Il 21 agosto aperto vicino a Torre Picenardi il più grande tempio sikh d'Europa: ci insegna come cultura e valori morali possono difendere anche la identità degli italianiMa mancano il presidente della Provincia e il Prefetto...Fosse stata l'inaugurazione di qualche circolo culturale di una forza parlamentare o accessoria, fosse stata una cappella di campagna la loro presenza sarebbe stata immancabile. A costo di risalire la penisola o scendere dai monti. Ma si tratta semplicemente del più grande tempio sikh d'Europa quello inaugurato vicino a Torre Picenardi domenica 21 agosto. Così all'avvio della cerimonia tra lo stupore generale non si sono visti ne il prefetto nel presidente della Provincia. Presenti invece in numero imponente i sikh che in particolare garantiscono all'economia agricola del territorio un contributo fondamentale. Evidententemente non contano. Ben consapevoli invece i quattro sindaci benemeriti di Torre de Picenardi, Pessina Cremonese, Isola Dovarese e Cà d'Andrea che hanno fornito un contributo fondamentale per agevolare la realizzazione dell'opera. E con loro anche l'onorevole Beppe Torchio. Notevole anche lo spiegamento dei mezzi di informazione con una troupe in diretta di Sky e con Telecolor in pieno assetto. Notati a debitaq distanza anche gruppetti di contestazione di Forza Nuova che hanno distribuito all'avvio poco consapevoli volantini per la "Resistenza Identitaria". L'impresa del grande tempio è stata portata avanti dalla Associazione Gurdwara Sri Guru Kalgidhar Sahib. Alle ore 10 si è avuto l' Arrivo Libro Sacro; alle ore 10.15 Fiori dal Cielo...; e seguita alle ore 10.30 la Preghiera e alle ore 11.30 il rinfresco per Autorità ed Ospiti ; ore 11.30 i saluti poi alle ore 12.30 la continuazione pratiche religiose.
Forza Nuova ha paura dei sikh e invece di proporre la sfida e la capacità di affermazione delle idee e della civiltà italo europea, invoca lo stato di polizia, espressione di una intrinseca debolezza e sfiducia nelle qualità che si proclama di voler difendere
Come si è detto sopra, c'è stata una contestazione alla inaugurazione del tempio sikh portata da una trentina di militanti di Forza Nuova, secondo i quali l'apertura del nuovo tempio religioso nulla ha a che vedere con la nostra millenaria cultura-religiosa europea. Argomento di una debolezza senza pari, perchè è proprio attraverso il confronto e non con l'esclusione che una civiltà afferma la propria identità e si espande. Sull'argomento si è recentemente svolto un covegno al centro Pompidou di Parigi che ha proprio ribadito (e non solo da sinistra) la validità del confronto creativo. Una civiltà forte non deve temere i vasi comunicati che sono invece ragione di crescita propria e altrui, poichè una civiltà è morente se resta immobile. Ma come è noto la reazione è sempre in agguato, diventa così una dimostrazione di paura e di scarsa fiducia nelle energie della "millenaria cultura religiosa europea" il timore per il sorgere del tempio di altra fede. Scendendo al dettaglio, sotto il titolo "RESISTENZA IDENTITARIA" il volantino di Forza Nuova richiama la crisi economica, ma subito dopo aggiunge "Gente tranquilla i Sikh, gran lavoratori zootecnici che, sistemati in strutture fatiscenti e malpagati, fanno quello che "gli italiani non vogliono fare", da sfruttare oggi ma, come qualsiasi sacca etnica e radicalmente chiusa all'esterno, gran fucina di problemi domani". Ed ecco la sorprendente domanda che ne deriva:" Quale futuro potremo garantire ai nostri figli? Consegneremo a loro la stessa terra che i nostri Padri hanno trasmesso a noi?". Nessuno dei militanti che hanno distribuito i volantini non pare però disposto a fare il lavoro di bergamino, peraltro lautamente pagato. Per Forza Nuova la identità si difende con la azione punitiva e poliziesca, infallibile denuncia della propria debolezza. Forza Nuova chiede: "Contro l'invasione e denunciando il fallimento della societa' multirazziale interreligiosa: - blocco delle frontiere tramite strutture militari; - reimpatrio immediato di individui che il nostro Paese non è più in grado di assorbire; - blocco immediato della costruzione di qualsivoglia centro religioso non compatibile con le nostre radici Europee Cristiane". Insomma, invece di opporre la forza del proprio credo, tutti a rifugiarsi sotto le sottane della mamma (poliziotta). Forza Nuova ci ha inviato la seguente "Nostra risposta". Il commento lo lasciamo ai lettori, debbiamo solo precisare un punto di verità. Noi abbiamo avviato il confronto di idee. Il rappresentante dei contestatori ha intimato ai suoi di evitarlo.
