Annunciato un clamoroso ricorso al Tar del LazioLa Grande Quercia minerà la realizzazione del terzo ponte"Siamo riusciti a rallentare l'avvio dei lavori ma adesso andiamo ben oltre e con una serie di documenti inoppugnabili e di dati riteniamo di dimostrare l'inattuabilità della infrastruttura - E l'Europa è con noi" - Così mentre si naviga dal ponte in ferro al sublime capolavoro naturale , l'Isola del Deserto, già minacciata dall'abbassamento fiume e dai... Lupi del PoAnnuncio clamoroso della Grande Quercia , la organizzazione ambientalista spontanea che facendo capo a nonna Mina, l'albero secolare simbolo nel pressi di Castelvetro Piacentino, ha già e non di poco fortemente rallentato la realizzazione del terzo ponte sul Po voluto da Centropadane spa. Dopo la Conferenza di Servizio dello scorso dicembre, la Grande Quercia ha, infatti, annunciato di essere passata a una fase ben più significativa della sua battaglia contro la realizzazione del terzo ponte sul Po. Nello scorso febbraio è stato presentato al TAR del Lazio un ricorso che mina con dati precisi e aggiornatissimi (sui volumi di traffico ad esempio) gli elementi fondanti usati da Centropadane per giustificare la valenza e la necessità della infrastruttura. Sono ormai quattro i progetti via via aggiornati da Centropadane, eppure i dati di traffico, per restare al caso accennato, risalgono al 2001 quando la situazione dei traffici era ben diversa ed anche il traspoporto su strada non era stato investito dalla crisi. Ma anche i dati ambientali sono significativi, tanto che l'Europa vuole vederci chiaro, si consideri che l'area naturalistica attraversata dal ponte è sotto tutela continentale. L'annuncio è stato dato nel corso della navigazione sulla Motonava Cicogna dal ponte in ferro fino ai cento ettori circa dell' Isola del Deserto, le cui caratteristiche e preziosità specialmente sotto il profilo ornitologico sono state illustrate alla numerosa stampa interventa dal prof. Riccardo Groppali. L'Isola del Deserto, isola del silenzio rotta soltanto dal canto degli uccelli, è oggi minacciata dall'abbassamento del Po che sta congiungendola sempre più frequentemente alla terra, dalla mano degli uomini che con i loro gipponi inalberano altezzosamente la definizione di Lupi del Po rompendo questa atmosfera magica e i numerosi insediamenti nidificatori. Un patrimonio da salvare, ad ogni costo. Due studi legali attrezzatissimi nel dibattito sui problemi ambientali, lo studio Gianluigi Rota di Milano, lo studio Tumbiolo di Como, sono all'attacco. La Grande Quercia: "Raccoglieremo i fondi, sosterremo l'offensiva senza risparmiare risorse. inizitive e competenze, la Grande Quercia fermerà la colata in cemento per il ponte malvagio". Nella foto di Antonio Leoni © un momento significativo della navigazione: la consegna di un germoglio di quercia da piantare ad ottobre nell'Isola del Deserto, destinata a diventare, se l'uomo rinsavirà, un grande quarceto nel corso dei decenni, come prevede Riccardo Groppali. l'Isola del Deserto che diventa una penisola
Sullo sfondo ecco la città, si notano gli 800mila metri quadri e passa della Raffineria Tamoil, prossima alla trasformazione in deposito. In primo piano l'ansa del Po ed al centro della curva la vasta area dell'Isola del Deserto. Nessuno potrebbe crederci, ma questo vastissimo parco, méta soprattutto della nidificazione degli uccelli, tutelato come parco naturale anche dall'Europa, è minacciato due volte. La prima minaccia viene dal naturale abbassamento del Po che in situazioni di siccità riduce l'isola a una penisola. Con grave danno per la naturalità dell'ambiente. Perché gli animali, in special modo gli uccelli, vengono disturbati dal facile passaggio dell'uomo sulla sabbia dalla terraferma a quella che un tempo era una inviolabile isola. Con il peggio del peggio: ne approfittano, illegalmente, i "Lupi