Inchieste e fatti



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Annunciato un clamoroso ricorso al Tar del Lazio

La Grande Quercia minerà la realizzazione del terzo ponte

"Siamo riusciti a rallentare l'avvio dei lavori ma adesso andiamo ben oltre e con una serie di documenti inoppugnabili e di dati riteniamo di dimostrare l'inattuabilità della infrastruttura - E l'Europa è con noi" - Così mentre si naviga dal ponte in ferro al sublime capolavoro naturale , l'Isola del Deserto, già minacciata dall'abbassamento fiume e dai... Lupi del Po

Annuncio clamoroso della Grande Quercia , la organizzazione ambientalista spontanea che facendo capo a nonna Mina, l'albero secolare simbolo nel pressi di Castelvetro Piacentino, ha già e non di poco fortemente rallentato la realizzazione del terzo ponte sul Po voluto da Centropadane spa.

Dopo la Conferenza di Servizio dello scorso dicembre, la Grande Quercia ha, infatti, annunciato di essere passata a una fase ben più significativa della sua battaglia contro la realizzazione del terzo ponte sul Po.

Nello scorso febbraio è stato presentato al TAR del Lazio un ricorso che mina con dati precisi e aggiornatissimi (sui volumi di traffico ad esempio) gli elementi fondanti usati da Centropadane per giustificare la valenza e la necessità della infrastruttura. Sono ormai quattro i progetti via via aggiornati da Centropadane, eppure i dati di traffico, per restare al caso accennato, risalgono al 2001 quando la situazione dei traffici era ben diversa ed anche il traspoporto su strada non era stato investito dalla crisi. Ma anche i dati ambientali sono significativi, tanto che l'Europa vuole vederci chiaro, si consideri che l'area naturalistica attraversata dal ponte è sotto tutela continentale.

L'annuncio è stato dato nel corso della navigazione sulla Motonava Cicogna dal ponte in ferro fino ai cento ettori circa dell' Isola del Deserto, le cui caratteristiche e preziosità specialmente sotto il profilo ornitologico sono state illustrate alla numerosa stampa interventa dal prof. Riccardo Groppali.

L'Isola del Deserto, isola del silenzio rotta soltanto dal canto degli uccelli, è oggi minacciata dall'abbassamento del Po che sta congiungendola sempre più frequentemente alla terra, dalla mano degli uomini che con i loro gipponi inalberano altezzosamente la definizione di Lupi del Po rompendo questa atmosfera magica e i numerosi insediamenti nidificatori. Un patrimonio da salvare, ad ogni costo. Due studi legali attrezzatissimi nel dibattito sui problemi ambientali, lo studio Gianluigi Rota di Milano, lo studio Tumbiolo di Como, sono all'attacco. La Grande Quercia: "Raccoglieremo i fondi, sosterremo l'offensiva senza risparmiare risorse. inizitive e competenze, la Grande Quercia fermerà la colata in cemento per il ponte malvagio".

Nella foto di Antonio Leoni © un momento significativo della navigazione: la consegna di un germoglio di quercia da piantare ad ottobre nell'Isola del Deserto, destinata a diventare, se l'uomo rinsavirà, un grande quarceto nel corso dei decenni, come prevede Riccardo Groppali.

l'Isola del Deserto che diventa una penisola


Ecco una immagine con molte valenze. D'estate, la calura. Nella foto aerea scattata a metà giornata, si coglie l'esplodere dell'estate nella foschia azzurrina che si estende sulla pianura addormentata, quasi stordita.

Sullo sfondo ecco la città, si notano gli 800mila metri quadri e passa della Raffineria Tamoil, prossima alla trasformazione in deposito. In primo piano l'ansa del Po ed al centro della curva la vasta area dell'Isola del Deserto. Nessuno potrebbe crederci, ma questo vastissimo parco, méta soprattutto della nidificazione degli uccelli, tutelato come parco naturale anche dall'Europa, è minacciato due volte.

La prima minaccia viene dal naturale abbassamento del Po che in situazioni di siccità riduce l'isola a una penisola. Con grave danno per la naturalità dell'ambiente. Perché gli animali, in special modo gli uccelli, vengono disturbati dal facile passaggio dell'uomo sulla sabbia dalla terraferma a quella che un tempo era una inviolabile isola.

Con il peggio del peggio: ne approfittano, illegalmente, i "Lupi del Po" per esibire in scorribande ed evoluzioni i loro gipponi, sconvolgendo e distruggendo molte nidificazioni, specie nella sabbia. All'uno e all'altro disastro si potrebbe però porre rimedio. Indirizzando gli escavatori di sabbia ad approfondire il braccio di Po che si sta insabbiando per mantenere in ogni caso la caratteristica al "Deserto", ovvero lo stato di Isola. Quanto ai Lupi del Po, c'è una sola cosa da fare, applicare la legge. E dissuaderli dall' Isola dei Famosi (yerribile la imitazione dei tv dipendenti...) e da facili giravolte con multe bene applicate.

C'è però una terza minaccia alla quale non si potrà porre rimedio se il disperato ricorso al TAR di cui si parla in apertura di pagina non avesse successo. Questa isola sarà squarciata, violata e inesorabilmente condannata quando sarà attraversata dal traffico del terzo ponte che darà alfine davvero un senso al nome romantico di questo paradiso fluviale, riducendolo alla negazione di ogni canto di uccelli e di ogni presenza animale, proprio deserto, sic e sempliciter. Sabbia polverosa inquinata dagli scarichi. Quale comunità, riguardate la città sullo sfondo, accetterebbe mai uno sgarro del genere? Cremona? La Cremona della strada sud? La Cremona del canoista Perri e del ciellino Malvezzi, la Cremona del "sinistro" Augusto Galli che si battono per il terzo ponte e la strada sud?

Lo hanno domandato molti giornalisti, anche stranieri, che nei giorni scorsi hanno solcato il Po per rendere omaggio all'Isola del Deserto.

Il punto, i dubbi, le proteste su una realizzazione che sta approdando alle battute finali

Il terzo ponte cala su Cavatigozzi, ovvero sulla Cremona più debole e vessata, feeling di nuovo mancato


Tre foto di punti cruciali del tracciato da Castelvetro Piacentino al peduncolo di Cavatigozzi: da sinistra, l'attraversamento dell'Isola del Deserto e del Po poi il passaggio del canale navigabile (sullo sfondo la cascina Mensa, in primo piano il passaggio del percorso autostradale tra oleificio Zucchi e ISP Arvedi), infine la conclusione del raccordo sfiorando l'abitato di Cavatigozzi per raccordarsi al peduncolo che congiunge alla Paullese.