"LA NOSTRA RISPOSTA -Mio caro giornalista-diffamatore, è piuttosto singolare sentirla citare nel suo articolo le parole "confronto creativo", in quanto proprio lei ha deciso di andarsene (per non dire scappare... con o senza "mamma poliziotta") di fronte alla nostra richiesta, di rilasciare una dichiarazione in merito all'apertura del tempio. E' forse questo l'esempio di "apertura" che lei vuole insegnarci... vedo inoltre che non disdegna di insinuare la nostra poca propensione al lavoro zootecnico, ma si è forse fermato a parlare con i nostri ragazzi che da mesi sono in cassa integrazione, disoccupati o costretti a subire la schiavitù di un lavoro interinale... o forse per lei e per la sua rivista (che immagino avrà migliaia di contatti quotidiani) i problemi degli italiani, non essendo una minoranza (almeno per ora), non sono degni di un suo interessamento? E ora mi permetta una piccola lezione; confronto significa prendere in considerazione anche il pensiero di persone come noi che, vedono nella deriva multietnica il cimitero dei popoli, anche dei Sikh. Ora questa onesta e laboriosa comunità indiana, mantiene nonostante le difficoltà, la propria cultura e la propria religione, i proprio usi e i propri costumi, ma come saranno le generazione future? Non era difficile scorgere tra i ragazzi più giovani, occhiali della Diesel, cinture con la patacca di D&G, magliette Emporio Armani...è proprio convinto che l'occidente "materialista ed edonista"(noi preferiamo citare le parole del Papa) preserverà la loro bio-diversità? O saranno loro ad assorbire i nostri difetti? E a dover parlare in futuro di RESISTENZA IDENTITARIA... Detto ciò le porgo i miei più cordiali saluti, nella speranza di vederla abbandonare al più presto la sua scrivania e il suo "lavoro" di giornalista...per il quale non mi sembra che lei abbia i requisiti... ma non si preoccupi in qualche stalla della provincia di Cremona, stanno sicuramente cercando un bergamino...lautamente pagato, si intenda...
L'esposizione del Libro Sacro (l'intero fotoservizio è di Antonio Leoni ©)
Ormai viviamo in un Paese destinato a diventare sempre più multietnico. É una realtà che la rivolta contro le dittature e la fame consoliderà con una accelerazione impressionante, ma che in ogni caso sarebbe comunque emersa in modo inarrestabile perché è la conseguenza taciuta della globalizzazione perversa con la quale, scavandosi un solco immenso e in continua crescita tra povertà e ricchezza, si è prodotta verso i paesi gaudenti la corsa degli affamati e poi degli indigenti e poi di ogni uomo tradito nella sua dignità . Altro che il mito del benessere diffuso... La faccia nascosta dell'ultraliberismo economico, dell'idolatria del PIL, il grande fallimento del nostro tempo.
Come agire se ci trovassimo in un Paese normale? Come possiamo salvare la nostra identità che è comunque un bene superiore e prezioso per l'intera umanità?
