le misure di sicurezza e protezione) devono essere stati tali da non comportare un’esposizione capace di produrre effetti rilevabili”.“Ciò rende anche assai improbabile che tali esposizioni possano aver comportato un rischio nella popolazione residente all’esterno”.

Insomma la conclusione che la Tamoil trae è che la tabella a sinistra (autodenuncia della stessa Tamoil nel 2005) e quelle successive, non sono inquietanti perché tutti gli spaventosi sfondamenti dei livelli di soglia non hanno prodotto danni ne agli operai ne alla popolazione. Dal che si deve trarre la conclusione se Cremona ha primati nella classifiche tumorali sono da attribuire ad altre ragioni. E' un discorso accettabile, si chiedono in molti? I livelli di pericolosità stabiliti dalla Unione Europea e puntualmente riportati nelle tabelle sono avventati allarmismi? Tutto sbagliato all'UE, tutto da rifare, direbbe Bartali (ma qui c'è poco da scherzare)?

Certo, oggi la raffineria è chiusa. Storia passata.Ed allora si pone una ulteriore domanda? Perché la la Tamoil emette questo comunicato trionfalistico? Per soddisfazione, per rivincita? Perché c'è una azione giudiziaria in corso o perché teme, come ha promesso Perri in consiglio comunale con il suo "vigileremo", che qualcuno le chieda conto sull'inizio delle procedure stabilite dall'accordo ministeriale del 2 aprile 2011 e che qui sotto riportiamo in copia? Sono domande che tanti lettori ci pongono e che Il Vascello ha il dovere di rilanciare.

In apertura: "La fiaccola spenta, tramonto Tamoil". Immagine di Antonio Leoni ©.

Ravelli:"Lo studio epidemiologico sui lavoratori Tamoil non dice tutta la verità"

Dopo anni e anni di attesa, come una tela di Penelope, più volte iniziato e mai completato, l'Asl di Cremona ha presentato nel convegno “Respirando Cremona” il tanto agognato studio epidemiologico. Come si temeva, la montagna ha partorito il classico topolino. Non un vero e serio studio sulla popolazione di Cremona, a partire dai frequentatori delle società rivierasche e dai residenti nei quartieri limitrofi all'impianto, bensì uno studio epidemiologico sui soli lavoratori della raffineria.

Da tempo - e le indagini condotte in altre città italiane sedi di di grandi impianti di raffinazione lo dimostrano – sono conosciuti i limiti oggettivi degli studi effettuati sulla base dei soli certificati di morte, spesso di difficile reperimento e di difficile interpretazione, soprattutto dopo decenni dall'evento mortale. Infatti lo studio epidemiologico, condotto lodevolmente dalla Clinica del Lavoro-Università di Milano, evidenzia una serie di problematiche che cerco di riassumere brevemente:

  • - dei 173 lavoratori deceduti dal 1961 al 2010 non sono stati reperiti (o la causa di morte è ignota) circa 50 certificati di morte;
    - i certificati di morte sono scarsamente affidabili in quanto spesso la diagnosi di morte è indicata frettolosamente e genericamente come “arresto cardiaco”;
  • - non sono stati compresi nel campione i lavoratori “esterni” alla raffineria, che sono stati molti e ai quali spesso venivano affidate operazioni rischiose e nocive senza che gli stessi fossero dotati di attrezzature di protezione e di sicurezza adeguate;
    - il parametro di riferimento (l'intera popolazione di Cremona) non è omogeneo, in quanto i lavoratori sono, in genere, soggetti giovani e sani mentre l'intera popolazione è composta in larga parte da soggetti anziani e spesso malati;
  • - le indagini epidemiologiche condotte a largo spettro, su lavoratori e residenti, in altre città italiane (vedasi ad esempio lo studio di Falconara Marittima) hanno evidenziato una recrudescenza dei tumori non tanto fra i lavoratori quanto fra la popolazione residente nei quartieri limitrofi alla raffineria, soprattutto fra i soggetti “stanziali” (casalinghe). La spiegazione è da ricercarsi, da una parte, dalle misure di protezione e di sicurezza adottate dai lavoratori e, dall'altra, dalla ricaduta dei fumi della raffineria che, in base alla direzione dei venti, avviene lontano dall'impianto.

Per tutti questi motivi lo studio epidemiologico commissionato dall'Asl di Cremona non poteva che evidenziare che “la coorte dei lavoratori Tamoil non è stata interessata da una mortalità complessiva più elevata rispetto all'atteso”.

A tutto ciò va ovviamento aggiunto che, oltre alle emissioni nell'aria, la raffineria di Cremona si è resa responsabile di una quantità enorme di sversamenti di inquinanti nei terreni e in falda. Ma di questo se ne sta occupando, lodevolmente, il tribunale di Cremona. Purtroppo con lo scandalo di un Ministero che si fa escludere perché giunge con tre mesi di ritardo.

Sergio Ravelli, segretario dell'associazione radicale Piero Welby

L'inguardabile consiglio comunale nel quale Perri e C. hanno confermato il loro no

Ecco nei dettagli l'accordo sottoscritto il 1° aprile 2011 sulla dismissione della raffineria Tamoil in base al quale (ma nel testo non c'è alcun impegno del genere, che sarebbe d'altronde illegittimo) il centro destra comunale dichiara "sgarbato" costituirsi parte civile nel processo in corso davanti al tribunale di Cremona

Anche peggio del previsto. La misura piena di quanto mediocre sia la cosiddetta locale "politica" (termine altrimenti degnissimo) . Parliamo del consiglio comunale aperto sulla mancata costituzione del Comune di Cremona nel processo contro cinque dirigenti Tamoil per sue precise e specifiche responsabilità nell'inquinamento delle acque, del terreno e dell'aria. (Fatto tranquillamente ignorato, anzi escluso nell'elogio finale dell'assessore Bordi).

