Inchieste e reportages



PRIMA PAGINA 1ª PAGINA BISCRONACACULTURASPORTLETTEREARRETRATISONDAGGI


Religione: dibattiti e polemiche



Vescovo a Savona dal 1991, a Cremona dall'8 settembre 2001

Dante Lafranconi viene ordinato sacerdote il 28 giugno 1964 ed inizia il suo ministero nella diocesi di Como inizialmente come Vicerettore del Seminario e in seguito come docente di Teologia Morale, di Storia della Chiesa e Patrologia. Nel 1986 venne nominato Delegato episcopale per la Pastorale della famiglia e nel 1991 Vicario episcopale per la cura dei sacerdoti nel primo decennio di ordinazione. È nominato vescovo di Savona-Noli il 7 dicembre 1991. Riceve l'ordinazione episcopale il 25 gennaio 1992 nella Cattedrale di Como dal vescovo Alessandro Maggiolini (concelebrano arcivescovo Franco Festorazzi e il vescovo Teresio Ferraroni). Nel 2001 pubblica, insieme al giornalista vaticanista Luigi Accattoli, il libro-intervista Non stancatevi del Vangelo. Un vescovo e un papà ai catechisti e agli educatori. Trasferito alla sede di Cremona l'8 settembre 2001, fa il suo ingresso solenne il 4 novembre. Attualmente ricopre l'incarico di vice-presidente della Conferenza Episcopale Lombarda ed è membro della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l'annuncio e la catechesi.

Clamoroso gesto per la Pasqua 2006

In occasione della Pasqua 2006, ha concesso in via straordinaria a tutti i sacerdoti della sua diocesi la temporanea facoltà di amministrare l'assoluzione per chi confessava di aver commesso o aiutato a procurare un aborto (tale facoltà è di norma riservata ai soli vescovi in quanto l'aborto comporta la scomunica). La notizia ha suscitato un certo scalpore sulla stampa accendendo un lungo dibattito. Nell'aprile dello stesso anno a seguito delle questioni sollevate dal cardinale Carlo Maria Martini in merito alla fecondazione assistita fu l'unico dirigente della CEI che si espresse pubblicamente sul "caso Martini".
Il 26 maggio 2009 in occasione della solennità di Santa Maria del Fonte conpatrona della Diocesi di Cremona, viene pubblicata la nuova supplica scritta da Mons. Lafranconi alla Vergine di Caravaggio che affianca quella scritta da Danio Bolognini nel 1962 e quella di Fiorino Tagliaferri scritta nel 1982.

Ha sostenuto quasi in toto Martini

Su un Vaticano assuefatto alla cristallina predicazione di Joseph Ratzinger papa, con la verità delle cose celesti e terrene ogni volta da lui scolpita a cesello, le dieci pagine di dubbi, di ipotesi, di “zone grigie” del cardinale Carlo Maria Martini in dialogo col bioeticista Ignazio Marino sono calate come il manifesto di un antipapa.
Contro il papa attuale. E anche contro il predecessore Giovanni Paolo II, che aveva incardinato il suo vibrante “evangelium vitae” proprio sui temi della bioetica, del nascere e del morire, oggetto dell'intervento del cardinale Martini.
Regnante Benedetto XVI, è la congregazione per la dottrina della fede che vigila sul magistero della Chiesa mondiale. Lì Ratzinger è stato per venticinque anni prefetto e ancor più la governa ora. Uno dei punti fermi è il rispetto integrale di ogni vita umana “dal concepimento”, fin dai suoi primissimi istanti. l fatto che il cardinale Martini abbia ignorato tutto questo, e viceversa abbia aperto il varco all’utilizzo dell’ovocita nelle prime ore dopo la fecondazione, sostenendo che lì “non appare ancora alcun segno di vita umana singolarmente definibile”, è stato visto come un atto di resa a quella che Giovanni Paolo II definì la moderna “cultura di morte”.
L’unico dirigente della CEI che si sia espresso in pubblico è stato il vescovo Dante Lafranconi

Le dichiarazioni di Lafranconi

“Del cardinale Carlo Maria Martini”, disse Lafranconi, “apprezzo la volontà di dialogo e l’umiltà di giudizio nelle ‘zone grigie’ dove non si sa cosa è bene e cosa è male. Con lui sono d’accordo quasi su tutto, tranne che su due punti”.
D. – Il primo qual è?
R. – “È quando Martini ammette che si utilizzi l’ovocita allo stadio dei due pronuclei. In realtà si tratta di un ovulo già fecondato. E la fecondazione dà l’avvio a un processo vitale continuo dove è difficile rinvenire salti di qualità sostanziali. In caso di dubbio bisogna quindi stare sul sicuro ed evitare di utilizzare o manipolare il nuovo essere. Anche il Comitato Nazionale per la Bioetica è arrivato a maggioranza a questa conclusione, che è la più vicina alle posizioni della Chiesa”.
D. – E il secondo punto di disaccordo?
R. – “È là dove Martini mette sullo stesso piano la fecondazione eterologa, con seme od ovulo esterno alla coppia, e le varie forme di adozione. Il fatto che un bambino sia affidato a genitori non suoi e con essi instauri un buon rapporto affettivo porta il cardinale a non escludere a priori l’ammissibilità della fecondazione eterologa. Ma questo è un passaggio indebito”.
D. – Perchè?
R. – “Perchè l’adozione riguarda un bambino che esiste già e si vuole accogliere, mentre la fecondazione eterologa mette in atto una nuova vita già programmata in partenza con un genitore non suo”.

