a cura di Giovanni Borsella L'inchiesta de Il Vascello: la volontà, anche all'estero ed in nome della Misericordia, senza ignorare gli orrori, di riavvicinare le anime per costruire un futuro senza odio, salvando i Giusti di ogni parte. |
La speranza viene anche dal medico Gottfried LübeckUn bambino si è affacciato al mondo immerso nell'inferno della guerra civile. Il felice evento è avvenuto nella zona Nord-Occidentale della Toscana della "Linea Gotica" 72 anni fa, nel '44: grazie al coraggio morale di Gottfried Lübeck, ufficiale medico tedesco delle SS aquartierato con la sua squadra nel paesino di Case Balocchi, è venuto alla luce Francesco Zambonini. A questa vicenda esemplare, due mesi fa, la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha dedicato un ampio articolo corredato da tre splendide foto, che mostrano gli Attori in diverse epoche della loro esistenza: Francesco Zambonini in grande a colori mostra un documento, lui bambino con la sua mamma ed il giovane Gottfried con sua moglie Martha. Nelle località intorno a Case Balocchi le SS avevano commesso eccidi orrendi di uomini, donne, bambini: 24 a Cervarolo, 36 a Villa Minozzo... L'ordine era: nessun aiuto alla popolazione italiana. Ma Gottfried Lübeck, entusiasta hitleriano, amaramente deluso fino alla rivolta morale su diversi fronti di guerra, curò, appena arrivato a Case Balocchi, un giovane italiano che si era ferito a un ginocchio. Il gesto fu un incoraggiamento alla rivolta morale per gli altri soldati. Quando perciò il 5 agosto del '44 cominciarono le doglie di una giovane madre in assenza di medici e di ostetriche, già in pericolo di vita per la perdita di sangue, è intervenuto lui, Gottfried, il "dottore". Che si rese conto della drammatica situazione: l'estrema soluzione era un taglio cesareo per salvare madre e bambino già"impegnato" a nascere. Due vite salvate! Quando venne l'ordine di ritirarsi verso Nord, prima di lasciare Case Balocchi, il Dottore scrisse di suo pugno, in corsivo gotico, su carta gialla affissata alla porta dell'abitazione di quelle giovani vite, di non eseguire nessun saccheggio in quella casa. Francesco Zambonini conservò quell'evento narrato tante volte da sua madre e conservò quel documento di splendida umanità "come una reliquia": ha dichiarato alla FAZ. Si rivolse all'ufficio federale tedesco per avere informazioni sui parenti di soldati della Wehrmacht caduti, spiegando il motivo del contatto che voleva stabilire con chi gli aveva assicurato la vita; l'Ufficio rintracciò il figlio Johannes del dottor Gottfried Lübeck; il figlio ha acconsentito di comunicare l'indirizzo a Francesco Zambonini rendendo possibile il loro incontro. Due mesi prima Gottfried era morto, inumato nel cimitero di Buende, una piccola località della Nord Renania Westafalia a nord di Bielefeld. Accanto alla tomba del suo Salvatore Francesco si è raccolto in preghiera, vi ha deposto un mattone della sua abitazione in cui era nato e tra le due famiglie di Francesco e Johannes si è accesa una luce di speranza. Quando la Misericordia viene a mancare: la Caserma PaoliniQuando si tratta della guerra civile in Italia 1943-1945 è immediato il rischio di incorrere in una scelta fatale come ha rischiato l'astuto Ulisse tra i due mostri Scilla e Cariddi: la "salvezza" non sta nello scegliere l'uno o l'altro, ma nel passarvi in mezzo. Ed è quello che ha fatto il re di Itaca con la sua navicella, grazie all'aiuto degli dèi! Fuori metafora: si tratta di evitare il pericolo del bigottismo antifascista già denunciato con coraggio da Giampaolo Pansa e l'altro pericolo del negazionismo dei buchi neri della resistenza. La soluzione non sta nel dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, non