Con la consapevolezza del valore della nostra cultura e con l'unità nell'affermarla. Ma siamo un Paese in macerie fisiche e morali, con il disfacimento di questa nostra identità. Ed ecco il triste spettacolo anche in questi mesi: si annaspa nella crisi, dimenticandoci chi siamo, celebriamno senza convinzione i 150 anni della nostra Unità. Il suicidio di una grandiosa civiltà e all'estero ci si domanda: dov'è finito il Paese di Dante? Perché questa premessa? Perché sarà anche il caso che una buona volta si prenda anche esempio. La identità culturale e religiosa trova una affermazione poderosa a pochi chilometri dal Torrazzo, quasi alle porte di Torre Picenardi, ma ancora nel comune di Pessina Cremonese.
Qui ogni domenica si celebrano le funzioni della più grande comunità sikh d'Italia, in genere preziosi lavoratori agricoli, riuniti nella loro religione monoteista che riconosce nell' Universo e nella molteplicità degli esseri il riflesso dell'Essere Supremo. Li conosciamo , una volta all'anno, quando a Cremona, purtroppo tra la indifferenza dei cremonesi, celebrano la loro coloratissima festa del Libro Sacro con una straordinaria processione che si conclude con prediche e banchetti al parco Sartori o al parco al PO, dove, neppure un ora dopo la fine dell'incontro, non resta neppure una carta per terra.
Il paragone con il parco Tognazzi stramazzato dalla tribuna provvisorie del Festival di mezza Estate è immediato ed evidente. Ma i sikh sono militanti in nome della fede con insegne rigorose, le famose cinque K: kès , (barba e capelli mai tagliati , questi ultimi raccolti nel turbante ) , kangha (pettine in legno) , kirpan ( un piccolo pugnale che i Sikh annodano tra i capelli ) , kara (un braccialetto di ferro) e KASCIA (pantaloni corti alle ginocchia)". Tutto è testimonianza non di una fede fanatica, assolutamente il contrario, ma di una disposizione al martirio in nome della fede, come i martiri cristiani. Le celebrazioni dei sikh si sono svolte fino ad oggi sotto un grande tendone.. Ed ecco il 21 agosto una celebrazione grandiosa. E' la data della processione del libro, ovvero della solenne apertura dl più grande tempio sikh d'Europa. E' solido e bello, pur nel rispetto della tradizione, bianco candido, con il bagliore lontano del Golden Temple di Amristar (qui sopra, in una foto di repertorio) dove i ricchi ogni giorno lavano anche i piatti dopo aver offerto personalmente migliaia di pasti ai ricchi e ai poveri, ai skh e e a qualsiasi altra persona , turisti compresi, che affolli questo luogo di trascendenza, dove ogni giorno il Libro che suggella le leggi della fede viene svegliato all'alba e portato a dormire al tramonto.Il cerimoniale, si veda la foto a destra, si è ripetuto anche nel nuovo tempio cremonese.