Nuovo casello dell'A21
a Castelvetro Piacentino


Ecco il tracciato del nuovo casello di Castelvetro Piacentino. Sotto in tracciato inn carta, sopra in foto il nuovo percorso che sfiora il centro commerciale Verbena, Nella carta, in verde, a destra piccolo lo sbocco dell'attuale casello autostradale do Castelvetro.



Sul terzo ponte minuetti e ciaccone di maggioranza e presunta opposizione PD alla commissione congiunta Politiche Urbanistiche

Spunta un'altra novità, la variante della variante: con l’accesso alla zona industriale già tra Arvedi e Zucchi, ecco a valle per circa 300 metri un percorso tra SOL e Consorzio Agrario: cresce il rischio d'incidente rilevante

Ulteriore proposta: linea ferrovia oltre il canale, dove però non ci sono imprese che usano il binario!


Alla ormai tristemente famosa riunione degli abitanti di Cavatigozzi l'ing. Salvadori della Centropadane aveva parlato di un tracciato definito. Invece le osservazioni del Comune di Cremona propongono alla conferenza di servizio una importantissima innovazione. Salta o s'affianca al passaggio della autostrada tra l'acciaieria ISP e l'Oleificio Zucchi (riga gialla) un accesso spostato a valle tra la ditta SOL e il mangimificio del Conzorzio Agrario (riga rossa) e nel mezzo viene inserito un prolungameno della linea ferroviaria (linea azzurra) che sfiora l'Abibes (e dà i brividi al pensiero di Viareggio) per lanciarsi oltre il canale (linea azzurra). Ci si domanda se cambiamenti di questo tipo a quanto pare di capire recepiti dalla società Centropadane cittadini abbiano o no diritto di esprimere nuove osservazioni nel termine dei 60 giorni. Tenendo conto del pesante aggravamento dei rischi (dei quali maggioranza e opposizione non hanno detto ahi, e bahi).


Gli amorosi sensi tra maggioranza e opposizione PD si rafforzano tra minuetti e ciaccone a proposito del terzo ponte, l’ultimo grande errore urbanistico di Cremona, collocato non a nord, con costi contenuti, ma dentro l’area più affollata e densa di pericoli del territorio, coinvolgendo Cavatigozzi, Sesto Cremonese e Spinadesco (come se i poveretti non ne avessero già a sufficienza) al costo di oltre duecento milioni di euro che promette di aumentare a trecento e forse addirittura di raddoppiare. Una cifra enorme.
Nessun pentimento, anzi una fervida adesione, nessuna considerazione delle presenze di aziende a rischio rilevante. Il pericolo per la popolazione non interessa nessuno, neppure dopo il dramma di Viareggio. Solo un minuetto appunto, attorno ai problemi che già in se stessi, peraltro denunciano la criticità (per non dire assurdità) dell’intera operazione.
Giustamente ha rilevato il cosigliere Dusi nella riunione di questo lunedì della commissione Politiche Urbanistiche che ha visto insieme consiglieri provinciali e comunali. Come Lapalisse, ma con piena ragione, Dusi ha dedotto che se le osservazione del Comune di Cremona in vista della conferenza di servizio chiedono massicciamente azioni di mitigazione e di compensazione del disagio della popolazione, allora vuol dire che l’operazione cade sulla sua testa e che si cerca di tener buoni i cittadini con le compensazioni, ovvero con qualche caramella ambientale. Meglio sarebbe, posta la condizione disperata del territorio cremonese, che i 200 o 300 milioni venissero spesi per risolvere la gran parte o quasi tutti i problemi ambientali che lo percuotono.
Questo è lo scenario di fondo della commissione Politiche Urbanistiche, che peraltro ha avuto il suo colpo di scena. A poco più di due mesi dall’ultimo progetto presentato il 31 marzo, la Centro Padane ha presentato su indicazione del Comune di Cremona, la variante della variante. Un accesso all’area industriale, spostato di 300 metri verso il porto.Si veda nel disegno approssimativo. Ovvero di male in peggio perché l'accesso si pone tra la SOL, azienda che riempie bombole di ossigeno, ed il Consorzio agrario, e comunque a modestissima distanza dalla Abibes.

La giustificazione ufficiale è che così sarà meglio servito il porto. Secondo quanto ha fatto presente il vice sindaco , Arvedi e Zucchi hanno chiesto una protezione in caso di incidenti o di slittamenti nel ghiaccio con il rischio di vedersi piombare addosso qualche veicolo incidentato.
Con l’accesso 300 metri più a valle, il rischio entra addirittura nel cerchio di pericolosità estrema della SOL.
Non finisce qui il balletto amoroso: nella ciaccona entra con un nuovo passo il comune di Cremona chiedendo un’estensione dei collegamenti ferroviari fin oltre il canale navigabile. Dove però non si conta alcuna azienda che usi il binario. Via così.
Si va alla conferenza. Le osservazioni pervenute al comune sono 18 con la firma di: 1- Paola Rugarli , 2- Oleificio Zucchi, 3- Fabrizio Bonali,4- Gaboardi e Cabrini, 5- Gabriele Romani, 6 -Claudio Ardigò, 7 - Donatello Sesanna ed Evro Bissolati, 8 -Luigi Ermete Lazzari,9 - Castelvetro per Te, 10- Raffaella Rugarli,11- Ezio Corradi, 12 -Luigia Aldina Stroppa, 13 -Carlo Politi, 14 - Vito Pierluigi, Anna Gerevini, 15- Margherita Strazzoni, 16 -Morini, Monfredini, Baroncelli, Mazzata, 17- Maria Grazia Balestreri, 18 -Luigi Frigoli.


Analisi critica del progetto del raccordo autostradale Porto di Cremona-A21 a Castelvetro Piacentino)

SINTESI ESTREMA (aprile 2010)


INCIPIT
Non vi è alcuna dimostrazione circostanziata e oggettiva della superiorità del progetto proposto rispetto alla soluzione della Gronda nord, ...che appare la meno impattante”.
(Regione Emilia-Romagna, Delibera di Giunta GPG/2009/821 del 25/05/09, nel documento di 53 pagine di osservazioni al parere VIA, non recepite dal Ministero dell’Ambiente).

Di cosa stiamo parlando?
E’ un raccordo autostradale di 12 km di collegamento tra la sponda cremonese (lombarda) e la sponda piacentina (emiliana).
Prevede un nuovo ponte di 200 metri con i piloni in acqua sul Po, l’attraversamento della zona golenale e di circa 9 km del territorio rurale di Castelvetro piacentino.

A che punto è il progetto?
· Ha ottenuto la VIA ed è stato ripubblicato come definitivo il 31/03/10, recependo alcune prescrizioni.
· Il progetto (così come il Decreto VIA) non ha preso in considerazione il parere della Regione Emilia-Romagna, ovvero un documento di 53 pagine, fitto di osservazioni.