sta nell'irenismo, ma, semplicemente dinel dire la verità possibile. Che in campo storico non è mai l'equivalente delle verità di natura o di tipo matematico, ma è sempre un'approssimazione alle intenzioni degli attori dei fatti storici, intenzioni note solo a Dio. In questa pagina è evocata da tempo la "resistenza dei Cappuccini", pubblicata nell'86 come controcanto correttivo alla vulgata di "Villa Merli" luogo di soprusi verso antifascisti, che sarebbe confermato dalle rivelazioni di un manoscritto utilizzato dalla bella penna della Caffi su "La Provincia", ridiamo la parola ad un testimone diretto dei "vinti", a Carlo Azzolini. Parliamo di un luogo dove la Misericordia venne a mancare, la Caserma Paolini. Pure lui "fascista", impiegato amministrativo, venne destinato al concentramento nella caserma "Paolini" in attesa di giudizio sul fatto se avesse commesso i reati gravi nel Ventennio elencati nella direttiva del "Allied Military Government" Comando Alleato". Il 1° maggio '45, questa autorità suprema, in quei momenti tragici e confusi, metteva fine all' "insurrezione" ed al Tribunale Militare. Il 2 maggio gli Alleati assunsero tutti i poteri previsti dai protocolli di Roma. Ma la direttiva degli Alleati non ripristinò nè pace e nè giustizia se pensiamo alla tragedia di figure innocenti come il Medico di Villetta Malagnino. Ogni giorno era buono per sopravvivere o morire dalla parte dei "vinti" come è avvenuto sulle rive del Po.
Altrimenti i fascisti andavano alla caserma Paolini, con molte incertezze sul loro destino. Azzolini ricorda che "fascisti cremonesi non erano stati "arrestati",ma incarcerati con improvvisate ed abusive procedure ed iniziative di singoli che non avevano nulla di legalitario" come è capitato al Medico di Villetta Malagnino. "Tenuti alla mercè delle teppaglie locali, fascisti o ritenuti tali, furono sottoposti - scrive Azzolini - ad ogni sorta di disprezzi, angherie e vessazioni fisiche...ed ai più spregevoli dileggi. Vecchi insegnanti venivano portati in giro con cartelli oltraggiosi al collo; altri legato a bighe cariche di letame; donne venivano sfregiate anche nella loro più intima femminilità...".
A conferma, in "La resistenza dei Cappuccini" compare anche la figura di un grande grecista e latinista, rifugiatosi in convento e di quella del maresciallo Carretto che telefonava, da Villa Merli, ai Cappuccini, avvertendoli di una imminente ispezione. Il racconto di Azzolini diventa raccapricciante quando riferisce dell'arrivo del camion carico di prigionieri di Casalmaggiore, accatastati, sanguinanti, "sui loro corpi i segni di una violenza bestiale subita prima di esser spediti a Cremona... inferta loro da una studentessa 18nne e frustate a sangue da parte di "amici" della stessa". Tutte queste nefandezze avvenivano dopo quel 1° Maggio che doveva inaugurare un'epoca di legalità e giustizia. Forse non è un caso che il medico Armando Parlato, autore de "La Resistenza Cremonese"( 1984) dedichi solo tre righe a questo"maggio":" Disposizioni del Comitato di Liberazione Nazionale: sono vietati nel modo assoluto arresti senza regolari mandati dell'Autorità...Contro i trasgressori saranno prese adeguate sanzioni". Il lavoro documentato, per molti versi meritorio, di Parlato è "viziato" dall'angustia dell'ideologia comunista e perciò evita di denunciare come "grida" manzoniane, inutili e promotrici cdi delinquenze, le direttive degli Alleati e l'enfasi tutta seicentesca del questore Ferretti. Lo prova il destino tragico del comandante di un reparto militare fascista dell'Emilia. Le tragedie fuori e dentro la caserma nonostante il bando del questore FerrettiMaggio 1945: a Cremona il