del Po" per esibire in scorribande ed evoluzioni i loro gipponi, sconvolgendo e distruggendo molte nidificazioni, specie nella sabbia. All'uno e all'altro disastro si potrebbe però porre rimedio. Indirizzando gli escavatori di sabbia ad approfondire il braccio di Po che si sta insabbiando per mantenere in ogni caso la caratteristica al "Deserto", ovvero lo stato di Isola. Quanto ai Lupi del Po, c'è una sola cosa da fare, applicare la legge. E dissuaderli dall' Isola dei Famosi (yerribile la imitazione dei tv dipendenti...) e da facili giravolte con multe bene applicate. C'è però una terza minaccia alla quale non si potrà porre rimedio se il disperato ricorso al TAR di cui si parla in apertura di pagina non avesse successo. Questa isola sarà squarciata, violata e inesorabilmente condannata quando sarà attraversata dal traffico del terzo ponte che darà alfine davvero un senso al nome romantico di questo paradiso fluviale, riducendolo alla negazione di ogni canto di uccelli e di ogni presenza animale, proprio deserto, sic e sempliciter. Sabbia polverosa inquinata dagli scarichi. Quale comunità, riguardate la città sullo sfondo, accetterebbe mai uno sgarro del genere? Cremona? La Cremona della strada sud? La Cremona del canoista Perri e del ciellino Malvezzi, la Cremona del "sinistro" Augusto Galli che si battono per il terzo ponte e la strada sud? Lo hanno domandato molti giornalisti, anche stranieri, che nei giorni scorsi hanno solcato il Po per rendere omaggio all'Isola del Deserto. Il punto, i dubbi, le proteste su una realizzazione che sta approdando alle battute finaliIl terzo ponte cala su Cavatigozzi, ovvero sulla Cremona più debole e vessata, feeling di nuovo mancato
Tre foto di punti cruciali del tracciato da Castelvetro Piacentino al peduncolo di Cavatigozzi: da sinistra, l'attraversamento dell'Isola del Deserto e del Po poi il passaggio del canale navigabile (sullo sfondo la cascina Mensa, in primo piano il passaggio del percorso autostradale tra oleificio Zucchi e ISP Arvedi), infine la conclusione del raccordo sfiorando l'abitato di Cavatigozzi per raccordarsi al peduncolo che congiunge alla Paullese. Nuovo casello dell'A21 |
Analisi critica del progetto del raccordo autostradale Porto di Cremona-A21 a Castelvetro Piacentino)SINTESI ESTREMA (aprile 2010)INCIPIT | La politica che ne pensa? |
Nessuno si muove!Una lettera denuncia: il "peduncolo" a soli due anni dall'inaugurazione mostra preoccupanti segni di degrado , la rotatoria è una buca indegna , il mulino del 1400 è abbandonato, gli alberi muoiono, i camionisti vanno contromano e nessuno li sanziona, infine la inimmaginabile spesa per i mondiali di pesca si risolve in un degrado delle rive percorse da trattori, furgoni, auto, mentre l'iride si disputa a Bolsena! Caro direttore, |
Caro Direttore,
mercoledì 26 maggio alle ore 11 mi sono recato a SpazioComune di Piazza Stradivari. Era mia intenzione procurarmi copia cartacea del progetto definitivo del terzo ponte che tanto sta facendo discutere la nostra città e particolarmente i residenti di Cavatigozzi e Castelvetro Piacentino.
Si ascoltano opinioni diverse su utilità, costi, impatto ambientale, pericolosità delle strutture previste.
All'assemblea della sera precedente a Cavatigozzi i relatori dott. Francesco Acerbi, direttore generale di Autostrade Centro Padane, e l'ingegner Roberto Salvadori direttore tecnico del progetto, ci avevano illustrato il loro punto di vista ovviamente favorevole all'opera.
Sul fronte opposto i cittadini, i residenti, gli ambientalisti cercavano di esprimere le loro legittime perplessità. Tra le varie domande una signora si era lamentata della lentezza ed incompletezza con cui le era stata fornita la documentazione richiesta da Centro Padane. Le era stato risposto da uno dei due relatori che "aveva sbagliato indirizzo": si doveva rivolgere al suo Comune.
