Gianfranco Taglietti e la storia locale


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Vicende sotto il Torrazzo nei secoli

Non avevano soldi, sorsero i Monti di Pietà perché anche a Cremona l'alternativa era soltanto l'usura degli ebrei

di Gianfranco Taglietti

Studiosi di storia del Cristianesimo, di materie finanziarie, di sociologia, di etica e di costume in questi ultimi anni hanno dedicato la loro attenzione particolare alla fondazione e alla storia dei Monti di pietà. Con questa istituzione, già alla fine del Quattrocento si era realizzata una nuova, diversa interpretazione di talune proposizioni del Vangelo e si era dato inizio ad una impostazione ideologica e pratica che doveva condurre, dopo secoli,alle moderne Casse di risparmio.I tradizionali Monti di pegno, per quattro secoli, hanno vissuto una vita travagliata, ma feconda e benemerita nei confronti dei nullatenenti, offrendo la loro disponibilità ad immettere denaro di varia entità, ma sempre utili per ravvivare i commerci.

Protagonisti i frati francescani

Nel primo secolo, dalla seconda metà del secolo XV alla seconda metà del XVI, i Monti sorsero in virtù della predicazione dei Frati francescani dell'Ordine minore, i quali inteso creare, con la loro istituzione, come contraltare ai banchi di prestito degli Ebrei, che imponevano tassi usurari e commettevano per lo più soprusi di vario genere, approfittando della loro condizione di monopolio nel mercato feneratizio.

Bernardino da Feltre.

Pare doveroso fermarsi a considerare l'opera del francescano IBrnardino da Feltre,data l'importanza della sua predicazione a favore della fondazione dei Monti di Pietà,, la rivoluzionaria istituzione creditizia cristiana, mirante ai prestito minuto di 'denaro, con un piccolo onere remunerativo delle spese di gestione. Il valore dei sermoni del Frate francescano è dimostrato anche dalla loro edizione (alcuni anni or sono) da parte di padre Carlo Varischi di Milano. La considerazione da lui meritata anche sotto il profitto religioso è attestata dalla sua assuilzione tra i beati sotto la data "festività" fissata ai 28 settembre.'

La vecchia questione dell'usura, ridotta ad un piccolo onere da caricare sulla cifra di riscatto del pegno, determinò una divisione in due partiti dei teologi, dei favorevoli e dei contrari, rigorosamente ossequienti alle parole del Vangelo. Con la soluzione innovativa di fra' Bernardino si trovò la risposta al delicato problema, per cui avvenne la concreta attuazione (nonché l'attività permanente) dei Monti, volta a isolvere le necessità delle classi bisognose.

I Domenicani, tesi con estremo rigore a difendere ogni degenerazione speculativa di carattere finanziario, con in testa il celebre Tommaso de Vio, sostenevano l'interpretazione letterale delle parole del Vangelo, mentre i Francescani (pur nel rispetto delle regole)ritennero dì poter dare una interpretazione che potesse togliere spazio alla speculazione, e consentire alle classi povere di godere degli stessi benefici di cui potevano godere i potenti finanzieri. Bernardino da Feltre ha compiuto una misssione davvero grandiosa nella sua apparente modestia.

I Monti di pietà esercitarono, pertanto, un'opera benefica a favore dei poveri o, comunque, di quanti necessitavano di somme anche piccole, sostenendo le loro richieste con pegni, che potevano essere riscattati entro determinato periodo di tempo. Quei piccoli -o anche piccolissimi- capitali servivano a finanziare le loro modeste iniziative, che -sommate-determinavano una più rapida circolazione del denaro, essenziale anche in quei tempi.

Attualmente la attività dei Monti non si è del tutto esaurita, ma i Monti hanno assunto dimensioni e modi di operare diversi, anche se è rimasta la sostanziale concezione, sia pure rivolta a determinate classi di lavoratori. Istituti di questo genere non possono esistere che nella grandi città; naturalmente sono di numera limitato, ma nella loro funzionalità mantengono l'antico principio (non tanto per ricordarlo, quanto per ‑diciamo così-confermarlo).