questore Ferretti, considerate le innumerevoli violenze inenarrabili, soprusi, e altro consumati nelle caserme dov'erano ammucchiati i fascisti e nelle abitazioni private, segno di disprezzo dell'ordine sociale voluto dal Comando Alleato, Ferretti proclama che è..."una necessità inderogabile di disciplina e di rispetto per la sicurezza delle persone e degli averi. Legalità e ordine devono essere ripristinati nel modo più completo. I tutori dell'ordine devono intervenire con la massima energia...Sono passibili di immediata fucilazione sul posto coloro che sono sorpresi a saccheggi e rapine...". Vien da ricordare un grida spagnola "...Pienamente informato dell'intollerabile miseria in che è vissuta e vive questa città...bravi e vagabondi s'appoggiano a qualche gentiluomo per fargli spalle e favori, per tener insidie ed altri..."; premesso tutto questo, il bando dell'IIlustrissimo ed Eccellentissimo don Carlo d'Aragona..intima...( seguono ben tre righe di titoli nobiliari di questo governatore di Milano nel XVI secolo di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella). Proprio in coincidenza con le "grida" di Ferretti si rastrellavano persone, accalcate poi nelle prigioni e nelle caserme dove " si lasciavano sui loro corpi degli i segni di una violenza bestiale... "Le torture di "Villa Merli" erano fantasiose..." -scrive Carlo Azzolini, che per anni era stato capo-ufficio esemplare in Municipio nel settore dell'Assistenza pubblica- lontanissime- pertanto- dai casi di atti o associazioni criminali previsti dagli Alleati e che comportavano l'arresto. Ebbene Azzolini ha sperimentato alla "Paolini" l'inferno, per mesi. In quell'inferno "i figli partigiani tenevano incarcerati i padri fascisti"- scrive Azzolini con una sintesi fulminante della violenza di generazione in generazione!
A salvare quel solerte Funzionario dall'esser ammazzato e fatto sparire come altri, son state certamente le testimonianze dei suoi beneficati. Per tutto quel tempo la sua famiglia a casa era in un'ansia mortale, sapendo, come tutti che si entrava vivi nelle caserme (le prigioni erano rigurgitanti); ma, uscirne vivi, non era certo garantito.
La tecnica, in quest'ultimo caso, era quella usata da Togliatti nel 1943 in Francia, dove ordinò la morte di Pietro Tresso perchè trotzkista ( era stato co-fondatore del Partito con Gramsci): durante il suo "trasferimento", mentre era nel "Maquis", venne fucilato assieme ad altri tre a fine ottobre a Queyeres nell'Alta Loira. Lo stesso successe al dottor Gaudioso Bonera medico condotto di Villetta Malagnino, quando erano in vigore le "grida" degli Alleati e di Ferretti. Era il metodo usato per i nemici interni del PCI di Togliatti. Stessa sorte capitò al "Comandante di un reparto fascista dell'Emilia, fermato con alcuni suoi uomini nel Soresinese. "Perquisiti ed alleggeriti di quanto avevano, vennero imprigionati. La sera dello stesso giorno al predetto Comandante, al quale era stata requisita una certa somma, fu comunicato che lui e i suoi uomini erano liberi, potevano continuare la loro marcia; ma dovevano andarsene uno alla volta, alla spicciolata cominciando dal Comandante: gli restituirono intatta la somma toltagli, si fecero rilasciare regolare ricevuta firmata. Quando l'Ufficiale insistette di avere con sè i suoi uomini, gli fu negato" . A questo punto, si scopre l'astuzia criminale dei giustizieri:" Una pattuglia lo prese in consegna e, col pretesto di scortarlo fino sulla strada buona, lo accompagnarono in aperta campagna e lo ...""liberarono" (detto con tragica ironia): lo uccisero. I soldi rapinati erano così"lavati". La pattuglia ritornò dopo breve tempo per continuare la "liberazione" con altri componenti del