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Ecco il prezioso territorio dal quale si attingeranno le opere d'arte delle chiese dismesse



Fortemente spinto da Achille Bonazzi, con un "sostanzioso" contributo dell'Oleificio Zucchi, (ma per la data il Vescovo si affida alla Provvidenza)

Grande annuncio: si può fare il Museo Diocesano
Sarà al primo piano del Palazzo Vescovile

Eccolo. Finalmente è al via il Museo Diocesano di Cremona.. Sono anni che se ne parla al punto che negli ambienti culturali è quasi diventato una chimera, ma ecco l'accelerazione. Con una "sostanziosa " sponsorizzazione (questo il termine usato dal presidente Vito Zucchi, che non ha voluto dare più precisi dettagli) dell'Oleificio Zucchi che celebra così duecento anni dalla propria Fondazione.

II Museo Diocesano sorgerà al primo piano del Palazzo Vescovile, restringendo gli appartamenti del Vescovo: in particolare saranno utilizzati di grandi spazi della Galleria dei Quadri dove sono esposti i ritratti di tutti i vescovi che ressero la antichissima Diocesi di Cremona, la Sala Bolognini, la Rotonda del Palazzo. Dovrà essere predisposto un adeguato ascensore all'ingresso nell'ambito di un progetto generale già in avanzata fase di perfezionamento, anche se poi per l'allestimento non mancherà il contributo di un ampio comitato scientifico e la collaborazione di diversi musei diocesani, in primis quello di Milano.

E' un museo esteso se si considera che già comprende il Battistero, dove è già esposta la collezioe delle pietre romaniche e dove in questi giorni si ammira il grande arazzo seicentesco di Sansone che affronta il leone, arazzo che in futuro, con gli altri, troverà la sua definitiva collocazione in Palazzo Vescovile, probabilmente nella Rotonda, in un allestimento gigantesco a libro. Altro elemento potrà essere il Torrazzo (dove sarà utile un accurato lavoro di risistemazione delle evidenze) per non dire, ovviamente, di quel continuo cantiere che è la cattedrale. Ci sono poi altri musei diocesani , da Sabbioneta a S. Abbondio e altrove, che non potranno restare dimenticati e isolati. Non mancherà d'altronde la collaborazione con le altre realtà museali "civili" cremonesi.

Siamo dunque di fronte a un grande progetto che sposa cultura e culto, che può unire ancor meglio la grandiosa e antichissima diocesi che va da Caravaggio a Cassano d'Adda, a Viadana, a Sabbioneta e oltre giungendo quasi a dieci chilometri da Mantova, con Bergamo e Milano nell'altra estremità (e nella quale si è inserita nel Cinquecento la... enclave cremasca).

Un progetto culturale e di evangelizzazione, insieme, Per - si è detto - "una società nuova" che riscatti la crisi di valori attuale.

Quanto all'Oleificio Zucchi , ha detto il presidente Vito Zucchi c'è la volonta di dare alla comunità cremonese quello che i cremonesi hanno dato in duecento anni per lo sviluppo dell'azienda.



Nel comunicato ufficiale che ha accompagnato la presentazione dell’iniziativa si elencano  più specificatamente le motivazioni, numerose, così schematizzabili:

·      Definire l’identità spirituale e culturale della realtà diocesana cremonese;

·      Delineare i momenti fondamentali della “Storia Religiosa della Diocesi”;

·      La custodia e la conservazione di beni culturali che, con la dismissione di alcune Chiese, devono essere collocati in una sede degna;

·      Definire culturalmente il rapporto tra Chiesa Madre della Diocesi e la realtà diocesana;

·      Allinearsi con le altre realtà diocesane lombarde che hanno già un Museo Diocesano;

·      Valorizzazione di alcuni eventi con mostre temporanee tematiche, data la ristrettezza spaziale del Battistero, già sede del “Museo delle Pietre Romaniche” e di alcune mostre;

·      Ottemperare alle disposizioni previste dal Codice di Diritto Canonico.