Su questo argomento, nell'ambito della storia del Monte di Pietà di Cremona,il compianto dott. Ircas Nicola Jacopetti ha scritto (con molto merito!) in "Cremona produce" (1985) un saggio dal titolo "Usure, Ebrei e Monte di Pietà a Cremona, durante il secolo XVI".

I teologi divisi in partiti opposti

La vecchia questione dell'usura, ridotta ad un piccolo onere da caricare sulla cifra di riscatto del pegno, determinò una divisione in due partiti dei teologi, dei favorevoli e dei contrari, rigorosamente ossequienti alle parole del Vangelo. Con la soluzione innovativa di fra' Bernardino si trovò la risposta al delicato problema, per cui avvenne la concreta attuazione (nonché l'attività permanente) dei Monti, volta a risolvere le necessità delle classi bisognose.

I Domenicani, tesi con estremo rigore a difendere ogni degenerazione speculativa di carattere finanziario, con in testa il celebre Tommaso de Vio, sostenevano l'interpretazione letterale delle parole del Vangelo, mentre i Francescani (pur nel rispetto delle regole)ritennero di poter dare una interpretazione che potesse togliere spazio alla speculazione, e consentire alle classi povere di godere degli stessi benefici di cui potevano godere i potenti finanzieri. Bernardino da Feltre ha compiuto una missione davvero grandiosa nella sua apparente modestia.

Il primo esempio di attività svolta da Enti Pubblici

I 'Monti' rappresentano la prima soluzione razionale di un problema economico, che da sempre ha angustiato le categorie più bisognose della popolazione.Furono il primo esperimento di una attività economica svolta unicamente da Enti pubblici. Per la prima volta si riconobbe che i più penosi problemi delle classi povere potevano essere risolti non da privati, spesso chiusi nel loro egoismo, ma da Enti pubblici ispirati a principi morali o, come si direbbe oggi, a principi di solidarietà sociale. Una grande lezione deriva dalle secolari vicende dei Monti: il denaro va concepito come un mezzo, non come un fine. Come 'mezzo' è umano e fertile, come 'fine' è diabolico e sterile. Sotto il profilo morale, il danaro 'fine' si mortifica in avarizia. Il credito su pegno testimonia coerentemente l'impiego del denaro come mezzo per realizzare un fine tipicamente sociale. Stabilito che si doveva esigere un certo interesse, occorreva che questa prassi venis se approvata non solo dal Papa, ma anche da Autorità religiose e da docenti universitari. Già al tempo della costituzione del Monte di Pietà, Bernardino si era procurato una copia del 'Consilium' e da Perugia (1) si era fatto mandare una copia dei 'consulti' pubblicati per quel Monte.

Sussidi ai veri bisognosi, e la lira di Cremona per quattro secoli fu tra le più quotate del tempo

I frati minori e l'esosa concorrenza ebrea

Alla fine del Cinquecento, i povei erano in gran parte vittime degli Ebrei usurai,. Il pietoso officio di opposizione a tale strozzinaggio, legalizzato o almeno tollerato dalle stesse autorità di governo, che non di rado ricorrevano ai banchi di prestito degli Ebrei, fu assunto dai Frati predicatori. I Francescani dell'Ordine minore erano, all'epoca, le uniche fonti di informazione; la loro importanza e la loro influenza erano uniche e facili a capirsi, soprattutto perchè i i 'Frati predicatori' parlavano nelle chiese, di solito affollate, dando quelle informazioni che possiamo riprodurre riportando quello che il Bresciani scrisse nel suo 'Miscellanea' a p.1 7: "In seguito al perdurare delle sofferenze della povera gente, le persuasive prediche del padre Bernardino da Feltre ottennero che anche a Cremona si erigesse un Monte di pietà per estrarre i poveretti dalle grinfie degli Ebrei".

"La primaria proposizione" fu di istituire un fondo abbastanza cospicuo, tale da permettere di corrispondere, su pegno, un prestito equivalente al valore del pegno, che si poteva redimere entro due anni. La seconda 'proposizione' fu quella di costituire, "con la contribuzione delle persone facoltose, dei Corpi regolari secolari, dei nobili, dei negozianti, delle persone più agiate della città".