Reparto; ma questi, che avevano letto sul viso dei "liberatori" i segni inconfondibili del loro stato d'animo, non abboccarono e preferirono rimanere prigionieri. Portati alla "Paolini" senza i loro denari, che avevano consegnati ai carcerieri, riferirono tutto al Comando, che promise il suo interessamento, ma... del denaro e del loro Comandante non si seppe più nulla e non se ne sa nulla ancor oggi". Azzolini aggiunge:"Altro significativo episodio è toccato ad alcuni fascisti di Reggio Emilia incarcerati a Cremona, "trasferiti" poi nella loro località di ...residenza". Carlo Azzolini smentisce quanto asserito dal prof. Speranzini che il questore "liberatore" Ferretti avrebbe tentato di salvare gente detenuta dai partigiani. Azzolini:"Un giorno ne vennero prelevati due... uno era ufficiale delle B.N.; gli furono legate le mani con del fil di ferro, si curvò per prendere una pagnotta che gli era stata consegnata, ma il partigiano accanto lo dissuase." Lasciala stare, non ti serve, prima di sera tu non mangi più". Seppimo poi che due sventurati, unitamente ad altri, non raggiunsero più le loro case. Erano stati "legalmente sistemati".
Non violenza e amore dei Cappuccini a Cremona nelle giornate fatali del 1944-45L'ingresso e le ortaglie del convento dei cappuccini. Dove avvennero fatti importanti nei giorni fatali del 1944-45 (ed anche prima) (G.B.) - C'è un aspetto pressochè ignorato delle fatali giornate di aprile e di quelle precedenti, un esempio di amore fraterno e universale, senza odio, non violento e per questo, forse, messo da parte con scontata indifferenza politica. Parliamo degli episodi della "resistenza" dei Cappuccini rivolgendoci come fonte primaria a un capitolo del volumetto "Tra cronaca e Grazia. I Cappuccini a Cremona" (1985) voluto dal "Guardiano" di allora padre Fiorenzo Volpi, da poco deceduto, in occasione del 50° di permanenza a Cremona di fra Raffaele di Vimodrone. Redatto da più mani, corredato da pregevoli disegni del convento,eseguiti da Artisti cremonesi, riproduce la "Cronaca" redatta dai "Guardiani"(i responsabili del convento) che si sono succeduti dal 1916. La "Cronaca" ha riprodotto solo i rapporti tra il convento ed il mondo esterno. Quella della "resistenza" dei nostri Cappuccini è stata redatta da padre Isidoro da Milano, "Guardiano" dal 1943 al'46. Non sempre ci fu silenzio e tutto fu messo nel dimenticatoio.. Il volumetto venne recapitato a tutti i consiglieri comunali, che l'apprezzarono e raccolsero una copiosa offerta personale, portata al convento in delegazione guidata dall'on Bardelli del PCI vice-sindaco. Invitati a cena, Bardelli allora commentò di non aver mai consumato una cena così rapida e simpatica in vita sua:"All'improvviso mi son visto offerto il caffè!".Tempi diversi quando anche un caffè faceva notizia e suscitava riconoscenza. LA 3ª PUNTATA: I tentativi di mediazione falliti per un trapasso morbido dal fascismo al CLN - - I militi in fuga uccisi in piazza Cadorna e mentre attraversano il Po - L'orrore alla Caserma del Diavolo con l'accanimento contro Lucilla Merlini, neppure iscritta al PNF - Grande interesse dei lettori con ALTRE TESTIMONIANZEPalumbo, informato dal maresciallo Carretto, avverte p. Isidoro ( siamo in agosto del '44) che Milanesi, capo dell'UPI ha detto." Fin che non tolgo di mezzo il Vescovo non posso far niente". Milanesi aggiunse:" Se una perquisizione a Sant'Agata non sarà fortunata nella ricerca di un partigiano( Mori) farà perquisite l'Episcopio e magari arrestare il Vescovo". P. Isidoro di sera immediatamente esce per informare il Vicario Generale mons. Giglio Bonfatti per i provvedimenti del caso. Per merito di Carretto la cosa non potrà effettuarsi".