L’idea cardine – L’idea cardine del Museo ruota attorno al concetto di voler presentare la “Storia Religiosa della Diocesi di Cremona”, accanto all’impegno di deposito dei beni storico – artistici provenienti da alcune Chiese non più sede di culto. Il concetto di Museo non può limitarsi al solo criterio espositivo, ma deve “farsi storia” nell’evoluzione della dinamica religiosa della Diocesi. Attualmente per la sua realizzazione Mons. Vescovo ha  coinvolto la Commissione diocesana Beni Culturali, l’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici e alcuni sacerdoti e laici che già si sono riuniti per definire le linee concettuali del progetto. Negli spazi a disposizione verranno messi in mostra documenti relativi all’evoluzione territoriale della diocesi, compresa tra Adda – ovest -, Po – sud -, Oglio – nord/ovest  -. In altri,  i valori fondanti la realtà della Chiesa: la Parola di Dio con l’esposizione di alcuni dei 28 codici miniati del XIV e XV secolo, il Martirologio di Adone per evidenziare il ruolo dei Santi protettori,  con alcune opere che li ritraggono. Un altro concetto – cardine che verrà sviluppato nel Museo è dato dal “Ruolo della Chiesa Cattedrale  per le altre Chiese diocesane”  mettendo in risalto l’influenza di alcune opere artistiche presenti in Cattedrale che nel corso dei secoli hanno fatto scuola per altre realtà diocesane.

Altro criterio base che viene tenuto presente nell’allestimento del Museo è quello dellevoluzione della pietà popolare nel corso dei secoli attraverso la presentazione di opere con i soggetti più rilevanti di quei secoli. In tal modo si porterà il visitatore a comprendere come la fede cristiana evolve in rapporto alla storia, alla cultura, alla devozione popolare: realtà che sempre hanno alla base la Parola di Dio.

Come procede l'operazione

Superata qualche perplessità del Vescovo, ma non di tutti, nuovo incontro con lo sponsor

Il museo diocesano va, però che fatica...


Ecco il monumentale scalone di accesso del palazzo Vescovile in una immagine di repertorio nella quale è introdotto un personaggio immaginario, tratto da un famoso film. Qusto scalone così imponente sarà l'austero ingresso del museo diocesano. Ma come procede l'operazione annunciata all'inizio dello scorso aprile e salutata, ovviamente, con grande entusiasmo dalla cultura cremonese (e non solo)? Don Achille Bonazzi ci tira dentro, sempre precisando, peraltro, che il museo non si deve considerare l'opera sua, ma espressione corale della religiosità cremonese. Si perfezionano i dettagli un incontro con Vito Zucchi, l'esponente della azienda cremonese che ha offerto una congruo contributo di sponsorizzazione della grandiosa impresa, accelerando la realizzazione di una idea che covava da lungo tempo. Su questo fronte non dovrebbero esserci difficoltà.

Qualche dubbio era invece insorto nel Vescovo: la preoccupazione di una operazione così imponente in un momento di crisi economica profonda. Ma di fronte alla politica dei piccoli passi pare che le riserve di monsignor Lafranconi siano superate. Non mancano invece altre riserve nell'ambiente ecclesistico che, per quanto ispirato da Domineiddio, sfugge a volte a fatica dai difetti , comprensibili o meno, della affannata, intera umanità.

Poi il problema degli spazi. Non sarà certamente sufficiente il palazzo Vescovile, pur entrando in una fetta degli appartamenti del vescovo e occupando anche gli uffici del primo piano. Una ulteriore soluzione per un museo a più sedi ( in parte già funzionante nel Battistero) potrebbe essere lo spostamento dell'archivio diocesano nella biblioteca del Seminario. Intanto è già un problema da discutere con la sovrintendenza la collocazione dell'ascensore, spesa ragguardevole. Fermento di idee, dunque, e di proposte. Il museo diocesano va... ma che fatica.

La fotografia dello scalone con una suggestiva ambientazione in fotomontaggio è di Antonio Leoni. ©


Omaggio alla concretezza: procedono il Museo Diocesano, il restauro dei tetti del Duomo, ed anche, insieme, l'attenzione alla crisi , non solo Tamoil, pure quella abitativa

Ecco, in una straordinaria riproduzione, l'arazzo che, restaurato, con colori più smaglianti derivati dalla ripulitura, è ora presentato in Battistero.