Contesto ambientale e impatti
· Contesto golenale fluviale e agricolo di grande rilievo.
· Frazionamento e inutilizzabilità delle aree agricole.
· Sottrazione di suolo (quasi 300 ettari di aree golenali, zone agricole di pregio, piccole aziende agricole).
· Devastazione di SIC e ZPS. Verranno deturpate TRE zone tutelate a livello europeo (tra cui Spiaggioni di Spinadesco e Isola del Deserto).
· Frammentazione habitat di riproduzione per 1000 ettari.
· Interruzione corridoio ecologico fluviale.
· Perdita diretta e cospicua di animali tutelati (pesci e uccelli).
· Il tracciato passa attraverso una zona (il progetto non ne tiene conto) di industrie a rischio di incidente rilevante (Acciaieria Arvedi; ditta Abibes, deposito GPL; oleificio industriale Zucchi; ditta SOL, stoccaggio di gas medicali compressi).
Vi è la pressoché completa assenza di scelte progettuali alternative a basso impatto ambientale, a giustificazione di questo progetto.

Flussi di traffico
· Il traffico pesante che attraversa Castelvetro Piacentino verso Cremona è di circa 3.000 veicoli/giorno (ridotti del 10% negli ultimi anni)
· Il progetto iniziale dell’opera (2005) prevedeva un traffico al 2020 di 12.000 veicoli/giorno; il progetto del 2008 ha spostato al 2033 le stime, aumentando il flusso a 43.000 veicoli/giorno.


La politica che ne pensa?
· Il progetto ha l’avallo di tutte le forze politiche
· Solo alcuni ex amministratori (soprattutto urbanisti) ritengono sbagliato il progetto
· L’unico ente che ha avanzato pesanti riserve è la Regione Emilia Romagna, che ha elaborato un documento di 53 pagine sul progetto, non accolto dal ministero nel parere VIA (proposta numero GPG/2009/821 del 25 maggio 2009).

Il futuro socio-economico dell’area
Il progetto “utilizzerà” circa 300 ettari di suolo, tra aree golenali, paesaggi agricoli pregiati, dove vivono e sono attive aziende agricole, biologiche e agriturismi, ovvero i segni più positivi e concreti (e sostenibili) per rilanciare queste aree sul piano socio-economico.

Il coinvolgimento di popolazione, società civile e istituzioni
· Rispetto all’impatto gigantesco in un territorio che interessa due regioni, il progetto non è stato comunicato in extremis e non in modo completo e sistematico, né ai cittadini, né agli amministratori, sia locali, sia provinciali, sia regionali.

Variabili socio-economiche
· Il costo preventivato nel 2005 (€ 220 milioni,) è ritenuto molto rischioso (IRR negativi), dal consulente esterno di Centropadane (TRT, 2005).
· Non è stato fatto alcuno studio largamente attendibile che metta a confronto i benefici di traffico (analisi costi/benefici) con i costi ambientali e sociali a medio e lungo termine.

Alcuni punti deboli del progetto
· Il progetto non ha preso in considerazione diverse alternative progettuali, pure esistenti, molto meno costose e impattanti.
· Non è il frutto di una riflessione ampia e articolata di pianificazione territoriale.
· E’ superato, perché non è più coerente e integrato con le nuove infrastrutture sul territorio (polo logistico Monticelli d’Ongina; autostrada CR-MN)

Le alternative possibili
· Il progetto non presenta alternative, se non citando quella denominata “Bretella Spinadesco - Casello autostradale Cremona, detta “gronda nord”, che non prevede alcun ponte sul fiume Po, ma sfrutta la viabilità già esistente (è lo stesso parere della Regione Emilia Romagna, nel documento già citato).
· Altra soluzione. Poiché il principale problema è il traffico pesante nel centro di Castelvetro, basta ricongiungere la Padana Inferiore (SS10) da sud (PC) a est (MN), liberalizzando l’autostrada tra Castelvetro e CR, oppure sfruttando la tangenzialina est di Cremona, già costruita anni fa per questo scopo, e creando un collegamento con un ponte affiancato a quello autostradale già esistente, fino alla sponda piacentina.
· Il traffico pesante dalle aree portuali e industriali, inoltre, potrebbe trovare sbocco a ovest nel territorio emiliano tramite il ponte di Crotta d’Adda.

Sulle grandi opere il cittadino sommariamente informato e all’ultimo momento

Nessuno si muove!

Una lettera denuncia: il "peduncolo" a soli due anni dall'inaugurazione mostra preoccupanti segni di degrado , la rotatoria è una buca indegna , il mulino del 1400 è abbandonato, gli alberi muoiono, i camionisti vanno contromano e nessuno li sanziona, infine la inimmaginabile spesa per i mondiali di pesca si risolve in un degrado delle rive percorse da trattori, furgoni, auto, mentre l'iride si disputa a Bolsena!