FALLISCE UN TENTATIVO DI ACCORDO UPI-CLN -"In settembre il Comitato di Liberazione clandestino di Cremona mediante Lionello Miglioli prega p. Isidoro di avvicinare il Maggiore Milanesi alla Villa Merli per concertare un accordo tra autorità civili e militari di Cremona e CLN, occultato sotto la figura di un gruppo di onesti cittadini, onde al momento dell'avvicinamento degli Anglo-Americani, tedeschi e fascisti in ritirata non faccian violenze e sia garantito un governo provvisorio pacifico". P. Isidoro accetta, avrà 5 incontri con Milanesi. "La cosa non ha esito felice perchè la proposta di Milanesi di incontrarsi con il CLN viene respinta: il CLN non si fida di Milanesi".
ARRESTO DI P. GREGORIO- -"Venerdì 15 novembre '44 si presentavano al convento un ufficiale tedesco e un'interprete civile italiano chiedendo la consegna di p. Gregorio asserendo che era cosa grave". P. Gregorio si mise a disposizione, tradotto in carcere per alcune espressioni a Casalmaggiore durante un allarme aereo; interrogato a Villa Merli per un colloquio con la maestra Denti di Casalmaggiore, non è risultato nulla a suo carico e viene subito liberato. In realtà aveva avvertito la Denti di guardarsi da una collega spia dell'UPI. Nella "Cronaca" si legge:" Il trattamento da parte degli agenti carcerari fu cordiale e riguardoso assai. Potè sempre celebrare la messa e fare del bene agli altri detenuti. Fu compagno di cella con altri tre preti, con un esponente clandestino del partito socialista ed altre degne persone. Il cibo glielo mandava il convento abbondante e buono onde ne partecipasse a qualche detenuti bisognoso".
SOTTO I BOMBARDAMENTI - "Il gennaio e febbraio -annota il Cronista- sono insistenti e gravi i bombardamenti. P. Gregorio salva alcune persone dallo scantinato bombardato vicino a San Bernardo". "Pippo" bombarda" nottetempo anche il muro della grande ortaglia recidendo viti ed abbattendo anche un noce."Il danno ammonta a 700.000 lire" per i danni alla chiesa e convento". "Dopo due giornate di attesa mista a timore e a gioia, giovedì 25 aprile, alle 14 Cremona insorge contro il fascismo agonizzante ed i tedeschi in ritirata, meglio: in disfatta".
LA PROMESSA TRADITA - P. Isidoro, che spesso faceva colazione al mattino in palazzo vescovile con mons. Cazzani, e Boccazzi per interventi urgenti ( p.Isidoro in contatto col CLN e Boccazzi con Farinacci: le due Mani di Cazzani), è in piazza Duomo coi Dirigenti dell'insurrezione, mentre a " Palazzo della Ragione, (già sede del Partito Nazionale Fascista, oggi Palazzo Ala Ponzone- ndr) " si sono asseragliati i militi per l'ultima resistenza; il capitano Cavitelli si intrattiene con p. Isidoro ed un incaricato di Miglioli per una resa pacifica; il federale Milillo viene asssicurato da p. Isidoro che non si sparerà un colpi contro i "militi" purchè il disarmo si faccia. Poco dopo la consegna ufficiale delle armi decisa nello studio di Miglioli in piazza Duomo 6. Purtroppo l'accordo non fu rispettato: cinque miliziani in fuga furono ammazzati dai comunisti delle Brigate Garibaldi nell'attuale piazza Cadorna e altri furono colpiti mentre, (alcuni con le loro famiglie), tentavano di attraversare il Po. Feroce l'esecuzione di 13 fascisti prelevati dal carcere e portati alla caserma del Diavolo dove furono portati al muro e mitragliati; quando la mitraglia si inceppò, furono finiti sommariamente a colpi di pistola. Tra questi una donna chiusa nella cassa da morto morente e colpita attraverso le assi del feretro.