Allora questa mattina, visto che restavano solo quattro giorni per visionare il progetto ed esprimere al Comune osservazioni e proposte relative, mi sono recato all'indirizzo "giusto" per avere copia del progetto.
L'addetta non ne aveva notizia ed è cominciato un vorticoso giro di telefonate. La segretaria del vice-sindaco mi ha cortesemente rimandato all'ufficio urbanistica. L'ufficio urbanistica mi ha comunicato che per avere copia cartacea del progetto dovevo fare richiesta scritta ed attendere un congruo numero di giorni.
Ho fatto notare che i termini di presentazione scadevano e l'addetto mi ha comunicato che potevo visionare i quattro faldoni nell'ufficio.
A mia volta ho fatto notare l'assurdità della situazione. Molto cortesemente mi è stato detto di rivolgermi ad autostrade Centro Padane.
Tornavo all'indirizzo "sbagliato".
Telefonata ed accordo successivo per aver copia del progetto ma solo in forma digitale nel pomeriggio.
Alle 14,30 mi reco a Centro Padane e, dopo breve attesa, arriva l'agognata copia del progetto in DVD. Mentre sto per andarmene entra il direttore generale dott. Francesco Acerbi. Ci salutiamo e mi intrattiene per una buona mezz'ora sui temi sviluppati nell'assemblea.
Mi ricorda qualità e serietà del lavoro svolto, suo impegno ambientale in questo ed altri progetti. Invita me e gli altri interessati a farsi coinvolgere verificando i livelli di qualità e sicurezza del lavoro proposto. Ribadisco le mie posizioni critiche rispetto ad utilità, utilizzo di materiali, opportunità, costi, sicurezza ed impatto ambientale dell'opera.
Il direttore mi regala copie della pubblicazione "Autostrade e territorio. Un progetto di integrazione ambientale" e le opere di mitigazione ambientale e compensazione illustrate in modo approssimativo all'assemblea, mi appaiono come povere foglie di fico per far accettare agli abitanti delle zone interessate un progetto già deciso.
Ultimo appunto sul DVD ricevuto: i cittadini hanno quattro giorni di tempo per visionare 909 megabyte tra documenti e cartine e fare le loro considerazioni. Nelle cartelle presenti, ordinate da "a" fino a "z" stranamente mancano, non so per qual motivo, le cartelle "b", "f", "g", "i" ed "r". Errore di numerazione o cosa?
Per gli eroi che volessero cimentarsi nell'impresa da Guinness le osservazioni e proposte vanno fatte protocollare entro 60 giorni dal 31 marzo 2010 (data da cui il progetto è a disposizione) presso il Comune di Cremona - Ufficio Gestioni Territorio, via Aselli 13 e inviate per conoscenza anche a Autostrade Centro Padane SPA Località San Felice, Provincia di Cremona Corso Vittorio Emanuele 17, Regione Lombardia - Direzione infrastrutture e Mobilità, via Taramelli 12, 20124 Milano.
Prof. Ugo Di Felice
Ecco il rendering ovvero la costruzione paesaggistica virtuale dell'ultimo progetto del terzo ponte (che, come si vede, prevede anche una pila nel letto del fiume! Si era sempre pensato che il Po venisse sorpassato d'un balzo dal ponte strallato. Il passo è più corto, evidentemente. La immagine va dall'Isola del Deserto, a sinistra, alla sponda cremonese all'altezza di Cavatigozzi - Spinadesco. Balza subito all'occhio il passaggio delle corsie nell'Isola del deserto, con tutti i pilastri. In una situazione come questa, non ci sarà un animale della preziosa fauna locale, uno dei rari esempi nel Po, che resisterà alla calata massicia dei gas di scarico. Addio ecosistema, cara Prestigiacomo che ha espresso parere favorevole in ossequio alla difesa ambientale. L'Isola del Deserto è finita. Ma quanti se ne proccupano?
L'immagine è stata presentata alla riunione delle commissioni istituzionali competenti nel salone dei Quadri del Comune di Cremona. Passiamo poi alla seconda constatazione: ci sono i cittadini che vantano le loro ragioni, cittadini di serie A e cittadini di serie B, evidentemente.