Caro direttore,
le trasmetto quel che scrivo alla cortese attenzione del presidente della provincia sig. Salini, perchè vorrrei chiedere: ma è vero che tra i paesi satelliti di Cremona esiste una classifica di appartenenza a figli di un Dio minore? Io penso proprio di sì !!!
Le scrivo anche perchè nulla è mutato dopo aver inviato una quantità di lettere ai responsabili. A dire la verità il Sindaco di Spinadesco ha risposto: "Sono in corso procedure istruttorie... etc.!
Ricordo allora a Salini, ho denunciato in varie occasioni la disastrata situazione ambientale...! Ad oggi nulla... dico nulla è mutato !! Lo so, LEI, caso Salini oramai sarà sommerso anche da eventi spiacevoli.. In modo particolare quando interviene il Sig. Torchio che, per offuscare gli errori del suo passato, non trova altro sport migliore se non quello di indirizzare invettive all'operato dell'attuale Presidente della Regione !!!
Ma passo ad evidenziarLe quanto segue:
- PEDUNCOLO da Costa S. Abramo a Cavatigozzi presenta diversi punti di franamento ed in alcuni punti i guard-rail si stanno inclinando pericolosamente... sino ad arrivare alla buca maleodorante chiamata impropriamente "rotonda" .. è pericolosa per la viabilità !! Pensi Sig. Presidente è un'opera del 2008 e sta già andando in rovina !!! Non comprendo, mi scusi, in quattro e quattrotto hanno fatto in via Mantova ben due rotonde con: fiori, piante, manto erboso splendido e due immagini-loghi floreali di violini !!! Allora mi dico... A Cavatigozzi non fa nulla se non ci mettete degli strumenti musicali... ci accontentiamo che riempiate la buca di terra !!!!
- CANALE NAVIGABILE... noi stiamo aspettando che AIPO - FIPSAS - PROVINCIA - COMUNE si decidano... Tutto sta andando in rovina, che peccato !! Per i campionati mondiali di pesca del 2008 ci hanno regalato una meravigliosa strada asfaltata sul canale. Adesso serve per far passare Trattori, furgoni e macchine .. (sa a noi di Spinadesco il verde e le piante danno solo fastidio !!). Comunque per Sua semplice informazione, dato che è stata un evento fantasmagorico e si è speso l'inimmaginabile... ebbene, i nuovi Campionati del Mondo di Pesca, si terranno quest'anno sullo splendido Lago di Bolsena...!!! Boh meglio lasciar perdere !!!
- CONFINI EST ED OVEST DI SPINADESCO : dicono che siano state messe a dimora delle piante io devo proprio cambiare gli occhiali... ai confini con l'Acciaieria Arvedi il CINQUANTA PER CENTO sono miseramente morte... Quelle del sentiero basso dei Caselli sono state letteralmente abbandonate alle sterpaglie !!! troppe volte ci hanno incantato con le sirene, troppe volte ci hanno raccontato favole !!!
- VIALE MARCONI - POSTEGGIO ACCIAIERIA ARVEDI.... ogni giorno chi entra o esce da Spinadesco corre seri pericoli, il manto stradale è perennemente disastrato, spesso vi sono dei residui di ciotoli, e quotidianamente... gli automezzi pesanti non solo entrano in Acciaieria in senso vietato, ne escono a rotta di collo senza alcun rispetto delle precedenze !!! NATURALMENTE LA POLIZIA LOCALE LATITA !!!
- VECCHIO MULINO... opera del 1400 doveva essere ristrutturata anche con una piccola sovvenzione del Cav. Arvedi (Sopritendenza per i Beni Culturali e Paesaggistici per le Province di Brescia, Cremona e Mantova, progetto del 10.07.2006)... orbene, tutto saltato !!
- Già ora comprendo: servono soldi per fare il TERZO PONTE !!! Con i tempi che corrono, troverete DUECENTOCINQUANTAMILIONI DI EURO AD OPERA FINITA !!... Pensi Sig. Presidente, se ai tempi, avessero portate il canale navigabile sino a Milano togliendo una notevole mole di traffico stradale pesante, forse, non ci troveremmo oggi a disquisire su questo punto !!
Scusi questo mio sfogo, ma ancora una volta difendo con orgoglio, l'appartenenza ad un mondo contadino quasi in estinzione, era una volta povero ma libero di agire senza lacci di burocrazie e/o diatribe continue di competenze tra Regione, Provincia e Comune !!! I
La lascio Signor Presidente con una piccola supplica, non ci dimentichi, questo vecchio mondo rurale ha ancora molto da insegnare ai giovani: sudore, fatica, tanta fame e tanta miseria eppure, sono passati tra due guerre.. mantenendo intatte: tradizioni, usi, costumi e fede !! Con i migliori auguri per l'operato di tutti !!
IVAN LORIS DAVO'- VIA ROMA 125/3 - 26020 SPINADESCO (CR) TE. 3401249440
La mappatura ufficiale degli alti rischi della zona. Un lettore ci segnala che nel piano di governo del territorio del Comune di Cremona l'estensione delle aree di rischio è decisamente maggiore. Un particolare inquietante. Perchè nel documento comunale l'autostrada è direttamente coinvolta. E lo sarà ancor più nella variante della variante di cui si è detto sopra.

Caro Direttore,
mercoledì 26 maggio alle ore 11 mi sono recato a SpazioComune di Piazza Stradivari. Era mia intenzione procurarmi copia cartacea del progetto definitivo del terzo ponte che tanto sta facendo discutere la nostra città e particolarmente i residenti di Cavatigozzi e Castelvetro Piacentino.  
Si ascoltano opinioni diverse su utilità, costi, impatto ambientale, pericolosità delle strutture previste.
All'assemblea della sera precedente a Cavatigozzi i relatori dott. Francesco Acerbi, direttore generale di Autostrade Centro Padane, e l'ingegner Roberto Salvadori direttore tecnico del progetto, ci avevano illustrato il loro punto di vista ovviamente favorevole all'opera. 
Sul fronte opposto i cittadini, i residenti, gli ambientalisti cercavano di esprimere le loro legittime perplessità. Tra le varie domande una signora si era lamentata della lentezza ed incompletezza con cui le era stata fornita la documentazione richiesta da Centro Padane.  Le era stato risposto da uno dei due relatori che "aveva sbagliato indirizzo": si doveva rivolgere al suo Comune.
Allora questa mattina, visto che restavano solo quattro giorni per visionare il progetto ed esprimere al Comune osservazioni e proposte relative, mi sono recato all'indirizzo "giusto" per avere copia del progetto.
L'addetta non ne aveva notizia ed è cominciato un vorticoso giro di telefonate. La segretaria del vice-sindaco mi ha cortesemente rimandato all'ufficio urbanistica. L'ufficio urbanistica mi ha comunicato che per avere copia cartacea del progetto dovevo fare richiesta scritta ed attendere un congruo numero di giorni.
Ho fatto notare che i termini di presentazione scadevano e l'addetto mi ha comunicato che potevo visionare i quattro faldoni nell'ufficio.
A mia volta ho fatto notare l'assurdità della situazione. Molto cortesemente mi è stato detto di rivolgermi ad autostrade Centro Padane.
Tornavo all'indirizzo "sbagliato". 
Telefonata ed accordo successivo per aver copia del progetto ma solo in forma digitale nel pomeriggio.
Alle 14,30 mi reco a Centro Padane e, dopo breve attesa, arriva l'agognata copia del progetto in DVD. Mentre sto per andarmene entra il direttore generale dott. Francesco Acerbi. Ci salutiamo e mi intrattiene per una buona mezz'ora sui temi sviluppati nell'assemblea.
Mi ricorda qualità e serietà del lavoro svolto, suo impegno ambientale in questo ed altri progetti. Invita me e gli altri interessati a farsi coinvolgere verificando i livelli di qualità e sicurezza del lavoro proposto. Ribadisco le mie posizioni critiche rispetto ad utilità, utilizzo di materiali, opportunità, costi, sicurezza ed impatto ambientale dell'opera. 
Il direttore mi regala copie della pubblicazione "Autostrade e territorio. Un progetto di integrazione ambientale" e le opere di mitigazione ambientale e compensazione illustrate in modo approssimativo all'assemblea, mi appaiono come povere foglie di fico per far accettare agli abitanti delle zone interessate un progetto già deciso.
Ultimo appunto sul  DVD ricevuto: i cittadini hanno quattro giorni di tempo per visionare 909  megabyte  tra documenti e cartine e fare le loro considerazioni. Nelle cartelle presenti, ordinate da "a" fino a "z" stranamente mancano, non so per qual motivo, le cartelle "b", "f", "g", "i" ed "r". Errore di numerazione o cosa?
Per gli eroi che volessero cimentarsi nell'impresa da Guinness le osservazioni e proposte vanno fatte protocollare entro 60 giorni dal 31 marzo 2010 (data da cui il progetto è a disposizione) presso il Comune di Cremona - Ufficio Gestioni Territorio, via Aselli 13 e inviate per conoscenza anche a Autostrade Centro Padane SPA Località San Felice, Provincia di Cremona Corso Vittorio Emanuele 17, Regione Lombardia - Direzione infrastrutture e Mobilità, via Taramelli 12, 20124 Milano.