Si tratta di Lucilla Merlini: la sua unica "colpa" fu di essere sorella di Mario Merlini, un fascista "spaccone" ma di fatto senza altre responsabilità, dapprima ospitato in Curia nell'appartamento del parroco di Borgo Loreto rimasto senza casa dopo il bombardamento tedesco di porta Milano e della stazione ferroviaria dove un cremonese aveva avvertito gli alleati con una radio clandestina situata in Galleria V Aprile esservi un convoglio di armi tedesco, risultato invece del tutto inesistente. Mario Merlini fu indotto a lasciare l' appartamento in Curia e all'annuncio fece harakiri nella cucina del parroco di borgo Loreto, presente anche sua madre che riferì poi dell'episodio. Trasferito in piazza Marconi ormai morente fu fucilato davanti a una folla accecata dal sangue appoggiata in verticale contro un muro di Palazzo dell'Arte, ancora in costruzione. Uno degli episodi più cupi di quei giorni fatali. Con Merlini, erano rifugiati in curia Aschieri che fu linciato all'uscita del palazzo vescovile, e un pittore, Faciocchi, che invece fu condotto (a calci) fino al carcere di via Jacini. (tutti i dettagli sull'orrenda fucilazione alla Caserma del Diavolo, lo spaventoso "spettacolo" della fucilazione di Mario Merlini morente in piazza Marconi". Clicca qui.) SCORTATI DA PADRE ISIDORO I TEDESCHI CHE LASCIANO PALAZZO TRECCHI - Il presidio tedesco in palazzo Trecchi è armato in stato di allerta. "P. Isidoro parlamenta col colonnello Jaeger per indurlo alla resa. Alle 17 il Colonnello è in via Beltrami in sede del CLN; si discute per tre ore inutilmente: i soldati della Wehrmacht son disposti a ritirarsi e consegnarsi agli Alleati non disarmati come invece vuole il CLN. P. Isidoro appoggia quella parte (cattolica) del CLN che accetta il ritiro"armato": "...purchè se ne vadano!". "Il mattino seguente, portata la questione al Vescovo si decide di lasciarli andare , ma subito. P. Isidoro scorta la colonna dei 22 automezzi armati sino a Picenengo...Tutto andò bene"( p. 61-63 e La Vita Cattolica del 6 giugno 1946: l'articolo di p. Isidoro). Nel disegno uno dei frati più amati dalla gente, Padre Raffaele. ALTRE TESTIMONIANZE - Il grande lavoro per la pace e contro la violenza svolto dai padri cappuccini di Cremona ha sucitato enorme interesse nei nostri lettori. Dal che sono giunte nuove testimonianze a "Il Vascello". Ecco una delle più significative.La famiglia del Dr. GianLuigi Maramotti e della signora Lina Fioni in Maramotti ha vissuto sempre all’ombra del Convento dei Cappuccini. Il dott. Gianluigi era il medico dei frati Cappuccini. Non condividendo le posizioni del Regime, di quando in quando, era oggetto di “attenzione”. L’allora parroco della chiesa di Sant’Abbondio, Don Natale Mosconi, futuro Vescovo di Ferrara e di Comacchio, provvedeva ad avvertire Gianluigi Maramotti che trovava rifugio nel Convento dei Cappuccini di via Cantore, oggi via Brescia. Accadde che un soldato (L.C. ndr) fuggito dalla guerra di Spagna, perché non voleva obbedire al comando di uccidere, si trovasse di passaggio a Cremona. Le sue condizioni fisiche non gli consentivano di proseguire il viaggio verso il Meridione dove abitava. Così chiese asilo ai frati Cappuccini. A dargli l’indicazione del convento erano stati i proprietari di una cartolibreria retta da terziari francescani (signori Lu.... - ndr). Il dottor Maramotti, dopo aver visitato il militare in fuga e riscontrato che si trattava di un’appendicite, vista l’urgenza dell’intervento non esitò ad operarlo nella cantina del convento, in un’improvvisata camera