Raffigura lo sposalizio di Sansone e Dalila. Per ora è nella conice monumentale del Battistero, ma come già affermava Maria Grazia Binda Beschi nel catalogo della famosa mostra allestita nel 1987, occorre riflettere su una adeguata collocazione di tutti i dodici arazzi della serie che non potrà essere per ragioni conservative ancora attorno ai pilastri , ma che comunque dovrà trovarsi nel Duomo stesso, dato che - afferma il conservatore don Achille Bonazzi - storicamente questi arazzi vennero tessuti non per un museo ma per l'abbellimento della nostra stupenda Cattedrale.

Non c'è proprio nulla da dire. In tempo di crisi profonda, la Chiesa cremonese sta dimostrando di saper procedere con cautela ma con fermezza sul binario cultura - -socialità , obiettivi che inceppano invece il governo italiano, sollevando la sacrosanta reazione dei giovani. Procedono anche i lavori di restauro del tetto del Duomo, con qualche ritardo ma con grinta. Nel contempo la Casa dell'Accoglienza allarga la sua disponibilità per far fronte a un'altro problema estremamente serio, la sofferenza di chi si trova di fronte a richieste di affitto altissime e non può pagarsi la residenza. Quando si è reso necessario noi non siamo stati teneri con la politica della Chiesa locale, ma quest'omaggio alla concretezza è assolutamente doveroso.

La fotografia della presentazione dell'arazzo "Le Nozze di Sansone e Dalila" e la riproduzione dell'arazzo esposto sono di Antonio Leoni ©

Il museo che c'è già: a S. Abbondio il "Lauretano"

Giustamente, parlando del Museo Diocesano, si è parlato di museo diffuso, non rinchiuso in un'unica sede. Dunque museo in Battistero, museo (per ora auspicato) nella casetta della cattedrale che oggi costudisce lo straordinario archivio storico della Diocesi. E c'è un'altro museo a Cremona perfettamente allestito e praticamente sconosciuto. Il Museo Lauretano inaugurato il 25 marzo 2006. A questo Museo, il Vascello ha dedicato un ampio servizio che si raggiunge cliccando qui. Straordinari gli ex voto, ma non solo: pianete preziosamente ricamate , ori e gioielli. Per questa ragione la visita richiede una prenotazione.



Ex voto, una tempera in legno del 1625. la scritta in basso dice "... tornando solo a casa, di notte, fu assalito da più di sedici persone, tenute da lui per amiche, dalle quali gli furono date undici ferite ed alcune mortali, ed egli raccomandatosi a questa B.V. et servendosi spesso dell'oglio della sua lampada, è risanato. Adì 10 novembre 1625"

Dal 1° aprile fino al 30 agosto, tutta la serie
delle Stlorie di Sansone

Esposizione al Museo del Violino dei preziosi arazzi del Duomo

di Mons. Achille Bonazzi, responsabile Beni Culturali Diocesi di Cremona

Dopo l’esposizione tenutasi in Santa Maria della Pietà dall’aprile al luglio 1987, gli arazzi della Cattedrale di Cremona vengono di nuovo esposti al pubblico nel loro insieme, dopo qualche sporadica apparizione in Battistero o in Cattedrale in occasione del restauro di alcuni di essi. L’occasione è data dall’imminenza dell’apertura di EXPO 2015. L'inaugurazione mercoledì 1° aprile, alle ore 17, alla presenza del vescovo, mons. Dante Lafranconi, nelle sale espositive del Museo del Violino.

Rispetto alla mostra del 1987 vi sono alcuni elementi di novità: anzitutto verranno esposti tutti i 12 arazzi della serie delle “Storie di Sansone” – in quella precedente ne mancava uno - con i 2 della Vita di Cristo del Vescovo Speciano. Soprattutto, a differenza della non possibilità di recuperarli evidenziata da molti quasi trent’anni fa – e non si era in un periodo di crisi economica come oggi - , come il prof. Antonio Paolucci, attuale Direttore dei Musei Vaticani e il compianto Mons. Voltini, ora si potranno ammirare i due più piccoli della “Vita di Cristo” e ben sette delle “Storie di Sansone” pienamente recuperati perché restaurati.