Prof. Ugo Di Felice 

La foto virtuale del terzo ponte secondo Centropadane

Inattesa rivelazione: la struttura ha anche un piede nell'acqua - Povera fauna...

Ecco il rendering ovvero la costruzione paesaggistica virtuale dell'ultimo progetto del terzo ponte (che, come si vede, prevede anche una pila nel letto del fiume! Si era sempre pensato che il Po venisse sorpassato d'un balzo dal ponte strallato. Il passo è più corto, evidentemente. La immagine va dall'Isola del Deserto, a sinistra, alla sponda cremonese all'altezza di Cavatigozzi - Spinadesco. Balza subito all'occhio il passaggio delle corsie nell'Isola del deserto, con tutti i pilastri. In una situazione come questa, non ci sarà un animale della preziosa fauna locale, uno dei rari esempi nel Po, che resisterà alla calata massicia dei gas di scarico. Addio ecosistema, cara Prestigiacomo che ha espresso parere favorevole in ossequio alla difesa ambientale. L'Isola del Deserto è finita. Ma quanti se ne proccupano?



L'immagine è stata presentata alla riunione delle commissioni istituzionali competenti nel salone dei Quadri del Comune di Cremona. Passiamo poi alla seconda constatazione: ci sono i cittadini che vantano le loro ragioni, cittadini di serie A e cittadini di serie B, evidentemente.

L'incontro più importante e probabilmente più "caldo" si avrà questo martedì sera nella sala parrocchiale di Cavatigozzi alle ore 21 ove i tecnici della CentroPadane si misureranno con gli abitanti di Cavatigozzi e Spinadesco e con i rappresentanti del comitati ambientalisti. Il ponte è tutto in acciaio, un' unica campata, costo 200 milioni di euro o qualcosa meno se verranno rispettate le previsioni del presidente della Centropadane che ha parlato invece di un investimento di circa 180 milioni. A tre corsie per ogni senso di marcia. Il percorso che attraversa il Po è lungo circa 200 metri. Osservazioni entro la fine di maggio (incredibile: siamo al 24 di maggio, pochi sono stati attenti: l'iter della Centropadane per ammettere le osservazioni è peraltro corretto perché il progetto è a disposizione dal 31 marzo, dunque nei 60 giorni previsti dalla legge.

La presentazione tecnica della Centropadane

Un presidente della Centropadane Augusto Galli piuttosto agitato, in consiglio comunale aveva sostenuto che chi ha insinuato che il terzo ponte sia un mezzo per garantire concessione e poltrone alla società oltre il limite di scadenza della concessione Anas (2011) non dice il vero perchè la proroga della concesione non è stata altro che l'esito di una serie di atti di compensazioni del governo verso le società autostradali che erano state obbligate a mantenere invariate le tariffe. Si è anche scagliato con calore inusitato contro chi ha affermato che per attraversare il ponte si dovrà pagare un pedaggio. Il ponte sarà completamente libero.

Dissipatosi il clima furente del Presidente, l'ingegner Salvadori ha dato alcuni dettagli tecnici relativi all'opera. Due gli aspetti interessanti, il primo di carattere ambientale che peraltro allarmerà non poco gli abitanti di Cava perchè prevede spostamenti di piantumazioni per creare, comunque, una serie di di barriere ed elementi dissipatori, il che ovviamente rimanda il pensiero all'inquinamento che si scaricherà su Spinadesco e Cava (come se ne avessero bisogno).

L'altro aspetto sono le due enormi rotatorie che si aggiungono a quella già esistente, posta a confluenza tra via Acquaviva - Codognese e Peduncolo. In particolare è stato imposto di salvaguardare la cascina Mensa in via Riglio. Qui si può verificare un pericoloso imbottigliamento del traffico perché la carreggiata passa a due corsie con una limitazione di velocità a 40 chilometri orari. L'altra rotatoria è prevista tra via Riglio e via Acquaviva. La carreggiata va in parallelo con la linea ferroviaria pro Arvedi - Zucchi della quale è previsto il raddoppio dei binari.

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Dunque ancora poche ore per mettersi al passo? Ci giunge una marea di proteste . Una per tutte: "Sei giorni per presentare le osservazioni al progetto del terzo ponte? Che, tra l'altro, differisce notevolmente dai rendering diffusi in passato (mancano i piloni verticali... e poi il precedente era rivestito in cotto... e prevedeva un inutile ristorante in cima ad un pilone).
Avendo a disposizione solo 5 giorni, quindi, si tratterebbe di una applicazione della legge esatta ma nel contempo accopagnata da un profondo silenzio sull'avvicinarsi della scadenza dei termini .

Il costo, poi, 200 milioni di euro (Galli ha corretto a circa 180) è una cifra stellare: un architetto informa che i ponti di Calatrava sopra l'autostrada a Reggio Emilia sono costati 35 milioni di euro complessivamente. "E sono 3 ponti, non uno. (http://it.wikipedia.org/wiki/Ponti_strallati_di_Santiago_Calatrava) Ora, può essere che architetti ed ingegneri di Centropadane siano più bravi di Calatrava... ma pare improbabile". vanno peraltro considerati i chilometri di accesso al terzo ponte che immaginiamo siano compresi nel costo dell'opera principale.
Tecnici peraltro sostengono che i costi del ponte di Cremona non sono certo defitibvi e probabilmente radoppieranno. Una enormità.

Ad ogni modo, ecco il dettaglio dei ponti a vela di Calatrava: "Il progetto commissionato all'architetto Santiago Calatrava dal comune di Reggio Emilia vede i ponti come segno distintivo per la riqualificazione di tutta l'area a nord della città.
Il progetto completo, che prende il nome di Le Vele, prevede, oltre ai tre ponti strallati, anche un'avveniristica copertura ad onda del casello dell'Autostrada A1 e la costruzione della stazione della linea ferroviaria Alta velocità che prende il nome di Reggio Emilia AV e che, tra l'altro, costituisce l'unica fermata della nuova Milano-Bologna.Il costo complessivo dei 3 ponti è stato di 35 milioni di Euro. Ecco la descrizione: tre ponti strallati, visibili da diversi chilometri di distanza, sono parte integrante dell'asse viario attrezzato che collega Reggio Emilia con Bagnolo e con la parte nord della città dove si trovano, tra l'altro, i maggiori insediamenti industriali reggiani e la zona fieristica.
Il ponte centrale, perfettamente visibile dalla Autostrada A1, è un ponte strallato (cioè con "stralli", o funi) in acciaio verniciato bianco lungo 220 metri e alto mel suo massimo punto 50 metri, largo nella piattaforma stradale quasi 27 metri e pesante 4.000 tonnellate di acciaio interamente saldato.I ponti sono stati inaugurati il 20 ottobre 2007
". Saranno anche minori come lunghezza, però... Ecco la foto, in alto.