Molti degli intervenuti tra i cittadini ammessi alla kermesse hanno lamentato che non era stato reso pubblico il testo ufficiale dell'accordo sottoscritto il 1° aprile 2011 presso il Ministero della sviluppo economico e definito dagli onorevoli del PD e in particolare da Luciano Pizzetti come più "unico che raro", insomma una gemma nel panorama della contrattazione italiana nei casi di dismissione di attività.

Il concetto è stato ovviamente ripreso in conclusione dal sindaco Perri, rallegrato dagli elogi di Pizzetti che lo ha definito un sindaco che ha lavorato per la tutela dei cittadini e dunque da appoggiare con senso di responsabilità non solo in questo caso ma ogni qual volta c'è di mezzo il bene comune. Applausi scroscianti del centro destra e battimani convinto di Daniele Soregaroli.

Perri si appropria con un balzo leopardesco del concetto ("un accordo più unico che raro") e in chiusura della kermesse nel corso della quale se ne sono sentite di tutti i colori, dichiara tra l'altro, cavalcando la dichiarazione di Luciano Pizzetti:

"Vigileremo attentamente, con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, perché quanto concordato venga rispettato ed eseguito nel migliore dei modi. Abbiamo ottenuto che si partisse con la bonifica, per citare solo un esempio, e non si tratta certo di un risultato da poco. Lo ribadisco con forza: quell'accordo è stato una conquista che intendiamo portare avanti vigilando che tutto venga eseguito in maniera corretta.... Personalmente n nell’accordo sulla Tamoil, che considero come il migliore che si potesse raggiungere, si è tenuto conto di tutti gli aspetti: tutela dei lavoratori, salute ed ambiente".

Fermiamoci per adesso alla parte degli impegni assunti dalla Tamoil ai quali si correla l'azione del Comune di Cremona che secondo quanto affermato da Bordi e da Perri spinge il comune a non impegnarsi nella costituzione come parte civile nel processo in corso al tribunale di Cremona, secondo il sollecito scritto e sottoscritto dal Gup Salvini.

"B - Bonifica aree - (...) preso atto che sono in corso sull'area gli interventi e le operazioni richieste dalla Conferenza dei Servizi del 10 maggio 2010, si rileva che la società medesima ha presentato in data 18 maggio 2011 alla amministrazione comunale ed agli enti territorialmente competenti il "Progetto per la Messa in sicurezza Operativa delle Aree interne"-

(....) Tamoil si impegna a bonificare gli impianti, suolo, sottosuolo e acque sotterranee impattate dall'attività industriale condotta sul sito della raffineria e nel sostenere i costi necessari per la realizzazione degli interventi.

Tamoil continuerà le opere di ripristino ambientale in accordo con gli Enti interessati nel terreno insaturo e nelle acque di falda delle aree rivierasche in fregio al fiume Po, a sud del confine del proprio insediamento, sino al recupero delle stesse alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d'uso conforme agli strumenti urbanistici per quanto attinente ai soli inquinanti direttamente riconducibili alle lavorazioni di prodotti di origine petrolifera."

Dal che derivano alcune osservazioni pesanti immediate, oltre a quelle che presentiamo nel commento sotto la fotografia degli operai che protestano sulla dismissione della raffineria inquieti per il loro futuro.

  • a) la prima osservazione è che la Tamoil sta attuando alle canottieri non un gesto di straordinaria liberalità ma quando gli impone l'accordo sottoscritto il 1° aprile 2011.
  • b) non esiste da parte del Comune di Cremona alcun obbligo scritto (e tanto meno giuridico, sarebbe assolutamente illegittimo d'altronde, trattandosi di un inammissibile patto leonino) a non costituirsi parte civile nel processo in corso.
  • c) Perri e C. non hanno dato alcuna notizia riguardo all'iter burocratico e amministrativo del ""Progetto per la Messa in sicurezza Operativa delle Aree interne" benchè sia trascorso ben più di un anno dalla sua presentazione.
  • d) Questo impegno per ora fa il paio con l'impegno sottoscritto nel 2001 in sede UE per annullare i limiti paurosi delle emissioni su Cremona perchè 14 mesi dopo Tamoil non ha avviato alcun lavoro per la bonifica dell'area industriale (che è la parte consistente ed onerosamente impegnativa del patto sottoscritto al ministero (e qui ci aspettiamo che la Tamoil risponda appellandosi alla mancata approvazione del Progetto del 18 maggio 2011 e quindi ad eventuali ritardi burocratici dei quali non ha colpa).

A questo punto, è evidente che si sta gettando tanto fumo negli occhi con l'operazione cerotto, così nessuno si allarma per i ritardi, ma è anche altrettanto significativo che il "vigileremo" lanciato come slogan finale della kermesse non trova conferma nei fatti. E' utile comunque scendere nei dettagli perchè a questo vigileremo è legata la credibilità delle affermazioni pronunciate nella kermesse di venerdì sscorso scorso dalla Giunta e dai suoi corifei.

"Vigileremo!" Dove o su cosa se Perri, Pizzetti, Fontana, Rossoni, Soregaroli e l'intero
inedito centrodestrasinistra hanno già assolto questa Tamoil ed anzi la considerano benemerita? Ci dicono vigileremo ed allora perchè non denunciano il fatto gravissimo che oltre un anno dopo la Tamoil ha messo un cerotto con le canottieri ma non ha dato alcun seguito all'impegno di bonificare 800mila metri quadrati e passa del suo territorio industriale? Sono loro che glielo hanno permesso?