L'incontro più importante e probabilmente più "caldo" si avrà questo martedì sera nella sala parrocchiale di Cavatigozzi alle ore 21 ove i tecnici della CentroPadane si misureranno con gli abitanti di Cavatigozzi e Spinadesco e con i rappresentanti del comitati ambientalisti. Il ponte è tutto in acciaio, un' unica campata, costo 200 milioni di euro o qualcosa meno se verranno rispettate le previsioni del presidente della Centropadane che ha parlato invece di un investimento di circa 180 milioni. A tre corsie per ogni senso di marcia. Il percorso che attraversa il Po è lungo circa 200 metri. Osservazioni entro la fine di maggio (incredibile: siamo al 24 di maggio, pochi sono stati attenti: l'iter della Centropadane per ammettere le osservazioni è peraltro corretto perché il progetto è a disposizione dal 31 marzo, dunque nei 60 giorni previsti dalla legge.
Un presidente della Centropadane Augusto Galli piuttosto agitato, in consiglio comunale aveva sostenuto che chi ha insinuato che il terzo ponte sia un mezzo per garantire concessione e poltrone alla società oltre il limite di scadenza della concessione Anas (2011) non dice il vero perchè la proroga della concesione non è stata altro che l'esito di una serie di atti di compensazioni del governo verso le società autostradali che erano state obbligate a mantenere invariate le tariffe. Si è anche scagliato con calore inusitato contro chi ha affermato che per attraversare il ponte si dovrà pagare un pedaggio. Il ponte sarà completamente libero.
Dissipatosi il clima furente del Presidente, l'ingegner Salvadori ha dato alcuni dettagli tecnici relativi all'opera. Due gli aspetti interessanti, il primo di carattere ambientale che peraltro allarmerà non poco gli abitanti di Cava perchè prevede spostamenti di piantumazioni per creare, comunque, una serie di di barriere ed elementi dissipatori, il che ovviamente rimanda il pensiero all'inquinamento che si scaricherà su Spinadesco e Cava (come se ne avessero bisogno).
L'altro aspetto sono le due enormi rotatorie che si aggiungono a quella già esistente, posta a confluenza tra via Acquaviva - Codognese e Peduncolo. In particolare è stato imposto di salvaguardare la cascina Mensa in via Riglio. Qui si può verificare un pericoloso imbottigliamento del traffico perché la carreggiata passa a due corsie con una limitazione di velocità a 40 chilometri orari. L'altra rotatoria è prevista tra via Riglio e via Acquaviva. La carreggiata va in parallelo con la linea ferroviaria pro Arvedi - Zucchi della quale è previsto il raddoppio dei binari.
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Dunque ancora poche ore per mettersi al passo? Ci giunge una marea di proteste . Una per tutte: "Sei giorni per presentare le osservazioni al progetto del terzo ponte? Che, tra l'altro, differisce notevolmente dai rendering diffusi in passato (mancano i piloni verticali... e poi il precedente era rivestito in cotto... e prevedeva un inutile ristorante in cima ad un pilone).
Avendo a disposizione solo 5 giorni, quindi, si tratterebbe di una applicazione della legge esatta ma nel contempo accopagnata da un profondo silenzio sull'avvicinarsi della scadenza dei termini .
Il costo, poi, 200 milioni di euro (Galli ha corretto a circa 180) è una cifra stellare: un architetto informa che i ponti di Calatrava sopra l'autostrada a Reggio Emilia sono costati 35 milioni di euro complessivamente. "E sono 3 ponti, non uno. (http://it.wikipedia.org/wiki/Ponti_strallati_di_Santiago_Calatrava) Ora, può essere che architetti ed ingegneri di Centropadane siano più bravi di Calatrava... ma pare improbabile". vanno peraltro considerati i chilometri di accesso al terzo ponte che immaginiamo siano compresi nel costo dell'opera principale.
Tecnici peraltro sostengono che i costi del ponte di Cremona non sono certo defitibvi e probabilmente radoppieranno. Una enormità.
Ad ogni modo, ecco il dettaglio dei ponti a vela di Calatrava: "Il progetto commissionato all'architetto Santiago Calatrava dal comune di Reggio Emilia vede i ponti come segno distintivo per la riqualificazione di tutta l'area a nord della città.