Realizza questo monumento di fede nel piena della bella campagna caalasca, ma di fianco a qualche nuovo insediamento industriale, una presenza cremonese, che è quella di Giorgio Mantovani, il presidente del Circolo Filodrammatici, un connubio di attenzioni che secondo noi non è casuale perché è la cultura che affratella, non respinge le diverse identità, giusto il richiamo in premessa. Durante questi incontri di fede che a Vescovato conoscono ormai da decenni, si raccolgono le offerte per il nuovo tempio, difeso ogni giorno da una guardia sikh dal vandalismo e dalle violenze, dal fanatismo pagano e diciamolo pure, dall'egoismo e dall'idiozia dell'Italia peggiore. La raccolta dei fondi è stata sorprendente. La funzione religiosa nel tendone si è risolta con una raccolta domenicale di non meno di diecimila euro. Perché si sikh sono laboriosi e generosi. La crisi ha provocato anche negli indiani qualche rallentamento, ma alla fine con un lieve ritardo (l'inaugurazione doveva avvenire a maggio), l'impresa è stata compiuta. Unite le offerte al milione di euro ottenuto con mutuo presso la Banca di Credito Cooperativo Agrobresciano di Volongo hanno consentito il miracolo di innalzare il tempio in poco più di un anno, da maggio 2010 al 21 agosto 2011. maggio di quest'anno. Ora si stanno completando gli interni. Nel prossimi due o tre anni, il tempio sarà completato con le cinque cupole dorate, come mostra il progetto, richiamo anche alle cinque K, divisa della militanza e offerta delle proprie risorse all'Essere Supremo. Il tempio misura misura quindici metri di altezza, ha quattro torri che delimitano lo spazio coperto di ben 2.352 metri quadri. La struttura portante è in cemento armato e colpisce la scelta tecnica delle pareti esterne con un effetto di marmo grezzo, in realtà pannelli prefabbricati in fondo cassero (dicono gli esperti) con matrice di caucciù che ha riprodotto l'effetto di blocchi "splittati" di granito bianco. Al piano terra la mensa, la cucina, i servizi igienici, i locali per il deposito delle scarpe. Al primo piano la grande sala di preghiera. All'esterno un grande parcheggio. Il tempio gode di risorse d'avanguardia, anche dal punto di vista energetico e per il suo isolamento. L'impresa edile è la Cooperativa Muratori "La Solidarietà" di Gussola.
Fotografie di Antonio Leoni © | | La festa del Guru Granth SahibFoto di Mauro Gaimarri ©
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Il senso di un tempio nella pianura padana che guarda a migliaia di fedelidi Giorgio Mantovani, progettista e direttore dei lavori I grandi ambienti della costruzione descrivono la dimensione di centro comunitario e di edificio per il culto, un'idea di spazio comune che corrisponde bene all'identità spirituale Sikh, alla coesione sociale nell'espletamento del rito collettivo. Il progetto del Tempio per la comunità Sikh definisce un edificio che si attiene agli elementi della tradizione, dal forte valore identificativo: le cinque grandi cupole, che saranno innalzate in tempi successivi a coronamento dell'architettura, dichiarano l'appartenenza dell'edificio al mondo spirituale del popolo Sikh, alla centralità del Libro Sacro che nelle occasioni rituali si espone sotto la cupola maggiore. La struttura dell'edificio si fonda su una pianta quadrangolare, ai cui angoli emergono le torri, che saranno sormontate da altrettante cupole, dalla caratteristica forma a cipolla, rivestite di lamine in rame. Il nucleo dell'edificio è composto dalle grandi sale, a piano terreno e al primo piano, che ospitano le riunioni rituali: ambienti essenziali, che costituiscono il sottofondo degli eventi, spazi ampi e semplici, di pura geometria per accogliere il variopinto apparato decorativo che si allestisce nella manifestazione del rito, suoni parole e colori. I volumi delle torri stringono e proteggono le sale centrali, si forma una sorta di portico a piano terreno e di loggiato al piano superiore: si genera un positivo contrasto fra la dimensione compatta e chiusa delle torri rispetto all'ariosità del loggiato, con esili montanti in metallo che reggono la copertura. Volume e leggerezza: materia corporea ed aria, gli elementi si combinano per leggere l'edificio nella sua duplice composizione di monumento e di "casa", in cui si accoglie, si offre cibo, si perpetua un'identità. La scelta progettuale propone un'architettura che sfrutta elementi prefabbricati, per i pannelli in calcestruzzo del rivestimento, che orientano una misura decorativa attraverso la tessitura a superfici in rilievo e piane, simulando l'aulicità di "bugne" in rilievo; componenti di natura industriale, come le pavimentazioni e gli elementi metallici delle protezioni a ringhiera, rappresentano la mediazione fra una necessità d'economia generale della costruzione e la necessità di accompagnare e far risaltare l'apporto decorativo transitorio in occasione delle manifestazioni rituali e l'apporto decorativo-identificativo permanente, quando le cupole innalzate risplenderanno di riflessi e di colore per il rivestimento in lamine di rame. La misura dell'edificio è la coniugazione di discrezione e di evidenza nei materialio di origine ed applicazione industriale e nell'ambizione di costituire un luogo riconoscibile per le migliaia di Sikh che gravitano al centro della Pianura Padana.