Dunque per Perri e C. la Tamoil grazie alla concessione per pura bontà del "cerotto" (così chiamato da molti intervenuti in opposizione) sulle canottieri è ormai benemerita. Il fatto che la magistratura abbia mandata sotto accusa cinque dirigenti di questa Tamoil per gravissimo inquinamento diretto e specifico non ha rilevanza. IN proposito è stata del tutto ignorata sia da Bordi che da Perri la motivazione con la quale il giudice Salvini ha deprecato la loro mancata costituzione come parte civile. Eppure le parole sono state chiare e dure.

Assoluzione piena per un piatto di lanticchie. Qualche contributo per il Ponchielli, la pubblicità sul bollettino e così via. Proprio come prima quando in cambio dei contributi qui e altrove, spargeva senza nessuna obiezione delle amministrazione pubbliche i veleni per i quali adesso è nel cappio della magistratura. Un fatto che non conta e neppure lontanamente ricordato nella replica di Perri, proprio secondo la strategia concordata con Bordi.

Anche Bordi, Perri, Pizzetti, Fontana, Rossoni sono inginocchiati davanti al Moloch , solo i Moloch defunti vengono accusati da Bordi (tanto non c'è alcun rischio a mettere in campo Zenith o Amoco, che non fanno più male...)..

Nessun impegno tradotto immediatamente in fatti (il documento firmato il 2 aprile 2011 è assolutamente generico in termini di date, lascia aperta la porta ad affari e trattative che oltre un anno dopo non hanno alcun seguito) di bonifica degli ottocentomila metri e passa. Eppure con l'enorme capitale di Oilinvest la Tamoil avrebbe avuto tutte le risorse per mettersi immediatamente in azione non solo per togliere il gas dai pozzetti delle canottieri, ma per salvare la città dall'enorme inquinamento del complesso produttivo e trasformarlo in area vitale per il rilancio di Cremona come ha sottolineato Maura Ruggeri con tanti altri. Perri dice "Vigileremo"... Ma su cosa? Giacché non ci di dice già ora che degli impegni per la bonifica generale, oltre un anno dopo, non c'è alcuna traccia nelle prese di posizione della Tamoil? Dov'è la vigilanza, allora? Perchè non ha parlato dello steto del "Progetto" di disinquinamento?

Perri e gli altri corifei hanno ignorato nelle loro dichiarazioni di osservare un fatto: la strada della Tamoil è esattamente la medesima seguita da tante altre aziende con analoghi problemi ambientali, oltre tutto con una aggravante diretta. Molte di queste aziende erano fallite. La Tamoil è viva e vegeta, con enormi risorse nella casa madre Oilinvest. Perchè non ha mosso un dito per la vera bonfica, promessa e codificata? Ecco il risvolto del cerotto. Il sospetto di un cerotto santificato Ma i soci delle canottieri posono accontentarsi di avere una bomba a duecento metri dalle loro brandine solari "bonificate", ammesso che bonificate lo siano davvero dagli interventi in atto che, a quanto pare, per essere radicali dovrebbero essere effettuati portando in discarica l'intero terreno sul quale i soci prendono il sole confidando che l'attentato alla salute di ieri ed ancora di oggi riguardi il vicino di brandina? (Tanto c'è sempre un ARPA che garantisce, come è successo a Cappella Cantone).

"Vigileremo" se Tamoil è tanto brava - osserva sempre il consigliere malzioso - da regalarci un cerotto in un bel bacino di voti nel quale pescherà il centrodestra pacificando i soci delle canottieri benevolenti nonostante abbiano ingoiato veleno fino ad oggi. Medaglia sul campo.

" Vigileremo" se il governo cittadino sostenuto dai parlamentari di sinistra non osa neppure sfiorare il Moloch con un piccolo intervento quale farsi parte civile per il preciso inquinamento che ha toccato la intera città, come rivelano dal 2001 le precise tabelle di autodenuncia rese note dall'UE e pubblicate da allora sul nostro giornale, via via aggiornate con dati persino peggiori negli anni successivi.

Queste emissioni testimoniate da cifre terrificanti hanno continuato ad essere sparse dal 2011 fino alla chiusura della raffineria come veleni da questa Tamoil, caro Perri, caro Bordi, caro Pizzetti, cara Fontana, caro Rossoni.

E' precisamente questa santa Tamoil, che in tutti questi anni, dal 2001 in poi, ha imposto il silenzio in cambio di modestissimi contributi che hanno ottenuto il silenzio del Comune, è questa stessa Tamoil che ha chiuso la raffineria per farsi i suoi affari altrove, è questa stessa Tamoil - Gheddafi o no, forse anche più potente oggi perchè è passata in autorevoli mani italiane con addentellati nella politica- che è qui viva e vegeta e getta un'altra volta fumo negli occhi dei cittadini con le medesime modalità di prima che sono la pubblicità d'Estate e altre miserie che ottengono, l'ossequio di una politica sostuita da politicastri proni, tesi a un futuro uguale al passato, sempre le medesime tre scimmiette.

"Vigileremo" su cosa? Immaginate costoro che son pronti a qualsiasi azione per indurre il ministero ad obbligare la Tamoil a restituire ottocento mila metri alla città? "Vigileremo" se per il centrodestra, per Pizzetti, Rossoni, Fontana e Perri l'accordo basta, il processo non conta e chiudiamola qui.

I poteri forti se la sono già cavata, guai a disturbarli ancora, arrivano le elezioni ed i poteri forti servono per tenere in piedi la baracca. Per tutti loro uno stabilimento si è chiuso, l'allarme sociale è deviato, la vicenda va in archivio addirittura con tante grazie al potente benevolente nemmeno inquinatore perchè hanno inquinato i predecessori , secondo l'esplicita dichiarazione iniziale di Bordi. Tanti elogi, tarallucci e vino, appunto. Alla prossima. I cittadini non tengano conto. Foto Antonio Leoni ©

I sindacati ci chedono chiarezza, ed ecco allora i dati...