Il progetto completo, che prende il nome di Le Vele, prevede, oltre ai tre ponti strallati, anche un'avveniristica copertura ad onda del casello dell'Autostrada A1 e la costruzione della stazione della linea ferroviaria Alta velocità che prende il nome di Reggio Emilia AV e che, tra l'altro, costituisce l'unica fermata della nuova Milano-Bologna.Il costo complessivo dei 3 ponti è stato di 35 milioni di Euro. Ecco la descrizione: tre ponti strallati, visibili da diversi chilometri di distanza, sono parte integrante dell'asse viario attrezzato che collega Reggio Emilia con Bagnolo e con la parte nord della città dove si trovano, tra l'altro, i maggiori insediamenti industriali reggiani e la zona fieristica.
Il ponte centrale, perfettamente visibile dalla Autostrada A1, è un ponte strallato (cioè con "stralli", o funi) in acciaio verniciato bianco lungo 220 metri e alto mel suo massimo punto 50 metri, largo nella piattaforma stradale quasi 27 metri e pesante 4.000 tonnellate di acciaio interamente saldato.I ponti sono stati inaugurati il 20 ottobre 2007". Saranno anche minori come lunghezza, però... Ecco la foto, in alto.
Peraltro, si si guarda al Ponte dell'Alamillo a Siviglia sempre di Calatrava è stato costruito in soli 31 mesi ed ha una luce sopra l'acqua di 200 metri, esattamente come la luce del ponte sul Po previsto a Cremona.Due corsie stradali arcuate, stradali arcuate, poste 1,6 metri al di sotto del passaggio pedonale che le divide al centro. Costo equivalente rapportato alla svalutazione della moneta, oggi, sarebbe 40 milioni di euro. Risale al 1992... E vogliamo mettere l'evidente differenza di impatto archittonico?
Si sono riuniti in molti nella sala dell'oratorio che Cavatigozzi per conoscere le ragioni del terzo ponte che si abbatte su una frazione di Cremona già gravata da problemi ambientali pesantissimi, da aziende a rischio ed altro. Ma perchè proprio qui? Perchè non a Nord di Cremona? La salute di questo migliaio di cittadini non ha alcun peso? E la tutela dell'ecosistema? Interrogativi che sono volati come farfalle notturne.
Dopo una lunga quanto inutile presentazione del progetto (come andare al cinema, la pellicola è quella...), dopo qualche contestazione ha tagliato corto il direttore generale, il barbuto Francesco Acerbi il quale ha affermato che in buona sostanza tutto si può dire, bene o male, a torto o ragione, ma a questo punto dell'iter autorizzativo non c'è possibilità di cambiare. Il ponte i cittadini cremonesi di serie B se lo devono beccare, ovvero concludiamo noi... prender su e andare a casa. Dal che sono risultati inutili i documenti che circolavano nella platea. Il più interessante è quello di prospettiva che pone un delicato problema riguardo alla composizione dell'assetto societario di Centropadane. Denunciava: "Non può giuridicamente esistere una situazione nella quale l'ente da parte sia obbligato alla tutela sotto tutti i profili del proprio territorio e contemporaneamente sia socio della società che persegue un interesse economico tanto contrastante con il primo da essere irrealizzabile se non a prezzo del sacrificio del territorio stesso. Tutti gli atti deliberativi assunti dagli enti pubblici territoriali che si trovano in conflitto di interessi sono quindi illegittimi sotto tutti i profili e non possono legittimamente esserne assunti di nuovi fino a che la situazione di conflitto permane.
Le soluzioni possono essere soltanto due:
1) Centropadane si astiene dalla realizzazione di opere autostradali nel territorio degli enti che rivestono la qualità di socio.
2) Gli enti pubblici territoriali escono dalla compagine sociale.
Allo stato attuale, comunque, a fronte di un clamoroso conflitto di interessi, il Comune di Cremona deve astenersi da qualunque attività deliberativa in qualunque modo collegata al progetto di realizzazione del terzo ponte. Lo stesso discorso vale per gli altri enti pubblici territoriali".