L’idea mi venne presentata dal dott. Mario Silla con l’avvallo del Cav. Giovanni Arvedi a fine febbraio scorso: venne subito accettata anche perché una delle finalità della Mostra è rappresentata dal fatto che con i proventi si cercherà di recuperare un ulteriore arazzo. È quasi un miracolo essere riusciti in neppure un mese ad avere la necessaria autorizzazione grazie alla piena sintonia tra il nuovo Soprintendente, Arch. Giuseppe Stolfi, e il Delegato Vescovile.

Sono molte le persone che si devono ringraziare per essere riusciti in così breve tempo ad allestire la mostra. In primis la restauratrice dott. Tiziana Benzi con le sue collaboratrici Giuditta e Stefania; lo Studio degli Arch. Renzi per il progetto di allestimento, il dott. Franco Albertoni per il sistema di illuminazione e tanti altri che hanno lavorato con intensità e nascostamente: oltre al dott. Silla, la dott.ssa Maria Grazia Posca, il dott. Calcinoni e il dott. Neviani, la dott. Francesca Campana: una sinergia che ha dato ottimi risultati.

Tra le altre caratteristiche, ne sottolineo una: nel catalogo che sarà pronto prossimamente, e che non è una copia del precedente, è presente uno scritto del prof. Don Maurizio Compiani sull’attualità biblica della storia di Sansone, poiché la valenza religiosa viene prima di quella storico – artistica per le opere d’arte a soggetto religioso.

Il nuovo catalogo preciserà anche altri elementi che qui vengono sintetizzati:

  • Confronto dei metodi di restauro dei panni: quelli utilizzati dalla Reverende Suore Adoratrici nel periodo che va dagli anni ’20 agli anni immediatamente seguenti la conclusione della seconda guerra mondiale che possono essere chiamati “rammendo” con l’aggravante di aver cucito la fodera al supporto; la modalità della manutenzione straordinaria su quelli restaurati dalle religiose; il restauro con criteri attuali su alcuni di essi.
  • Indagini diagnostiche sui filati: è un settore poco sviluppato e rappresenta un notevole avanzamento rispetto alle indagini svolte per la mostra del 1987. Attualmente si può disporre di una strumentazione assai più sofisticata che permette un’accuratezza e una precisione maggiore, aprendo nuove prospettive sulla conoscenza dei tessuti utilizzati.
  • Precisazioni storiche sull’autore dei cartoni. Una più attenta lettura dei documenti d’archivio getta nuova luce sull’autore dei cartoni delle “Storie di Sansone”, così che l’ipotesi sostenuta nel 1987 che lo identificava in Gillio Mechelaon di Malines ora può essere precisata meglio: l’autore sarebbe il pittore fiammingo Michiel Coxcie, con una conseguenza positiva per il valore storico – artistico degli stessi.

In conclusione la Mostra/Esposizione segna un innegabile progresso sulla valenza religiosa, storica ed artistica degli arazzi della Cattedrale di Cremona.

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La mostra è organizzata da Diocesi di Cremona, Comune di Cremona, UNOMEDIA srl e Fondazione Arvedi Buschini, con il patrocinio e la collaborazione di Ministero dei Beni Culturali, Expo, Padiglione Italia, Presidenza della Regione Lombardia, Provincia di Cremona, Comune di Cremona, Camera di Commercio. Con il supporto delle aziende che sostengono le attività del Museo del Violino di Cremona MDV Friends


Due eccezionali capolavori che saranno sicuramente esposti del museo diocesano, sono entrambi del 14° secolo, il primo è un capolavoro di oreficeria, la croca di San Facio, il secondo è il veneratissimo simulacro della Madonna del Popolo. Il museo Diocesano orpriamente detto si affianca a quello che, di fatto , è gà museo diocesano, ovvero il Battistero, dove è attualmente esposto l'arazzo seicentesco con Sansone che affronta il leone.