L'inquinamento della Tamoil su autodenuncia con procedimento UE iniziato nel 2001, i parametri restano terrificanti, anzi in crescita

Noi denunciamo dal 2003
ma i sindacati ci inviano raccomandata con ricevuta di A/R...

I delegati sindacali di FILCTEM CGIL Marco Arcati, di FemCa Cisl Diego Volpi, di ULCEM Uil Alberto Mocchi, ci hano inviato una raccomandata ai "sensi e per gli effetti della legge art.8 L. 47/1948 dove chiedono " una rettifica alle Vs dichiarazioni di presunte omissioni /collusioni ascrivibili a codeste organizzazione sindacali in relazione all'inquinamento ambientale denunciato dalla ditta Tamoil Raffinazione Spa e alle responsabilità dirette alla chiusura della raffineria di Cremona. Ed in merito a presunti vantaggi e/o colpevolezze in riferimento ai contenuti dell'articolo del 1/03 u.s.".

---

Ebbene, nel 2001 la Tamoil promosse l'autodenuncia del proprio inquinamento. Nel 2003 l'inquinamento persisteva e il Vascello chiese ragguagli. Nessuna risposta, neppure dalle organizzazioni sindacali, tanto meno dagli organi amministrativi locali e dall'Arpa. Il Vascello pubblicò via via le tabelle UE ed APAT anno per anno, delle quali diamo un esempio con quella del 2005 per dimostrare che i dati restano tragici.

Ma avevamo già reso noti negli anni precedenti (e dunque noi possiamo smentire con i documenti che nessuno sapeva) i dati del 2001 in raffronto con quelli del 2004. Presentiamo anche queste tabelle, così sarà chiaro a tutti che Cremona fu informata.

Nessuno si mosse. Le organizzazioni sindacali ci mandino i dati delle loro azioni ufficiali dal 2001 in poi promosse in ambito aziendale e locale a fronte di questa situazione terrificante per i lavoratori e per la città. Noi saremo lieti di pubblicarli.

Noi reticenti? Noi omettiamo?

Si noti che nel documento 2001/2004 viene denunciato anche che la Tamoil non ammette nessuna emissione indiretta in acque. Si tratta delle falde. Di questo i sindacati avvertirono almeno i lavoratori che frequentavano il circolo Tamoil sul fiume, non diciamo le canottieri Bissolati e Flora che usarono tali acque ben oltre questi termini? Anche di queste azioni sindacali, ufficialmente dimostrate, documenti alla mano, lettere raccomandate A/R come quella che ci è stata inviata, siamo pronti a dare conto.

Quanto alla chiusura della raffineria, noi pubblicammo la notizia ben prima che la raffineria venisse dismessa.

Esattamente il 24 marzo 2009 annunciando anche che la via d'uscita era San Nazzaro de Burgondi, la raffineria ENi della quale demmo pure una scheda dettagliata. Tutto ciò in contrasto con le notizie date alle autorità cittadine.

Solo Torchio si mosse a Milano, ricevendo rassicurazioni che la raffineria non sarebbe stata dismessa. Noi eravamo invece approdati direttamente alla holding proprietaria, la Oilinvest. E non avevamo dubbi.

Le organizzazioni sindacali ci indichino se, a fronte dei nostri servizi, allaq data i nosdtri contatti erano circa 25 mila al giorno, esse agirono immediatamente presso la Tamoil , se siano approdate con una indagine ufficiale ad Oilinvest o si siano fidate della rassicurazioni milanesi , ci comunichino quali assemblee dei lavoratori in materia di chiusura, azioni di contrasto a quella data, abbiano promosso poichè è evidente che nel 2009 si poteva ancora agire per evitare la brusca uscita del 2011, chiamando a raccolta tutte le forze della città e del governo preoccupandosi nel contempo dei problemi di inquinamento e del riscatto oltre che del futuro dell'area.

Invece, Torchio a parte, fu silenzio per non dire omissione (degli altri) in città. O no? Ripetiamo, dateci i dati della vostra forte azione di contrasto in tempi efficaci. Noi li pubblicheremo.

Quanto a vantaggi o colpevolezze, non siamo noi ad indicarle. abbiamo pubblicato lettere di lavoratori Tamoil. E si rivedano, si riascoltino le loro esplicite dichiarazioni anche nella trasmissione de La Sette. Che presentiamoin apertura di questa pagina a mo' di introduzione di un lungo percorso nel quale i lavoratori non sono stati certo protagonisti, ma sicuramente vittime.

La Tamoil Cremona verso il deposito, inversione delle funzioni dell'oleodotto da S. Nazzaro

Quattro anni fa, ben prima che scoppiasse la crisi, il nostro giornale presentava l'intero piano di risistemazione della Tamoil Cremona con la riduzione a deposito. Nessuno - ne sindacati, ne sistema amministrativo e politico cremonese, ne comparto industriale - ci diede retta ed ascolto. Eppure si diceva tutto del piano, persino della funzione di Lacchiarella come centro focale dello smistamento degli oleodotti.
"Il Vascello" preannunciava anche un altro aspetto che avrebbe irrimediabilmente portato alla chiusura della Raffineria Tamoil. La rivoluzione tecnologica in atto nel mondo della raffinazione. Ed indicava precisamente quale sarebbe stato il riferimento di questa trasformazione e la ragione per decidere la riduzione a deposito dell'area Tamoil di Cremona: il grande passo avanti tecnologico della raffineria Eni di San Nazzaro de Burgondi. Che infatti, nella carta degli oleodotti (che avete già visto e ritrovate all'interno) è oggi diventata il caposaldo del deposito cremonese: per la realizzazione del deposito di Cremona infatti la trasformazione più importante avverrà nel tratto da S.Nazzaro de Burgondi (Ferrera, sulla carta) a Cremona, da dove si pompava il greggio da lavorare a Cremona e adesso con un processo reversal si trasferirà prodotto finito.
L'altro oleodotto, da Cremona a Lacchiarella sarà un andata e ritorno di prodotti finiti.
Pietro Dommarco di Altraeconomia ci introduce allora nella raffineria di San Nazzaro. E' bene che i cremonesi conoscano dove guarda il futuro deposito Tamoil, a quale realtà lega il suo destino.