Nessuna speranza che qualcuno ci faccia caso. Eppure l'autostrada sopra Cava non era inevitabile. In un documento altrettanto circolante in sala sono state elencate almeno quattro soluzioni alternative e meno invasive. Ma Acerbi ha chiaramente affermato che Centropadane persegue proprie logiche industriali. Evidentemente gli Enti locali sposano questo fine primario. E si adeguano. Il che riporta al documento in neretto corsivo di cui sopra, così ridotto a parole vuote. Uscendo insoddisfatto un cittadino ha commentato. "Ci hanno convocato per poter dire domani che loro sono democratici, informano i citadini. Sì, ci informano quando ormai non c'è più nulla fare. Un simulacro di democrazia, immagine esteriore che non corrisponde più a realtà".
•Ma che disastro la serata informativa. E senza nessun effetto concreto...
Alle proposte alternative (si veda sopra quella dell'ex sindaco di Pizzighettone Ventura che individua un percorso alternativo tenendo conto delle esigenze di sviluppo industriale) si aggiunge l'intervento di Ezio Corradi più attento al traffico locale. Con una constatazione davvero di grande impatto. All'estero si realizzerebbe un sistema quasi uguale a una metropolitana di superficie. Il rappresentante del Coordinamento dei comitati ambientalisti della Lombardia afferma che il trasporto pubblico esistente è in grado di dare risposte al traffico di questa zona, nella quale il comune di Castelvetro aveva rilevato, agli albori del progetto, un traffico medio giornaliero tra i 20.000 e i 25.000 veicoli al giorno. "E' possibile organizzare un sistema di mobilità integrata ferrovia - bus ad alta frequenza in grado di offrire, utilizzando le infrastrutture attuali, fino ad un massimo di 75.000 posti al giorno". Come? Utilizzando i treni esistenti sulle tratte Cremona - Piacenza e Cremona Fidenza, razionalizzandone gli orari e mettendo più vagoni. E realizzando infrastrutture che facilitino l'approccio degli utenti a questo mezzo di trasporto, ad esempio, realizzando stazioni "leggere" sul tipo delle metropolitane di superficie dei Paesi europei, con marciapiedi a livello delle porte d'ingresso dei convogli. A tutto si potrebbe giungere creando sinergie tra la volontà politica delle istituzioni locali (provincia e Comune, in accordo con quelli della sponda piacentina) che invece sembrano avere accettato il progetto di Centropadane per l'ormai noto raccordo autostradale Cavatigozzi - Castelvetro, lungo 12 km.
Però, gli enti ufficiali cercano alibi e le associazioni di categoria tacciono. Loro, silenzio tombale. Come sempre.
Come nel 1985, quando le FS decisero di vendere ai rottamai il vecchio ponte ferroviario, in attesa del nuovo, passato in servizio nel maggio 1990. Erano sindaco di Cremona Renzo Zaffanella e presidente della Provincia Renzo Rebecchi. Un pentimento mai abiurato, posto che lo smantellamento si concluse nel maggio del 1991 con l’arrivo degli ultimi pezzi alla fonderia bresciana di Gianico.
Il terzo ponte c’era. E con i suoi pilastri coperti da erbacce c’è ancora. Eccolo nella foto di Antonio Leoni©. Potrebbe fornire una comoda alternativa ai frequenti lavori di riabilitazione del ponte stradale centenario. Avrebbe tolto molto traffico automobilistico dal ponte principale, fornendo una terza corsia nell’emergenza e forse anche nella normalità.. Entrarono in campo a difesa del terzo ponte alcuni cittadini meritevoli ed in pieno, un settimanale, “Mondo Padano” non ancora in mano al potentatato agricolo.
Questo senso di vuoto, questo silenzio opportunistico o semplicemente ignorante, è rimasto, ed ha accompagnato la fase di avanzamento del progetto del terzo ponte stradale. Eppure non sono mancato le voci che invitavano a correggere il tiro. Che invocavano, se non altro, di portare il nuovo terzo ponte a nord. Persino l’intervento autorevole della Regione Emilia Romagna è andato a vuoto a Cremona. Nessun dibattito silenzio assoluto, un’altra volta. I cremonesi nella Cremona ufficiale non hanno reale diritto di parola. Si pensi alla farsa, allo sgarbo se vogliamo dargli tutto il peso che merita, di due sedute di informazione pubblica alla vigilia della caduta dei termini per le osservazioni ufficiali per un progetto complesso come quello proposto dalla Centropadane.