operatoria. Ben si sapeva che il militare, se fosse stato ricoverato in ospedale, sarebbe poi stato consegnato alla corte marziale. Furono i frati ad assistere come infermieri il medico e a condividere con lui la decisione. L’operazione ebbe esito favorevole e Rocco divenne l’amico più caro del dottor Maramotti, al quale non solo per questo episodio, ma per molti altri, venne riconosciuta la benemerenza dal Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà. Anche il dottor Maramotti ebbe in villa Merli un interrogatorio di ben 5 ore, ma non ha subì, come confermano i suoi famigliari, a sostegno di quanto scritto da Padre Isidoro nella "Cronaca" dei padri cappuccini. I quali ricordano anche il loro sdegno quando nella vetrina della Farmacia centrale allo in Piazza Rona furono esposti tenaglie e ferri come strumenti di tortura usati a Villa Merli. Anche la signora lina Fioni negli anni della guerra si adoprò con Padre Isidoro del convento. In quanto pianista dell’Accademia Filarmonica di Bologna, era chiamata dagli ufficiali tedeschi a tenere concerti. Padre Isidoro suggeriva a mia madre di scrutare nella caserma i movimenti in atto. La artista cremonese provvedeva poi a riferire quanto visto. Il convento dei Cappuccini, rappresentò per sempre il luogo in cui i valori non erano mere parole, ma vita pienamente vissuta. 2ª PUNTATA : I nomi dei carcerati politici assistiti dai frati - Villa Merli non fu mai luogo di tortura, la testimonianza confermata dalla sentenza di Fulvio RighiNON ATTENTATI INUTILI MA OPERE DI BENE - "Dietro proposta dell'aiuto Cappellano delle Carceri Giudiziarie, si reca da S. Ecc. Farinacci, con Stuani, il p. Guardiano, alla vigilia del funzionamento del Tribunale Speciale di Cremona, il 14 febbraio perorando in favore dei detenuti del carcere e specialmente dei sottoposti al tribunale Speciale onde si usi meno rigore possibile. " Presenta un elenco su carta intestata con l'augurio di San Francesco: "Pax et Bonum". Seguono i nomi coi dettagli della rispettiva situazione famigliare e note personali: tra questi Giacomo Annese di Cremona come Luigi Cibolini, Alessandro Fanetti e Giuseppe Lorenzetti, Onorino Preti di Bordolano, Antonio Guarneri di Casalmorano, Giuseppe Speranzani di Cremona, Giuseppe Maccarinelli di Crema come Domenico Molaschi, Edgardo Del Torchio e Romolo Calzi. Farinacci riserva a p. Isodoro una cordiale accoglienza."In presenza dello stesso p. Guardiano, tiene un colloquio telefonico con D'Aprile pubblico Accusatore a Cremona". Il giorno dopo "Regime Fascista" esce con un corsivo in cui si riassume la conversazione col p. Guardiano e con D'Aprile: un condannato a morte ebbe la pena commutata in 30 anni di carcere. Farinacci promise di intervenire presso il Tribunale per mitigare le sentenze. Ma il povero Ciro Gandino domenica 12 marzo alle 5 del mattino venne fucilato al Poligono di Tiro a Segno "perchè portava abusivamente armi. Tutta la notte precedente il p. Guardiano col Cappellano dell'esercito p. Maggi, ospite in convento, hanno fatto assistenza spirituale al condannato: si è confessato dal p. Guardiano, comunicato durante la messa. Subito dopo la scarica del plotone; non ancora colpito a morte il condannato ha ricevuto dal p. Guardiano l'Olio Santo. Edificante e calmo il contegno del condannato". Per intervento del p. Guardiano presso Ortalli della Provincia, Farinacci e il Questore, la salma è stata portata gratuitamente a Remedello Sotto(Bs) domicilio del Defunto e della sua sposa. "Era stato questo l'ultimo desiderio del condannato".