E' bene anche guardare a un'altro aspetto, sfavorevole anche a S.Nazzaro de Burgondi: l'aspetto sanitario. Il processo che si celebra a Cremona intentato per i miasmi giunti all'adiacento istituto "Stanga" dalla Tamoil trova un parallelo nei sospetti che aleggiano anche attorno alla grande raffineria ENI. Ma nel centro della Lomellina nessuno ha sin qui osato passare ad una fase giudiziaria. In ogni caso, una ulteriore conferma che per capire Cremona, ieri oggi e domani, bisogna anche conoscere S. Nazzaro de Burgondi. Ecco il senso di questo servizio.


IL CORDONE OMBELICALE DELLA TAMOIL

Una tecnologia italiana che trasforma in benzina oli pesanti e bitumi (il fondo di barile della tradizionale lavorazione) - Ma anche qui preoccupazioni sanitarie, la popolazione non protesta, amministrazioni molto legate al complesso

di Pietro Dommarco (altreconomia** ©)

San Nazzaro de Burgondi è un paese di circa seimila abitanti alle porte della Lomellina, la terra del riso e dei castelli. Qui le sole torri che svettano alla fine dell'unica strada che porta nel centro cittadino sono quelle della raffineria Eni. Quattordici i pennacchi di colore bianco spento sui camini dell'impianto di raffinazione. A circa 300 metri di distanza, sulla sinistra, i primi condomini; una barriera in mattoncini rossi a difesa dell'abitato, a tratti inghiottito da 2,3 chilometri quadrati di agglomerato industriale: una vera e propria città, con tante macchine bianche e decine e decine di autobotti di greggio, tra le 2Omila che in un anno si vedono transitare.

La produzione non si ferma mai, perché "il petrolio serve per far camminare le macchine e i trattori", dice un gruppetto di anziani nei pressi della stazione, anche se di trattori per le strade e per le terre ce ne sono pochi. I dieci milioni all'anno di petrolio greggio lavorato -pari a circa 18Omila barili al giorno-, i 3,3 milioni di tonnellate all'anno di benzine e i 3,4 milioni di tonnellate all'anno di diesel prodotti sono numeri importanti, che delineano la mappa di un'infrastruttura considerata tra le più efficienti e produttive d'Europa. Dal 1963 ad oggi Sannazzaro, Ferrera Erbognone e altri paesini limitrofi hanno vissuto di questo, e non di agricoltura. Un fazzoletto di Pianura Padana un po' anomalo che per l'Eni rappresenta un vanto e per gli autoctoni un'opportunità. Gli occupati, tra la raffineria e l'indotto, sono oltre 1.700, almeno 500-600 di Sannazzaro. Stime destinate a salire forse a 2.000 unità di lavoro stagionale, perché l'Eni intende espandersi.

Entro la fine del 2012 dovrebbe entrare in funzione, in un'area limitrofa, un nuovo impianto. Si chiama "Est" (Eni Slurry Technology) ed è basato su una tecnologia innovativa -sperimentata e testata dal 2005 presso la raffineria di Taranto -destinata alla conversione in benzine di oli pesanti e bitumi, derivanti dagli attuali processi di raffinazione. Il risultato sarà quello di portare le tonnellate di petrolio lavorato a 11 milioni e cento. Insomma, una nuova raffineria adiacente con una lavorazione da 23mila barili di greggio in più al giorno.

In pratica servirà a convertire il "fondo di barile" in carburanti da trasporto (benzine e gasolio), sfruttando il recupero degli scarti di raffinazione, ovvero il bitume. Si produrranno prodotti considerati maggiormente pregiati e più compatibili con l'ambiente. Quasi un eufemismo, che però apre un nuovo scenario, quello della "valorizzazione di risorse non convenzionali, come i greggi extra-pesanti e i bitumi da tar sands", come si legge sulla scheda del progetto Est, sul sito Eni. Obiettivo, sarà quello di svolgere un ruolo importante nella crescita delle forniture energetiche, magari al servizio di quanto sta avvenendo nel Canada occidentale, con la trasformazione delle sabbie bituminose in prodotti petroliferi.
E proprio le sabbie bituminose hanno allertato "l'Airone", il circolo locale di Legambiente, che per bocca del presidente, Gaspare Amari, parla del nuovo progetto come di una "delle follie fossili maggiori che si conoscano, in forte controtendenza con la politica delle rinnovabili e causa di un considerevole aumento dei livelli di inquinamento già esistenti a Sannazzaro, dove andremmo ad aggiungere altre criticità su terreni dove la falda acquifera limitrofa è inquinata fino a 12-13 metti ed anche oltre".

Quello della bonifica della falda freatica contaminata, all'altezza di tre grosse cisterne dell'impianto di desolforizzazione che sembrano quasi in disuso, è un problema da non sottovalutare considerando l'espansione in atto della raffineria. Una bonifica che però "sta procedendo regolarmente(…)
La preoccupazione per l'ampliamento della raffineria sembra toccare solo Gaspare Amari: i cittadini di Sannazzaro, infatti, non parlano o lo fanno malvolentieri. Sono almeno venti anni che non si registra la costituzione di comitati oppositori della raffineria, classificata "Sito industriale a rischio di incidente rilevante".