Non si trovò altra sede che quella che quella di una stanza dell'Ospedale maggiore e la vita non dovette essere florida, a causa delle scarse risorse finanziarie di cui disponeva. Lo si deduce dalla presenza, accanto al Monte, dei banchi degli Ebrei, che maneggiavano somme di gran lunga superiori e con guadagni davvero consistenti

In questo Istituto i veri bisognosi che, contro un deposito di pegno ne facevano richiesta, ottenevano un sussidio istantaneo e gratuito. Il limite della sovvenzione, in ragione anche dell'entità del pegno, andava dai centesimi 50 alle lire 25. Il tempo stabilito per il recupero era di trenta mesi; passato questo periodo, il pegno veniva venduto, a tempo indeterminato (ma non oltre i trenta anni). La regolamentazione delle operazioni di credito fu sempre ben osservata dal 1183, quando sorse l'Università dei mercanti, ma non poteva essere altrimenti se si considerano i vasti interessi economici che convergevano nella nostra città, allora 'capitale del Po', mercato europeo di primaria importanza mediterranea, dove il privilegio della zecca, durato durato dal 1155 al 1535 fece affermare la lira di Cremona come una delle più quotate monete del tempo.

Per il gran numero di affari (e per il sia pur relativo scambio commerciale del tempo) non mancarono gli usurai, ma con il valido concorso della classe mercantile frate Michele da Acqui -anche con l'aiuto di pubbliche sottoscrizioni- fondò il primo Monte di Pietà, situato presso l'Ospedale maggiore, "aperto a chiunque avesse necessità di danaro".

Con il tempo i Monti ampliarono i loro impieghi, così da avvicinarsi alle Casse di Risparmio, con cui furono disciplinati nel 1872, nella prima legge sulle Opere pie, e nell'ambito di tali Opere rimasero anche dopo che le Casse di Risparmio ebbero ‑con la legge del 15.VII.1888­un proprio ordinamento. Negli anni dal 1901 al 1915 venne esprimendosi e concretandosi la nuova fisionomia dell'Istituto,per cui l'attività bancaria e la attività assistenziale si integrarono, traendo l'una dall'altra lo stimolo per una reciproca espansione, ed i motivi di una attività originale e inconfondibile. Solo con la legge del 10 maggio 1938 i Monti di Credito su pegno sono stati riconosciuti Enti bancari , con attività volta alla concessione di prestiti contro pegno di cose mobili e, come tali, soggetti alla Legge bancaria, mentre in passato erano considerati Enti di baneficienza.

Negli anni dal 1901 al 1915 venne esprimendosi e concretandosi la nuova fisionomia dell'istituto, per cui l'attività bancaria e la attività assistenziale si integrano, traendo l'una dall'altra lo stimolo per una reciproca espansione ed i motivi di una attività originale e inconfondibile.Nel 1946 venne incorporato il Monte di Mantova, e nel 1948 quello di Cremona, con mantenimento dell'attività pignoratoria e apertura di due sportelli bancari. Il 4 giugno 1966 è stata inaugurata la nuova sede di Milano, costruita su progetto dell'arch. Gio Ponti.A 500 anni dalla nascita, la Banca del Monte di Milano, che può essere considerato il più antico Istituto di Credito italiano, è protesa verso l'obiettivo di espandersi da un ambito cittadino ad un ambito regionale, e a diversificare sempre più le operazioni svolte e i servizi resi alla clientela. Nel 1983 sono stati incorporati il Monte di Como e quello di Caravaggio,e sono state aperte le filiali bancarie di Como e Varese,mentre dal 1984 ha cominciato a funzionare la filiale di Vittuone (MII). La Banca del Monte di Milano intende offrire alla propria clientele sempre maggiore varietà di servizi e di consulenza, soprattutto nel campo di servizi con l'estero. L'attività delle sue Sezioni di pegno è in continua espansione, ma si dice che altre operazioni particolari vengano svolte con piena soddisfazione.

Le foto del Monte di Pietà in Palazzzo Fodri sono tratte e rielaborate da "La vera storia di Palazzo Fodri" a cura di Auro Bernardi. Editrice Turris Cremona.