Le grandi testimonianze di religiositàStorie di identità: congedo da parroco a S.Abbondio, sede di significative esperienze d'attivismo cattolico
Don Giuseppe Soldi: "Vi ringrazio, sono stato il vostro servus inutilis"Ha preso spunto dalla pagina di Luca che invita a sedersi all'ultimo posto nel convivio di nozze, per salutare i parrocchiani che hanno affollato S. Abbondio a Cremona nella Messa di congedo dopo 23 anni, e 53 di sacerdozio, del parroco don Giuseppe Soldi. Un evento che travalica il fatto locale perché S. Abbondio è da sempre la sede di significative esperienze religiose e di un grande attivismo cattolico che si è irrorato nella intera diocesi. Senza dimenticare la chiesa - splendida con i restaurati affreschi del Samachini e lo splendido chiostro (anch'esso riportato all'antico splendore proprio sotto questo parroco) - che include il santuario della Madonna Nera il cui culto come patrona di Cremona è stato rinvigorito da don Giuseppe Soldi. Lui si è appunto rifatto, con tono misurato e consapevole, con passione e semplicità insieme, senza mai scadere nella retorica di circostanza, al Vangelo per richiamare al dovere della umiltà, della condivisione e della familiarità, dichiarandosi ancora una volta, alla soglia dei suoi 80 anni, strumento nelle mani del Signore, dunque "servus inutilis". Non sono mancati i richiami alla esperienza pastorale, alle comunità cristiane che ha frequentato in tutto il suo iter sacerdotale, ai parroci che lo hanno preceduto, al veemente attivismo di Natale Mosconi, poi divenuto arcivescovo, al soave spiritualismo di don Giulio Spoldi. Il suo sermone si è concluso con un invito ad applaudire il successore, don Andrea Foglia, e con il simpatico, quasi sfuggevole richiamo al motto di questi 23 anni: "Mai paüüra", nel segno della Fede e con la benedizione del Signore. Un interminabile battimani ha sottolineato l'intervento e la Messa ha goduto di una fervente partecipazione, sottolineata all'organo dal maestro Fulvio Rampi. Ecco nelle foto di Antonio Leoni © don Giuseppe nella monumentale sagrestia vestire i paramenti per l'ultima volta da parroco, la chiesa di S. Abbondio durante la cerimonia e un altro momento del commovente del congedo, la preghiera nel santuario della Madonna Nera. Nella foto piccola don Giuseppe a un battesimo, nell'esercizio pastorale. Con don Soldi è stato realizzato anche lo straordinario eppure pressoché sconosciuto museo Lauretano, passo preliminare del progetto di Museo Diocesano. Vedi qui lo straordinario paginone.
Don Giuseppe Soldi resta comunque all'ombra del campanile di S. Abbondio nell'appartamento più piccolo che abitò a S. Abbondio prima della ristrutturazione del chiostro.
Don Giuseppe Soldi è nato a Casalsigone l'11 maggio 1931, è stato ordinato a Gadesco il 29 giugno 1957, è andato vicario a Martignana Po in S. Lucia dal 28 novembre del1957 al 1 ottobre 1959, poi a Casalmaggiore in S. Stefano dal 1 ottobre 1959 all'8 giugno 1967, è diventato parroco di Zanengo dall'8 giugno 1967 al 18 dicembre 1973, poi è stato parroco a Castelverde in S. Archelao martire dal 18 dicembre 1973 al 9 maggio 1987 quando ha assunto la parrocchia di S. Abbondio.
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