(…) La multinazionale di San Donato Milanese tranquillizza, confermando che il nascente impianto è "un esempio d'innovazione tutta italiana", un modello "capace di trasformare bitumi, oli non convenzionali e greggi extra pesanti in benzina e gasolio" come spiega Giacomo Rispoli, direttore Ricerca e sviluppo tecnologico della divisione Refining&marketing di Eni e responsabile della Tecnologia Est. La spa italiana ha incassato anche il lasciapassare economico della Banca europea degli investimenti con un finanziamento di 500 milioni di euro, in due branche da 250 milioni entro il 2011.

Il progetto Est è considerato strategico per il "potenziamento delle raffinerie esistenti", al fine di migliorare la "competitività e di convertire i prodotti petroliferi pesanti ai combustibili di alta qualità". Il punto di vista sanitario, invece, è quello di C., che dice di essere uno dei primi operai ad aver lavorato in raffineria, da molti anni in pensione. Non vive a Sannazzaro e "forse non c'ho mai vissuto". Quando parla

al telefono tossisce. Ha un tumore alla laringe. "Le cure vanno bene. Non so se è stata la raffineria, forse era destino", racconta. Non è dato conoscere quanti altri signor C. ci siano a Sannazzaro. Si sa solo che sono due le indagini sanitarie esistenti, e l'ultima risale al 2003. Entrambe incomplete ed inspiegabilmente interrotte.
"Era previsto -afferma il professor Zecca, titolare di igiene ambientale dell'università di Pavia - lo svolgimento di indagini tra di loro connesse: una di tipo igienico-ambientale e l'altra di natura epidemiologica. La prima non ottenne la dovuta autorizzazione e non fu svolta". La ricerca epidemiologica fu in parte delineata, illustrando una situazione generale in linea con quella della Lombardia, ad eccezione di alcune patologie respiratorie. Lo studio non venne completato: si rendeva necessario entrare in raffineria, esaminare in dettaglio le procedure tecnologiche, i punti di scarico degli eventuali tossici nell'ambiente, ma i ricercatori non visitarono mai l'impianto.
Lasciando Sannazzaro si ha l'impressione di aver visitato un feudo, dove "il cane a sei zampe" si è spesso intrecciato con la vita amministrativa. Ne è un esempio Roberto Bolognese: eletto sindaco nel 2009, è mancato nel 2010. Tra vari incarichi, ricoprì quello di Direttore generale del circuito di raffinerie Eni in Italia e all'Estero.

-----

**Il servizio completo in altreconomia di novembre 2011.

Il sistema di circolazione e delle referenze del deposito Tamoil

Quattro anni fa, ben prima che scoppiasse la crisi, il nostro giornale presentava l'intero piano di risistemazione della Tamoil Cremona con la riduzione a deposito. Nessuno - ne sindacati, ne sistema amministrativo e politico cremonese, ne comparto industriale - ci diede retta ed ascolto. Eppure si diceva tutto del piano, persino della funzione di Lacchiarella come centro focale dello smistamento degli oleodotti.

Ed eccoci alla fase esecutiva che si può cogliere dalla carta qui sopra indicata dove peraltro è rappresentata la situazione che sarà modificata: la trasformazione più importante avverrà nel tratto da S.Nazzaro de Burgondi (Ferrera, sulla carta) a Cremona, da dove si pompava il greggio da lavorare a Cremona e adesso con un processo reversal si trasferirà prodotto finito.

L'altro oleodotto, da Cremona a Lacchiarella sarà in andata e ritorno di prodotti finiti. Non si sa ancora quale sarà il destino da Cremona verso Borgo S. Giovanni che gestiva in particolare le centrali Enel di Sermide e Ostiglia e che da qualche tempo è fermo in sicurezza. Una variante sarà apportata alla originaria crude pipelines da Genova che potrà pure trasferire prodotti finiti dal porto di Genova e dalla raffineria di Busalla. Il lavori di conversione sono previsti da novembre. Ci sarà un gran movimento di camion. Non si sa ancora se l'impatto sarà attenuato dall'acquisto del ferro rottamato da parte di Arvedi, il che ridurrebbe l'inquinamento locale, grazie anche al collegamento ferroviario. Naturalmente questione cruciale è il prezzo del rottame.

E' stato disdetto l'accordo di fornitura all'Abibes e quindi il collegamento con l'azienda sul canale. E non si muove più la flotta gasiera del complesso cremonese che percorreva il Po con una coraggiosa fiducia nella manutenzione del Grande fiume, purtroppo molte volte delusa. Un'altra domanda enorme: quale destino per l' Abibes? L'azienda ci ha promesso comunicazioni ufficiali, ma non si è ancora espressa risolutamente. E si può ben comprendere il riserbo che speriamo non preluda a temute, altre notizie.


Il Comunicato stampa di Legambiente-ISDE del 29 marzo 2009

Esattamente il 13 marzo 2009, sono comparsi sui giornali locali di Cremona alcuni dati riguardanti la mortalità per leucemia della zona. Come è noto, da tempo la popolazione locale richiede l'effettuazione di una indagine, per verificare la possibilità che la raffineria Tamoil possa avere una influenza negativa sullo stato di salute della popolazione di Cremona, con attenzione particolare verso i frequentatori delle società sportive sorte su un terreno fortemente inquinato. dai reflui e dalle perdite da serbatoi provenienti dalla Tamoil (arriverà presto un esposto in Procura - ndr).

Come Legambiente e ISDE abbiamo preferito non commentare tali dati 'a caldo', in parte per non fare prevalere il rammarico che ci deriva dal sentire affermazioni così discutibili da parte delle Autorità, dopo anni di attesa, ma soprattutto per documentarci meglio sull'aspetto tecnico della questione allo scopo di non limitarci a criticare ciò che riteniamo sbagliato, per verificare se esiste la possibilità di indicare una strada da percorrere più seria, in grado di dare risposte definitive, da gran tempo dovute alla popolazione esposta all'inquinamento proveniente dalla raffineria. Perché le associazioni Legambiente e ISDE desiderano collaborare con le autorità, e offrono la massima disponibilità a confronti produttivi e costruttivi.