Il blog “Messainlatino”, un misto di teocons e tradizionalisti, che vanta una media di 2 mila visite al giorno, 60 mila al mese ha scatenato un feroce attacco contro il Vescovo di Cremona, mons. Dante Lafranconi, accusato senza mezzi termini di essere intriso di “ideologismo postconciliare”, di volere in duomo “canti degni di un campeggio di scout”, di “livellamento verso il basso”, di uniformità “nello squallore”, di voler “dirigere indisturbato il suo repertorio per bongo e gratta corde”. Un intervento a gamba tesa, dunque, anzi tesissima, che ha scatenato ben 74 commenti: “Vittorio” si è chiesto quanti anni abbia “sto’ ‘vescovo’”, “Aldo” dunque gli ha consigliato il prepensionamento, “Caterina” gli ha rimproverato di voler essere “il padrone del Duomo” e di voler “imporre la propria opinione scardinata dall’insegnamento del Magistero”.

Ma c’è anche chi ha preso spunto dalla vicenda, per far conoscere particolari inediti, pressoché ignoti ai più, relativi alla prima esperienza episcopale di mons. Lafranconi, quella vissuta nella Diocesi di Savona (nella foto piccola, l'incontro con Giovanni Paolo II quando Lafranconi era vescovo a Savona)..
Ad esempio, “Raphael” –pesantissimo- lo ha accusato di aver perso “il pelo, ma non il vizio!!! Dopo aver distrutto (o fatto distruggere da qualcuno?) quanto c’era di cattolico a Savona, ora continua con il suo Risiko a Cremona! Caro don Dante, non ti è bastato devastare il Duomo di Savona, abolire la processione del Corpus Domini, maltrattare il Coro della Cattedrale ops, scusa della Parrocchia del Duomo (è vero: tu volevi che non fosse vissuta come cattedrale ma Parrocchia…), tentare di sostituirlo dopo 500 anni di onorato servizio con un coro che né per capacità né per localizzazione nulla ci azzeccava con il duomo, lasciare che nelle parrocchie si cantassero i Guccini, i Queen, la colonna sonora di Jesus Christ Superstar ed altre cose simili durante le Messe ma non concedere l’indulto negli anni ’90 per la Messa Tridentina ed inventare la sciatteria dovunque in diocesi? Cari Cremonesi, auguri… il buongiorno si vede dal mattino! Ma a qualcuno di voi il giorno del suo ingresso lo avevo detto: ‘Ve lo doniamo con grandissima gioia, accoglietelo con altrettanta fede!’”.
“Cassandra” ha rincarato la dose, ricordando al Vescovo che dovrà render “conto a Dio” della distruzione “non solo del Coro ‘Bartolomeo della Rovere’ fondato nel 1528”, bensì anche del “vivissimo Capitolo dei Canonici”, il cui Prevosto sarebbe stato “un certo don Giampiero Bof”, uno “che veste giacca e cravatta”.
Secondo “Simone”, mons. Lafranconi a Savona sarebbe stato “tenuto sotto dalle ideologie di Andrea Grillo (lo stesso bel tipino del divieto della Santa Messa del 2007 a Celle) e da tanta parte della curia”, quindi non avrebbe in realtà “governato”, perché altri lo avrebbero “fatto in sua vece: lo sappiamo, ahimé, tutti”.
Cosa vi sia di vero in tutto questo, impossibile (e, tutto sommato, inutile) chiederselo. Di certo si tocca con mano lo scontento, ancora evidentemente vivo, che ha accompagnato a suo tempo certe sue scelte pastorali, ferite tutt’altro che rimarginate collezionate nella precedente “gestione”. Sarebbe interessante piuttosto verificare se e quanto tali considerazioni vengano oggi condivise anche dal Clero cremonese, per sua natura però chiuso e muto ai limiti dell’omertà. Impensabile strappare commenti su questo.
Ma ancora sul blog, via di seguito a ruota libera, ecco impazzare gli “antilafranconiani”: “Antonello” imputa all’attuale Vescovo di Cremona di seguire “l’andazzo generale indirizzato ad un ribasso continuo”, “Welcome” ha appoggiato le dimissioni di Rampi dicendo di aver fatto altrettanto nella sua parrocchia, idem “Arcicantore” secondo il quale è “meglio andarsene sbattendo la porta che farsi complici delle porcherie suonate e cantate nelle Messe moderniste”, “Teofilo” si è detto “allibito” ed ha espresso la propria “solidarietà” al maestro cremonese, “Anonimo” gli ha detto di lasciar pure che ad invadere la cattedrale provvedano “chitarre e tamburelli”.
“Risveglio” si è spinto addirittura più in là, citando un brano da rabbrividire, tratto dal “Programma per la distruzione della Chiesa Cattolica”, a suo dire redatto dalla Massoneria nel 1962, programma che così reciterebbe: “(art. 4) Vietate la liturgia latina della messa, adorazione e canti, giacché essi comunicano un sentimento di mistero e di deferenza. Presentateli come incantesimi di indovini. (…) (art. 7) Eliminate la musica sacra dell’organo. Introducete chitarre, arpe giudaiche, tamburi, calpestio e sacre risate nelle chiese. Ciò distoglierà la gente dalla preghiera personale e dalla conversazione con Gesù. (…) Eseguite attorno all’altare danze liturgiche in vesti eccitanti, teatri e concerti. (…) (art. 8) Introducete canti protestanti. Ciò darà l’impressione che la Chiesa Cattolica finalmente ammetta che il Protestantesimo è la vera religione o almeno che esso è uguale alla Chiesa Cattolica. (…) (art. 9) Introducete canti nuovi soltanto per convincere la gente che i riti precedenti in qualche modo erano falsi”.
Da far raggelare il sangue dei fedeli ed esultare il “progressismo ecclesiale”, specie ripensando alla lettera, che pare sia stata fatta girare in tutte le logge massoniche del mondo, sempre nel ’62, con un preciso comando: “Distruggete la Chiesa Cattolica, dall’interno, a partire dall’Eucaristia”.
Non a caso “Melky73”, tra l’altro prete, se l’è presa proprio con i sacerdoti “sessantottini, che credono di interpretare la volontà del Concilio, deformato dalle lenti della ‘loro’ contestazione, imponendo il modello politico-sentimental-ideologico nella liturgia”.


