Il paradigma di 40 anni di politica cremonese senza futuroAbbiamo l’impressione che l’alienazione dell’ex Brestol Hotel passi tra la indifferenza e la rassegnazione dell’opinione pubblica cremonese, come ineluttabile conseguenza della mancanza di quattrini delle amministrazione pubbliche. Sarebbe invece una buona occasione per riflettere sul nostro passato ed anche sul presente. La corposa operazione è il paradigma di ben 40 anni di politica cremonese senza immaginazione, managerialità e futuro. E’ l’emblema della mediocrità, o peggio…, della politica cremonese in quattro decenni. Quasi mezzo secolo nel quale non è emerso un uomo politico di razza e le amministrazioni pubbliche non raggiunto autonomamente la modernità per andare al passo del domani. Consigli comunali e provinciali inconcludenti imprigionati dal gioco delle parti, perverse occupazioni di poltrone, Giunte che hanno implorato ed implorano l’elogio persino quando sbagliano, per gesti di ordinaria amministrazione che sono semplicemente il loro dovere. Dibattiti sulle mosche in mano, querelle che si sono infiammate soltanto quando hanno rappresentato gli interessi dei poteri forti, dal canto loro colpevoli della ingessatura della città (felice, ovviamente). Siamo andati a votare per cambiare, ben sapendo che ci sarebbe stato soltanto lo scambio di qualche sedia nel Salone dei Quadri. L’operazione di Toscolano Maderno induca la politica cremonese a impegnarsi in concretezza e visione del domani. Per ora i segnali sono deboli e poco incoraggianti. | |
Siamo vicini alla vendita della perla offuscata di Toscolano Maderno, l’albergo Strand Bristol, conosciuto oggi come l’Hotel Cremonese (o dell’incapacità cremonese, diciamo noi) che rimanda a fasti di inizio secolo, di proprietà della Amministrazione Provinciale. Sembra imminente la sua cessione, dopo tanti tentativi della Provincia di ricavarne qualche vantaggio, tutti falliti non tanto per l’impossibilità di farne utile uso, quanto per la mediocrità manageriale dei politici che si sono succeduti in corso Vittorio Emanuele. Chi mai trovandosi in mano un edificio e un parco nella più bella posizione di Toscolano Maderno avrebbe saputo ricavarne così poco o nessun vantaggio, da qualsiasi punto di vista (sociale, economico) se si considera la esplosione del turismo sul Lago di Garda?
Ma così è, la Provincia di Cremona non vede l’ora di disfarsene, per ricavare fondi da destinare ai pallidi management, per non dir peggio, che contraddistinguono la spesa pubblica.
Gli affari legali della Provincia hanno affidato al notaio Laura Genio l’incarico di “predisporre una relazione notarile ultraventennale sulla proprietà e sulla libertà da trascrizioni e iscrizioni pregiudizievoli dell’immobile”, in vista della “vendita da perfezionarsi entro l’anno”.
Nell’insieme il complesso è stimato 13,8 milioni di euro, potrebbe essere acquistato dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ma una stima precedente risalente a sei anni fa, aveva fissato il suo valore a 16 milioni di euro.
Come volevasi confermare: una svendita.
La storia del complesso è per molti aspetti affascinante e nel contempo demoralizzante. Il primo passo del futuro hotel Cremonese parte dalla rara cartolina sotto il titolo.
Cogliamo gli aspetti storici da un intelligente blog di uno storico locale, Adrea De Rossi, una vera miniera di informazioni sulla storia di Toscolano Maderno.
Verso la fine dell’800, sul Lungolago di Maderno nei pressi dell’ex campo ippico, sorse un grande fabbricato denominato “Villa Margherita”. Solo dal 1909 la Villa fu trasformata in albergo, uno dei primi della zona, e fu chiamato Strand Hotel Bristol: aveva innanzi a sé la spiaggia ed un pontile. Nel 1924 lo stabile fu notevolmente ampliato aggiungendo, sulla parte destra, un’ala che è leggermente più alta. Questo complesso alberghiero, uno dei primi forniti di ascensore, era gestito da un certo Windhaber, probabilmente un cittadino inglese, che in estate conduceva anche a Grado il Grand Hotel Lido.
Negli anni trenta l'albergo Bristol ebbe tracollo finanziario che lo portò al fallimento. Andrea De Rossi, che non è giovanissimo ma ha una memoria perfettamente lucida, ha il ricordo dell’asta dei mobili di quest’esercizio che si tenne nella sala da pranzo dello stesso albergo.
Lo stabile fu acquistato dal Consorzio Provinciale Antitubercolare di Cremona che lo destinò al soggiorno dei figli dei contadini, affetti da tubercolosi assistiti dalle Suore Domenicane che erano alloggiate nella vicina villetta. Quando, negli anni cinquanta, la malattia fu debellata , l’afflusso dei bambini diminuì fino a cessare completamente.
Lo stabile nel periodo della Repubblica Sociale Italiana, dal 1943 al 1945, fu requisito ed adibito a “foresteria” dove trovarono alloggio numerose personalità al seguito del nuovo governo di Mussolini, la Repubblica di Salò..
Nel 1980 il Consorzio Antitubercolare, che oramai aveva smesso la sua attività, donò l’immobile all’Amministrazione Provinciale di Cremona vincolando la destinazione d’uso al soggiorno di giovani a scopo didattico, con la possibilità di ospitare anche anziani. Ma nei fatti i propositi compresa la prospettiva di farne sede di corsi di formazione specialistica per operatori sanitari, rimasero sulla carta.
Nel 1988 vi fu un tentativo della Provincia (amministrazione Piazza) di cedere a privati l’immobile ma la caduta della stessa amministrazione, l’intervento di gruppi ambientalisti, le campagne di stampa portarono all’intervento della Prefettura di Cremona e della Pretura di Salò,e la pratica si bloccò fino al 1999 quando entrò in scena l’Istituto Ospedaliero di Sospiro.
Il 12 aprile 1999 fu sottoscritto fra il Presidente Provinciale Gian Carlo Corada e Riccardo Piccioni, Presidente dell’Istituto Ospedaliero di Sospiro un contratto della durata di 99 anni per l’utilizzo del fabbricato. Nel rispetto delle finalità espresse al momento della donazione l’Istituto di Sospiro aveva in previsione la ristrutturazione dell’immobile (spesa prevista intorno a nove miliardi delle vecchie lire) e la riconversione come residenza di villeggiatura per anziani e handicappati, riportando così la struttura alla sua originaria funzione sociale e garantendo speciali facilitazioni cremonesi. I lavori sono iniziati nel 2002 e terminati nel 2008.
Ma il Brest Bristol è vuoto, formidabile esempio di inefficienza.