Certo diventa difficile collaborare se non c'è disponibilità da ambo le parti, e se anzi, siamo di fronte a comportamenti che sembrano volti più a tranquillizzare la popolazione che a verificare l'esistenza di problemi nell'ottica di ricercare i mezzi più idonei ad affrontarli e risolverli. Con questo spirito, diremo con lealtà e apertamente la nostra opinione, proponendo nel contempo a Comune, Provincia e ASL la costituzione di un tavolo di confronto comune, ove sia possibile affrontare i problemi senza infingimenti, remore o malintesi. Vorremmo uscire dal campo sterile delle polemiche, per verificare la possibilità di collaborare allo scopo di risolvere una volta per tutte le problematiche connesse ai gravi fenomeni di inquinamento di cui Tamoil è fortemente indiziata.

Tornando agli articoli sulla 'indagine' condotta dalla ASL, riportiamo di seguito le 'conclusioni' . Il direttore generale della ASL Locatelli e la direttrice del Dipartimento di prevenzione dottoressa Boldori hanno fatto alcune affermazioni che ci hanno lasciato molto stupiti. Eccole elencate:

• Non c'è nessun cluster di leucemie, né fra la popolazione né fra i frequentatori delle Canottieri.

• Ciò non esclude che sia in atto un inquinamento

• I numeri sono troppo piccoli e l'epidemiologia non è in grado di dare risposte definitive

• Comunque si continuerà l'indagine attraverso questionari somministrati ai frequentatori delle società sportive

• I dati raccolti, seppur parziali e discutibili, non dimostrano presenza di effetti negativi sulla salute umana causata dalle sostanze chimiche fuoriuscite da Tamoil, in particolare dal Benzene, nota sostanza leucemogena

• Non risultano alla ASL casi di leucemie fra i lavoratori di Tamoil


Sinceramente non capiamo da dove si possano trarre simili conclusioni, se non dalla lettura distorta dei dati pure riportati dai giornali e da una sostanziale ignoranza (nel senso di mancanza di conoscenza) delle tecniche statistiche e dell'epidemiologia.

Spieghiamo questa affermazione. La ASL ha suddiviso la popolazione di Cremona in cinque aree aree: centro, sudovest, sudest, nordest, nordovest.

Per l'area sudest, quella più vicina alla raffineria, i dati di mortalità per leucemia (tutti i tipi di leucemia) sono i seguenti: 20 decessi, SMR 1,62, IC 1,06-2,37.

Questi dati, secondo i canoni della epidemiologia, che è una scienza , e non dovrebbe quindi essere maltrattata da interpretazioni che non ne seguono le regole, vogliono dire che nel quartiere più vicino alla Tamoil la mortalità per leucemia è più alta che nelle altre zone del Comune, circa una volta e mezza.

La probabilità di sbagliare affermando che questa alta mortalità sia dovuta ad una causa locale (con tutta probabilità alla Tamoil) è inferiore al cinque per cento: infatti i limiti di confidenza sono entrambi superiori ad uno. 20 decessi non sono pochi, anche se non permettono conclusioni definitive; certo però che i dati depongono per la presenza di un cluster, non per la sua assenza.


Da notare che il Comune ha a sua volta una mortalità leggermente superiore alla Provincia. Per quanto riguarda le canottieri - se non sono stati calcolati gli SMR, cioè i tassi standardizzati di mortalità, che tengono conto della età della popolazione studiata, per eliminare l'effetto dell'età stessa sui tassi di mortalità di una popolazione - è possibile che il confronto fra Comune di Cremona e frequentatori delle canottieri sia alterato dal fatto che questi ultimi hanno una età inferiore o, aggiungiamo noi, sono generalmente più sani perchè esercitano una attività sportiva.

In effetti, la lettura dei tassi di mortalità generale dice che i frequentatori delle canottieri muoiono molto meno del resto dei cremonesi.

Il loro tasso di mortalità è del 49,5 per mille, contro il 78,8 per mille del Comune e l'81,2 per mille della Provincia.

Se fossero stati calcolati gli SMR (dalle tabelle non si capisce se per i canottieri i conti siano stati fatti su tassi grezzi o standardizzati), rimarrrebbe l'ipotesi di una selezione dovuta al fatto che gli sportivi sono in genere più sani della popolazione in generale.

Però (anche se concordiamo che i numeri sono alquanto bassi e non permettono conclusioni definitive) va notato che i tassi di mortalità per leucemia si invertono: sono più alti fra i frequentatori delle canottieri che fra i cremonesi o fra gli abitanti della provincia; rispettivamente 1,1 per le società sportive, 1 per il Comune e 0,8 per la Provincia. Gente più sana che però muore per leucemie come e più di gente meno sana, o più vecchia?

I dati sicuramente dicono che è necessario approfondire le indagini con strumenti più raffinati di quelli adoperati finora.

Per quanto riguarda i lavoratori, ci preme osservare che nella letteratura internazionale (Asbestos exposure and cancer mortality among petroleum refinery workers: a Poisson regression analysis of updated data. Arch. Environ. Health 59(4): 188-193 apr 2004) gli operai addetti alla manutenzione degli impianti di raffinazione confrontati con i “colletti bianchi”, presentano una mortalità significativamente superiore per tumori digestivi, malattie emopoietiche (Linfomi non Hodgking, Leucemie, Mielofibrosi, Policitemia vera), tumore polmonare (esposizione all'amianto) e Malattie respiratorie.