Il ruolo dell’Oleificio Zucchi SpA: ridare ai cremonesi quello che loro hanno dato all'industria di Vito Zucchi

Tra le numerose attività previste nel corso dell’anno, l’Oleificio Zucchi SpA celebra i 200 anni di attività imprenditoriale nel segno della tradizione, sponsorizzando la realizzazione del Museo Diocesano che sorgerà presso il Palazzo Vescovile di Cremona, a testimonianza del solido legame consolidatosi in due secoli di attività con il territorio e con la comunità locale.

Dal 1810 non sono infatti cambiati i valori che hanno portato l’Oleificio Zucchi ai vertici del settore oleario: Ambiente, Etica e Qualità. Così l’azienda , da sempre dinamica sia nella fornitura di olio sfuso ai principali nomi dell’industria agroalimentare sia nella commercializzazione a marchio del distributore e a proprio marchio, ha investito anno dopo anno in tecnologia e qualità  entrando a fare parte della storia non solo del territorio locale ma anche di quella dei consumi nazionali, senza però dimenticare il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa, radicato nell’impresa e attento ai bisogni e alle attese che vengono dalla società.

La decisione di sostenere la realizzazione del Museo Diocesano si inserisce proprio nel quadro di tali valori aziendali, dall’attenzione alla salvaguardia ambientale, al sostegno delle realtà sportive giovanili del territorio e di varie associazioni di volontariato sia locali che nazionali, dall’impegno per le attività didattiche a quelle culturali, come il recupero dell’altare di San Michele in Cattedrale a Cremona in occasione del 60° di fondazione della SpA.

In S. Abbondio, sede anche del museo lauretano, lascia il parroco
don Giuseppe Soldi " perché ci ama"


Tra le grandi realtà museali religiose della Diocesi di Cremona, ve n'è una in città, assai poco frequentata e quindi da troppi sconosciuta. Il museo lauretano. E' una delle tante realizzazioni di don Giuseppe Soldi che alla età di 79 anni compiuti ha salutato il suo ritiro dalla guida della parrocchia di Sant'Abbondio assunta 23 anni fa. Prende il suo posto don Andrea Foglia..

E' proprio sotto la sua reggenza che la parrocchia di Sant'Abbondio e Celso ha conosciuto momenti di grande splendore, come il restauro del chiostro bramantesco ed ancor prima la conclusione della straordinaria avventura dl restauro degli affreschi del Samachini. Insomma uno scrigno d'arte e di fede, S. Abbondio, che don Giuseppe Soldi ha preservato con una passione senza pari. Ma senza dimenticare mai la sua missione pastorale. Ha dato l'annuncio del suo ritiro dopo aver realizzato in tempi di primato, un anno di lavori seguiti personalmente, la scuola per l'infanzia. Ha accompagnato l'annuncio con una dichiarazione presa dal suo precedecessore più significativo (in via diretta don Giuseppe Soldi ha sostituito don Giulio Spoldi). Come don Natale Mosconi quando lasciò l'arcivescovado di Ferrara, Don Giuseppe Soldi ha dichiarato al Consiglio Pastorale parrocchiale: “Vi lascio perché vi amo".

Don Giuseppe Soldi resta comunque nell'appartamento più piccolo che abitò a S. Abbondio prima della ristrutturazione del chiostro.

Don Giuseppe Soldi è nato a Casalsigone l'11 maggio 1931, è stato ordinato a Gadesco il 29 giugno 1957, è andato vicario a Martignana Po in S. Lucia dal 28 novembre del1957 al 1 ottobre 1959, poi a Casalmaggiore in S. Stefano dal 1 ottobre 1959 all'8 giugno 1967, è diventato parroco di Zanengo dall'8 giugno 1967 al 18 dicembre 1973, poi è stato parroco a Castelverde in S. Archelao martire dal 18 dicembre 1973 al 9 maggio 1987 quando ha assunto la parrocchia di S. Abbondio.

A don Giuseppe Soldi i nostri auguri di un felice e meritato "Presbiterio Celeste" come la Chiesa chiama la pensione dei sacerdoti. Sulla cerimonia di congedo di don Soldi il 29 agosto 2010 dai parrocchiani qui.




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16:58:14 di Dom, 29 mar 2015