Peraltro, si si guarda al Ponte dell'Alamillo a Siviglia sempre di Calatrava è stato costruito in soli 31 mesi ed ha una luce sopra l'acqua di 200 metri, esattamente come la luce del ponte sul Po previsto a Cremona.Due corsie stradali arcuate, stradali arcuate, poste 1,6 metri al di sotto del passaggio pedonale che le divide al centro. Costo equivalente rapportato alla svalutazione della moneta, oggi, sarebbe 40 milioni di euro. Risale al 1992... E vogliamo mettere l'evidente differenza di impatto archittonico?

Furente contestazione degli abitanti di Cavatigozzi costretti ad ingioiare il terzo ponte

Centropadane taglia corto: "Potete opporre tutte le ragioni che volete, ma siamo al punto che non si torna più indietro". Insomma, una serata senza effetto pratico, qualcuno ha commentato: "Simulacro di democrazia".

Si sono riuniti in molti nella sala dell'oratorio che Cavatigozzi per conoscere le ragioni del terzo ponte che si abbatte su una frazione di Cremona già gravata da problemi ambientali pesantissimi, da aziende a rischio ed altro. Ma perchè proprio qui? Perchè non a Nord di Cremona? La salute di questo migliaio di cittadini non ha alcun peso? E la tutela dell'ecosistema? Interrogativi che sono volati come farfalle notturne.

Dopo una lunga quanto inutile presentazione del progetto (come andare al cinema, la pellicola è quella...), dopo qualche contestazione ha tagliato corto il direttore generale, il barbuto Francesco Acerbi il quale ha affermato che in buona sostanza tutto si può dire, bene o male, a torto o ragione, ma a questo punto dell'iter autorizzativo non c'è possibilità di cambiare. Il ponte i cittadini cremonesi di serie B se lo devono beccare, ovvero concludiamo noi... prender su e andare a casa. Dal che sono risultati inutili i documenti che circolavano nella platea. Il più interessante è quello di prospettiva che pone un delicato problema riguardo alla composizione dell'assetto societario di Centropadane. Denunciava: "Non può giuridicamente esistere una situazione nella quale l'ente da parte sia obbligato alla tutela sotto tutti i profili del proprio territorio e contemporaneamente sia socio della società che persegue un interesse economico tanto contrastante con il primo da essere irrealizzabile se non a prezzo del sacrificio del territorio stesso. Tutti gli atti deliberativi assunti dagli enti pubblici territoriali che si trovano in conflitto di interessi sono quindi illegittimi sotto tutti i profili e non possono legittimamente esserne assunti di nuovi fino a che la situazione di conflitto permane.

Le soluzioni possono essere soltanto due:

1) Centropadane si astiene dalla realizzazione di opere autostradali nel territorio degli enti che rivestono la qualità di socio.

2) Gli enti pubblici territoriali escono dalla compagine sociale.

Allo stato attuale, comunque, a fronte di un clamoroso conflitto di interessi, il Comune di Cremona deve astenersi da qualunque attività deliberativa in qualunque modo collegata al progetto di realizzazione del terzo ponte. Lo stesso discorso vale per gli altri enti pubblici territoriali".

Nessuna speranza che qualcuno ci faccia caso. Eppure l'autostrada sopra Cava non era inevitabile. In un documento altrettanto circolante in sala sono state elencate almeno quattro soluzioni alternative e meno invasive. Ma Acerbi ha chiaramente affermato che Centropadane persegue proprie logiche industriali. Evidentemente gli Enti locali sposano questo fine primario. E si adeguano. Il che riporta al documento in neretto corsivo di cui sopra, così ridotto a parole vuote. Uscendo insoddisfatto un cittadino ha commentato. "Ci hanno convocato per poter dire domani che loro sono democratici, informano i citadini. Sì, ci informano quando ormai non c'è più nulla fare. Un simulacro di democrazia, immagine esteriore che non corrisponde più a realtà".

Ma che disastro la serata informativa. E senza nessun effetto concreto...

Una scelta sbagliata contro il territorio

Caro direttore,
l’idea del cosiddetto terzo ponte sul Po nasce come risposta a un errore strategico del passato: quello di aver localizzato l’autostrada e il casello dalla parte opposta della città rispetto alla zona industriale.
Oggi però, costruendo il ponte, ne commetteremmo un altro, sempre di miopia politica: quello di investire ancora su Cremona, dove le aree industriali sono esaurite, senza pensare allo sviluppo del territorio.
Tencara è la sola vera area produttiva della provincia, per di più con la possibilità di un collegamento strategico ai grandi traffici internazionali attraverso le vie d’acqua; Tencara è infatti il porto più interno della pianura padana, raggiungibile da strada e ferrovia.
Evitare di spendere soldi pubblici per il faraonico terzo ponte, investendoli invece nel potenziamento di quanto già esiste ( il ponte di Crotta d’Adda/Maccastorna e quello di Castelnuovo Bocca d’Adda/San Nazzaro) e sulla intermodalità, consentirebbe non solo di rispettare la qualità dell’ambiente naturale, ma soprattutto di spingere con decisione verso lo sviluppo produttivo dell’intera asta del canale navigabile.
Attraverso l'accordo con le province di Lodi e di Piacenza, a costi molto inferiori a quelli per costruire un ponte, si raggiungerebbe in pochi minuti il nodo autostradale di Caorso, sia provenendo da Spinadesco, sia provenendo da Pizzighettone.
La razionalità, specie in tempi di ristrettezze economiche, forse richiederebbe una diversa analisi del presente e l’esame di nuove ipotesi per il futuro, ma purtroppo le scelte spettano ai politici, che sono guidati da altre logiche, dipendendo ormai sempre più dai loro patrons e dalle loro clientele. Pierantonio Ventura - Consigliere comunale – Pizzighettone
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Serve un terzo ponte per le esigenze economico e di collegamento di Cremona città, posta la vetustà del ponte di Genala? Se serve solo per esigenze locali, non è giustificata ne la sua collocazione ne, soprattutto, l'opera faraonica (e progettualmente così discutibile). La seconda domanda è: se Cremona può cavarsela come sta, questo ponte giova alle sorti della Centropadane e/o del territorio e, considerati i costi, della Lombardia e del Paese? (Come la seconda autostrada, d'altronde, che potrebbe altrettanto essere agevolmente evitata provvedendo alla sistemazione di alcuni tratti della SS10). Due domande aggiuntive, senza assolutamente contestare le osservazioni di Pierantonio Ventura. Anzi.