A parte il lungo tempo di insorgenza di queste patologie, bisogna osservare come spesso i più esposti (addetti al carico delle autocisterne), appartengano a ditte esterne e non al personale della raffineria.

Non è vero che l'epidemiologia non è in grado di dare risposte sulla base di piccoli numeri; il suo sviluppo più recente al contrario ha affrontato con successo proprio il problema dei piccoli numeri,e lo ha anche risolto, seppure parzialmente.

Siamo perciò andati a curiosare dove è già stata condotta, proprio in Italia, una indagine sulla frequenza delle leucemie fra la popolazione residente attorno alle raffinerie. Due sono i lavori conosciuti in Italia, uno studio su una decina di raffinerie, non ancora completato, e che perciò non prenderemo in considerazione, e uno studio sulla raffineria di Falconara, nelle Marche. Questo studio è stato effettuato dalla fondazione IRCCS 'Istituto Nazionale dei Tumori', e si può leggere sul sito dell'ARPA delle Marche sotto il titolo. 'Indagine epidemiologica presso la popolazione residente a Falconara marittima e comuni limitrofi'. Datato 29 gennaio 2009.

Siamo andati a discutere delle problematiche di Cremona con il dottor Andrea Micheli , uno degli autori. Le nostre conclusioni sono state comuni; a Falconara la situazione era identica; anzi, i dati di partenza della mortalità per leucemia sembrano peggiori a Cremona; occorre con urgenza condurre una indagine più approfondita. Non illustriamo qui le tecniche statistiche utilizzate a Falconara, sono complesse e possono essere reperite facilmente sul sito dell'ARPAM. Ci interessa in questa sede riportarne le conclusioni.

L'indagine ha dato un forte sostegno all'ipotesi di un eccesso di rischio di morte per tumore emolinfopoietico suggerendo l'avvio:

a) di immediati interventi di prevenzione primaria per la riduzione/eliminazione dei fattori che hanno determinato tale eccesso

b) di uno stringente programma per il controllo ambientale da promuovere nel corso dei processi di contenimento del rischio di un programma specifico di controlli sanitari della popolazione esposta '.

Purtroppo, Il dottor Micheli non può, per i numerosi impegni di lavoro, rendersi disponibile per una indagine simile a Cremona, però, assieme a noi (Legambiente e ISDE) è in grado di confrontare la sua esperienza con coloro che eventualmente dovessero essere incaricati di uno studio analogo.

Ribadiamo in conclusione la nostra volontà di collaborare con le Autorità: ma, per favore, lavoriamo assieme per risolvere i problemi, non per nasconderli!

Legambiente, ISDE Italia

Nella seconda foto: L'inizio del dramma Tamoil nelle storica fotografia di Fazioli: la trasformazione del deposito Camangi sulle rive del Po in una raffineria alle porte della città, la raffineria Italia

La raffineria in città, una bomba inquinante, dati ufficiali impressionanti

E' in linea anche la Tabella INES 2006

Difficilmente leggibile, è comunque in linea la tabella ministeriale INES 2006. Il Registro INES contiene informazioni su emissioni in aria e in acqua di specifici inquinanti provenienti dai principali settori produttivi e da stabilimenti generalmente di grossa capacità.


Più orgfacilmente leggibili, un nostro affezionato lettore, Carlo Inzaghi, mette in tabella le emissioni in acqua e aria (espresse in kg e Mg per anno). Commenta: "oltre al nichel in acqua abbiamo una nuova entrata, il selenio nell'aria: sarebbe interessante conoscere gli effetti sulla salute di questa "miscela" che ci viene regalata, ma forse sono io che sbaglio, dovrei dire che siamo fortunati, il selenio infatti è ottimo per la salute (elimina i radicali liberi...). "

Così il dato 2004 nel registro europeo delle polluzioni

Questo registro è in fase di rielaborazione secondo le nuove direttive emesse dalla Unione Europea e viene annunciato che ai primi
del 2009 saranno comunicati i dati del 2007. Non sono quindi disponibili aggiornamenti dopo la tabella qui sotto. L'update in tabella si riferisce all'intero sito EPER, non alla tabella specifica che risale invece al 2004.



I nuovi dati dell'inquinamento secondo i parametri usati dalla UE, raffronto prezioso:
sottoposto ai politici di maggioranza e minoranza, non hanno battuto ciglio


Abbiamo recuperato sul sito ufficiale del Ministero un documento eccezionale e aggiornato al 2005 (l'ultima data disponibile), in pratica di attualità perché non si possono immaginare sostanziali variazioni: le emissioni della raffineria Tamoil(cliccare qui per chi voglia verificare sul sito ministeriale). E all'interno abbiamo aggiornato i dati all'ultimo rilevamento dell'Unione Europea (per chi voglia verificare, qui il link). Ecco la tabella ministeriale: e c'è da spaventarsi con l'impianto a ridosso della città. Dati fuori, anche di dieci e più volte rispetto al consentito. Si guardi al benezene, alle polveri sottili, all'ossido di zolfo, agli ossidi di azoto. Nessun parametro è a norma: peggio, tutti sono da emergenza assoluta! Qualcosa è migliorato con il trascorrere del tempo, ma i dati di partenza della analoga denuncia UE (2001) sono impressionanti e li assorbiamo da decine d'anni. Nel silenzio generale. Si valuti la percentuale di tumori per renderci conto che può esserci qualche nesso. Di questi dati ufficiali, tranquillamente reperibili sui siti ministeriali e dell'UE, nessuno ha detto ne ahi ne bai. Tutto rimandato alla prossima emergenza. Clicca qui per i dati UE e del Ministero al completo.

Il deposito non ha più il controllo delle guardie armate: E se la Tamoil va a fuoco?

Vai




La pagina è aggiornata alle ore 17:15:11
di Gio, 2 apr 2015