Ad ogni modo, il terzo ponte c’è. Eccolo qui. Ad ammonire, in primo luogo. Non servirà alla zona industriale, ma alla città certamente. Saremo ancora noi, rappresentanti dei cittadini inermi e senza potere, a levare questo grido? Non dimenticatelo.
Tre ponti sul Po: altra immagine del ponte fantasma... (foto A. Leoni. scattata in occasione della piena del 30 aprile 2009).
"Un efficiente sistema di mobilità pubblica integrata, dai costi ampiamente ridotti rispetto alla nuova bretella autostradale può contribuire ad un considerevole abbassamento dell'inquinamento, atmosferico e acustico, prodotto dal traffico stradale. Meglio ancora se l'intermodalità fosse garantita da un sistema filoviario per raccordare le fermate del treno, divenuto praticamete metropolitana, ai punti strategici da raggiungere.
Anche secondo il rappresentante degli ambientalisti Corradi oltre alla mobilità privata anche quella del traffico merci trarrebbe vantaggi dal potenziamento delle ferrovie, utilizzando così appieno le potenzialità del ponte ferroviario adiacente al vecchio ponte in ferro rifatto da pochi anni con un notevole investimento. Il raccordo ferroviario realizzato tra area industriale del porto canale (l'Isp Arredi ha in progetto di potenziare quello a servizio dello stabilimento) e lo scalo merci di Cavatigozzi rappresenta un'infrastruttura già esistente e funzionale a questo tipo di discorso.
"Utilizzando le inee ferroviarie presenti da est e da nord di Cremona è possibile realizzare un collegamento di tipo metropolitano da e per le località poste sulle linee verso sud. Mentre da Piacenza e Fidenza si potranno realizzare collegamenti con fermate nei centri del territorio cremonese e nella città di Cremona, oltre alla stazione ferroviaria, anche nella zona Po - canottieri, in via Ghinaglia, allo stadio, all'ospedale, (con bus navetta), nella zona Fiera, a Gadesco e fino a Malignino.".
Ma il nuovo ponte, come è noto, non punta soltanto a miglioramenti infrastrutturali... altrimenti la proposta Corradi, avveniristica e di grande impatto, non avrebbe rivali.
Caro Direttore,
abbiamo letto le rassicurazioni del dg di CentroPadane in merito alla salvezza di Nonna Quercia, ma non condividiamo che trenta metri di rispetto possano salvare a lungo la vita di una maestosa, grande e antica pianta come lei, dal momento che verrebbe a trovarsi accanto ad una sopraelevata di 12 metri, a sei corsie e, soprattutto, immersa nello smog!
Se le siepi del centro di Castelvetro sono morte avvelenate per i gas di scarico, quale può essere il futuro della quercia? E quello di chi vive dove passerà questo gigante di cemento? Il problema dell’inquinamento non si risolve spostando la fonte, ma ripensando il sistema della mobilità!
E che dire dell’Isola del Diavolo, degli Spiaggioni di Spinadesco e delle altre magnifiche zone che non godrebbero nemmeno del “favore” dei 30 metri, perché attraversate in pieno e invase dai piloni?
A fronte di questo, i “benefici” sarebbero nuove industrie, nuove case e quindi nuove infrastrutture minori di collegamento… ma il nostro territorio ne ha davvero bisogno?
Forse non è un caso che se ne sia cominciato a parlare pubblicamente troppo tardi, quando ormai tutto è in fase avanzata di approvazione…
Ai cittadini sono stati dati ufficialmente sessanta giorni (ma le conferenze di presentazione sono state fatte molto a ridosso della scadenza!), mentre alcuni che dovrebbero conoscere progetto e tracciato dopo oltre dieci anni ancora lo ignorano, ma lo hanno approvato! Si aggiunga che quei cittadini che hanno espresso le proprie perplessità o aperte contrarietà non hanno ricevuto alcuna risposta.
Responsabile della Comunicazione dell'Associazione UNA Cremona (Uomo-Natura-Animali) comunicazione@unacremona.it