Si sommano i no al terzo ponte: assurdo intasare un'area già... esplosiva

Luci Cremona polemizza: “Melius abundare quam deficere: autostrada invece di pista ciclabile!" - In vista due incontri informativi, l'uno il Comune lunedì, l'altro a Cavatigozzi martedì
Caro Direttore,
con grancassa informativa sulla stampa cremonese ed anche nazionale Autostrade Centro Padane annunciava in data 18 maggio 2010 il progetto definitivo del terzo ponte sul Po e della bretella autostradale a pagamento che collegherà Cavatigozzi e Spinadesco con un nuovo casello a Castelvetro Piacentino. Qualcuno addirittura titolava “Dal Comune sì al terzo ponte. Ma coinvolgeremo i cittadini.”
Nell’articolo il vicesindaco di Cremona affermava sibillino: “Il no a priori non fa parte del nostro Dna” e annunciava due momenti informativi “dando così modo agli amministratori e ai cittadini di informarsi e farsi le proprie valutazioni sull’opera”. Nel primo incontro il 24 maggio alle ore 17,30 nel Salone Quadri del Comune l'ingegner Roberto Salvadori di Autostrade Centro Padane illustrerà il progetto del terzo ponte alla Commissione Territorio e alla Commissione Ambiente in seduta congiunta.
Il secondo incontro un’assemblea pubblica il giorno seguente, 25 maggio 2010 ore 21,00 presso la sala della parrocchia di Cavatigozzi l'ingegner Roberto Salvatori di Autostrade Centro Padane e il direttore di Autostrade Centro Padane Francesco Acerbi illustreranno il progetto alla popolazione. Come s’intuisce dalla "varietà" dei relatori le premesse per un’informazione non di parte ed obiettiva ci sono tutte.
Il vicesindaco affermava anche: “Abbiamo promosso questi due momenti perché crediamo che un’infrastruttura così importante per il territorio come il terzo ponte venga conosciuta nei suoi elementi essenziali. Com’è giusto che siano valutate le opere compensative e di mitigazione. Opere che sono già state richieste a Centro Padane”. Ora, per chi non lo sapesse, grazie all’oculata e previdente opera di pianificazione urbanistica e territoriale delle precedenti amministrazioni, a Cremona a ridosso del quartiere Po, delle società canottieri, dell’Istituto Agrario Stanga, dell’Università Cattolica, di Cavatigozzi e Spinadesco sono autorizzate una raffineria (Tamoil), un deposito di gas liquefatti (ABIBES) e un deposito e imbottigliamento GPL (Liquigas) tutti e tre classificati dal Decreto legislativo 334/99 “Seveso-bis” come categoria C “stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità tali da costituire un rischio d’incidente rilevante”.
Oltre a ciò, per non far mancar nulla, nella stessa zona si sono autorizzate anche la ditta SOL produzione deposito ed immissione in bombole di gas liquefatti, l’oleificio Zucchi, l’acciaieria e tubificio Arvedi recentemente ampliata con relativa discarica da 250.000 metri cubi, i silos di materiali plastici della multinazionale Katoen Natie.
Il tutto ad una distanza risibile da abitato, scuole e palestra. Nemmeno un progettista folle avrebbe potuto far di meglio. A questo punto pensare di far passare in mezzo a tutto ciò un gigantesco raccordo autostradale a sei corsie largo fino a 50 metri ci sembra veramente troppo. Questo non è un “no a priori”: è un no motivato da una situazione ambientale disastrosa e da una gestione del territorio assurda.
Osservate attentamente la cartina (al collegamento http://img294.imageshack.us/i/cava1.jpg/): non esistono “opere compensative e di mitigazione” che possano sanare una situazione del genere e la devastazione dell’isola del deserto, degli spiaggioni di Spinadesco e di 300 ettari di aree golenali e zone agricole. Nel passato non si è fatta nemmeno un pista ciclabile “compensativa” fino a Cremona promessa ai residenti infinite volte dalle passate amministrazioni e scandalosamente mai realizzata. In questa situazione qualche ragione di speranza può renderla solo il ricorso presentato da residenti di Cremona, Cavatigozzi e Spinadesco al TAR di Brescia contro il Ministero dell’Ambiente che ha dato inopinatamente giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del progetto (si legga il testo in ultime notizie al sito http://www.ilfiumepo.net/it/terzo_ponte.html ).
Per ultimo un comunicato ci ha informato che “anche “Nonna quercia”, un esemplare di oltre 200 anni, che sorge sul tracciato del nuovo ponte sarà salvata. Lo ha assicurato il direttore di Centro Padane Francesco Acerbi”. Crediamo che incastrare tra le piste di un’autostrada fronde ed apparato radicale di uno dei pochi alberi monumentali presenti nel territorio sia qualcosa di diverso dal “salvarlo”. La grande quercia in località Oppiazzi di Castelvetro Piacentino (firmate la petizione al sito http://www.salviamononnaquercia.com/) ha bisogno di spazio, aria, terra e luce attorno a sè: sarà salvata solo se la gente troverà la forza ed il coraggio per bloccare un progetto inquinante, dispendioso ed inutile.
LUCI Cremona - info@lucicremona.it -http://www.lucicremona.it

All'estero con meno costi doterebbero Cremona ed i centri circostanti
di una metropolitana leggera sfruttando l'esistente

Alle proposte alternative (si veda sopra quella dell'ex sindaco di Pizzighettone Ventura che individua un percorso alternativo tenendo conto delle esigenze di sviluppo industriale) si aggiunge l'intervento di Ezio Corradi più attento al traffico locale. Con una constatazione davvero di grande impatto. All'estero si realizzerebbe un sistema quasi uguale a una metropolitana di superficie. Il rappresentante del Coordinamento dei comitati ambientalisti della Lombardia afferma che il trasporto pubblico esistente è in grado di dare risposte al traffico di questa zona, nella quale il comune di Castelvetro aveva rilevato, agli albori del progetto, un traffico medio giornaliero tra i 20.000 e i 25.000 veicoli al giorno. "E' possibile organizzare un sistema di mobilità integrata ferrovia - bus ad alta frequenza in grado di offrire, utilizzando le infrastrutture attuali, fino ad un massimo di 75.000 posti al giorno". Come? Utilizzando i treni esistenti sulle tratte Cremona - Piacenza e Cremona Fidenza, razionalizzandone gli orari e mettendo più vagoni. E realizzando infrastrutture che facilitino l'approccio degli utenti a questo mezzo di trasporto, ad esempio, realizzando stazioni "leggere" sul tipo delle metropolitane di superficie dei Paesi europei, con marciapiedi a livello delle porte d'ingresso dei convogli. A tutto si potrebbe giungere creando sinergie tra la volontà politica delle istituzioni locali (provincia e Comune, in accordo con quelli della sponda piacentina) che invece sembrano avere accettato il progetto di Centropadane per l'ormai noto raccordo autostradale Cavatigozzi - Castelvetro, lungo 12 km.