ARRESTATO IL PARROCO DI SAN BERNARDO...: Don Amedeo Madesani....detto " don Kilometro". Per ottenerne la scarcerazione il p. Guardiano si reca da Farinacci; sarà scarcerato dopo 15 giorni" per altra via; "ma l'incontro serve a difendere l'operato del rev.Parroco"
PERQUISIZIONE POLIZIESCA DA "VILLA MERLI": questo evento caratterizza, in modo plateale, il tipo di "resistenza" contro la guerra civile 1943-45 (ed oltre). A detta di fra Raffaele, di p. Isidoro intervistato, di mons. Guido Astori e confratelli dell'Terz'Ordine, tutti testimoni diretti, il convento nel giro di pochi mesi si era popolato di frati anomali, sempre più numerosi, con aspetto e portamento ben poco conventuali al punto che qualche fedele - invero poco-fedele - del convento riferì all'Ufficio Politico Investigativo (UPI) di Villa Merli i suoi sospetti su quelle facce equivoche in convento.
Ed ecco la rivelazione di una "soluzione all'italiana": "Preavvertiti segretamente dal Maresciallo dell'UPI Carretto, elemento "clandestino" presso Villa Merli, stamane 1° giugno 1944 alle ore 10, 30 abbiamo avuto una perquisizione poliziesca al Convento. Motivo ... segretamente noto: trovare l'ex prefetto Trinchero fuggito all' arresto dalla clinica san Camillo, in collegamento con p. Isidoro ed altri"ribelli","renitenti"; o trovare armi ecc. Vennero 7 funzionari della Questura Repubblicana con a capo il maresciallo Marziano. Ispezione in parte minuta, in parte superficiale".
In realtà i testimoni riferirono che una scala era preparata nell'orto a ridosso del muro che dà su via Orti Romani ed un'altra scala era situata nella strada: l'espediente fu utile per scappare dal convento e rientrare ad ispezione avvenuta.
"Le persone principali che trovarono salvezza e aiuto in convento ( elencate a p. 70 del volumetto) sono, tra le altre: il prof. Alfio Sinelli di Vescovato, l'ing. Catteneo di Bergamo, Zelindo Valcarenghi di Trigolo addetto alla cucina, Egidio Cavalli ortolano, Bruno Butti di Milano, Davide Susanni...). P. Isidoro ci ha dichiarato di aver spesso frequentato Villa Merli per assistere i prigionieri e di non aver mai sentito parlare di "torture".Il fatto fu confermato da un processo avvenuto nei primi anni cinquanta , condotto magistralmente dal compianto Fulvio Righi. A conferma che la"resistenza" dei Cappuccini era contro ogni violenza sui due fronti ( come fece anche mons. Astori a Sant'Agata), un biglietto manoscritto del vescovo Cazzani, allegato alla "Cronaca" capuccina, raccomandava di accogliere don Giovanni Gastaldi il 12 luglio del '44 "minacciato da partigiani delle sue parti per sentimento troppo...fascisti". Ma per motivi prudenziali invece che a Cremona si salvò nel convento di Lenno qui accompagnato da p. Isidoro.
Dopo aver descritto l'inutile bombardamento di Cremona del 13 giugno '44, l'assistenza ai feriti, il recupero dei morti straziati: fu esemplare l'opera dei pp. Gregorio e Feliciano (nella foto a sinistra, con lui frate Raffaele) nella zona del Cimitero e p. Isidoro cronista scrive: " All'opera del Clero ( in particolare mons. Guido Astori - ndr) e dei religiosi non fece nessun cenno il "Regime Fascista". L'unica autorità civile non presente in chiesa pei funerali fu Farinacci".
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