Il terzo ponte c’era, ma lo lasciarono andare in fonderia, si opposero soltanto i cittadini e il settimanale "Mondo Padano"

Da enti e associazioni ufficiali cremonesi un silenzio tombale nel 1986 (e dopo)


Però, gli enti ufficiali cercano alibi e le associazioni di categoria tacciono. Loro, silenzio tombale. Come sempre.
Come nel 1985, quando le FS decisero di vendere ai rottamai il vecchio ponte ferroviario, in attesa del nuovo, passato in servizio nel maggio 1990. Erano sindaco di Cremona Renzo Zaffanella e presidente della Provincia Renzo Rebecchi. Un pentimento mai abiurato, posto che lo smantellamento si concluse nel maggio del 1991 con l’arrivo degli ultimi pezzi alla fonderia bresciana di Gianico.
Il terzo ponte c’era. E con i suoi pilastri coperti da erbacce c’è ancora. Eccolo nella foto di Antonio Leoni©. Potrebbe fornire una comoda alternativa ai frequenti lavori di riabilitazione del ponte stradale centenario. Avrebbe tolto molto traffico automobilistico dal ponte principale, fornendo una terza corsia nell’emergenza e forse anche nella normalità.. Entrarono in campo a difesa del terzo ponte alcuni cittadini meritevoli ed in pieno, un settimanale, “Mondo Padano” non ancora in mano al potentatato agricolo.
Questo senso di vuoto, questo silenzio opportunistico o semplicemente ignorante, è rimasto, ed ha accompagnato la fase di avanzamento del progetto del terzo ponte stradale. Eppure non sono mancato le voci che invitavano a correggere il tiro. Che invocavano, se non altro, di portare il nuovo terzo ponte a nord. Persino l’intervento autorevole della Regione Emilia Romagna è andato a vuoto a Cremona. Nessun dibattito silenzio assoluto, un’altra volta. I cremonesi nella Cremona ufficiale non hanno reale diritto di parola. Si pensi alla farsa, allo sgarbo se vogliamo dargli tutto il peso che merita, di due sedute di informazione pubblica alla vigilia della caduta dei termini per le osservazioni ufficiali per un progetto complesso come quello proposto dalla Centropadane.
Ad ogni modo, il terzo ponte c’è. Eccolo qui. Ad ammonire, in primo luogo. Non servirà alla zona industriale, ma alla città certamente. Saremo ancora noi, rappresentanti dei cittadini inermi e senza potere, a levare questo grido? Non dimenticatelo.



Tre ponti sul Po: altra immagine del ponte fantasma... (foto A. Leoni. scattata in occasione della piena del 30 aprile 2009).


"Un efficiente sistema di mobilità pubblica integrata, dai costi ampiamente ridotti rispetto alla nuova bretella autostradale può contribuire ad un considerevole abbassamento dell'inquinamento, atmosferico e acustico, prodotto dal traffico stradale. Meglio ancora se l'intermodalità fosse garantita da un sistema filoviario per raccordare le fermate del treno, divenuto praticamete metropolitana, ai punti strategici da raggiungere.
Anche secondo il rappresentante degli ambientalisti Corradi oltre alla mobilità privata anche quella del traffico merci trarrebbe vantaggi dal potenziamento delle ferrovie, utilizzando così appieno le potenzialità del ponte ferroviario adiacente al vecchio ponte in ferro rifatto da pochi anni con un notevole investimento. Il raccordo ferroviario realizzato tra area industriale del porto canale (l'Isp Arredi ha in progetto di potenziare quello a servizio dello stabilimento) e lo scalo merci di Cavatigozzi rappresenta un'infrastruttura già esistente e funzionale a questo tipo di discorso.
"Utilizzando le inee ferroviarie presenti da est e da nord di Cremona è possibile realizzare un collegamento di tipo metropolitano da e per le località poste sulle linee verso sud. Mentre da Piacenza e Fidenza si potranno realizzare collegamenti con fermate nei centri del territorio cremonese e nella città di Cremona, oltre alla stazione ferroviaria, anche nella zona Po - canottieri, in via Ghinaglia, allo stadio, all'ospedale, (con bus navetta), nella zona Fiera, a Gadesco e fino a Malignino.".
Ma il nuovo ponte, come è noto, non punta soltanto a miglioramenti infrastrutturali... altrimenti la proposta Corradi, avveniristica e di grande impatto, non avrebbe rivali.

La verità è che questo ponte non salva ne nonna quercia ne la salute

Caro Direttore,
abbiamo letto le rassicurazioni del dg di CentroPadane in merito alla salvezza di Nonna Quercia, ma non condividiamo che trenta metri di rispetto possano salvare a lungo la vita di una maestosa, grande e antica pianta come lei, dal momento che verrebbe a trovarsi accanto ad una sopraelevata di 12 metri, a sei corsie e, soprattutto, immersa nello smog!
Se le siepi del centro di Castelvetro sono morte avvelenate per i gas di scarico, quale può essere il futuro della quercia? E quello di chi vive dove passerà questo gigante di cemento? Il problema dell’inquinamento non si risolve spostando la fonte, ma ripensando il sistema della mobilità!
E che dire dell’Isola del Diavolo, degli Spiaggioni di Spinadesco e delle altre magnifiche zone che non godrebbero nemmeno del “favore” dei 30 metri, perché attraversate in pieno e invase dai piloni?
A fronte di questo, i “benefici” sarebbero nuove industrie, nuove case e quindi nuove infrastrutture minori di collegamento… ma il nostro territorio ne ha davvero bisogno?
Forse non è un caso che se ne sia cominciato a parlare pubblicamente troppo tardi, quando ormai tutto è in fase avanzata di approvazione…
Ai cittadini sono stati dati ufficialmente sessanta giorni (ma le conferenze di presentazione sono state fatte molto a ridosso della scadenza!), mentre alcuni che dovrebbero conoscere progetto e tracciato dopo oltre dieci anni ancora lo ignorano, ma lo hanno approvato! Si aggiunga che quei cittadini che hanno espresso le proprie perplessità o aperte contrarietà non hanno ricevuto alcuna risposta.

Responsabile della Comunicazione dell'Associazione UNA Cremona (Uomo-Natura-Animali) comunicazione@unacremona.it





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di Gio, 24 mag 2012