“Ospite”, un siciliano, ha accusato proprio su questo punto sul blog “Messainlatino” mons. Lafranconi di stare “dall’altra parte della barricata”, “Giuseppe II” lo ha rimproverato di “smodato autolesionismo”, chiedendosi che fine potesse fare l’ex-Cappella. Ora la sua domanda ha trovato risposta, come abbiamo riferito in premessa.
Non uguale sorte è toccata ad un altro interrogativo, rimasto tale. “Anonymous”, sul web, dopo aver ricordato come mons. Lafranconi sia membro della Commissione della Cei per la Dottrina della Fede, lo ha definito troppo “critico” nei confronti del Motu Proprio del Papa “Summorum Pontificum”, quello, per intenderci, che ha “liberalizzato” la Messa col vecchio rito. Non si è fatta attendere la reazione di un cremonese doc, tale Ema, che solo un paio di ore dopo ha commentato: “Cosa leggo… Sono desolato! Che fine farà la nostra petizione? O Gesù, aiutaci! Confidiamo in Te!”. Quale petizione?
A dire il vero ne aveva parlato a suo tempo la stampa locale. Poi, però, la cosa è pressoché caduta nel dimenticatoio. Facciamo mente locale.Il blogger in questione si riferisce alla petizione lanciata sul web più o meno nel dicembre del 2009 dal sito di “Cremona Fidelissima”, sodalizio laicale autovotatosi alla “diffusione del Rito Gregoriano di S. Pio V”, coordinato da Emmanuele Brambilla. Bene, tale petizione, stando a quanto pubblicato su Internet, ha ad oggi raccolto 114 sottoscrittori. Non pochi, specie in una realtà quale la nostra, ma, a quanto risulta, rimasti inascoltati. "Non giunge eco di Messe in latino, di preti o di chiese concessi allo scopo. In nessun angolo della Diocesi. In pieno contrasto col Motu Proprio del Santo Padre, mirato viceversa a diffonderne la pratica".
Come stanno le cose? Al momento, non è dato sapere. “Caterina” e “Jacopo” hanno suggerito sul blog di “Messainlatino” al cremonese Brambilla di rivolgersi dritto dritto al Vaticano, per far valere le proprie ragioni, e di chieder “giustizia” alla Commissione “Ecclesia Dei”, incaricata proprio di “vigilare” circa l’applicazione del Motu Proprio. Sarà stato fatto? Se no, perché? Se sì, con quali conseguenze? Attendiamo risposte. Saranno comunque interessanti…
Nell'ultima foto, il Vescovo Lafranconi con i giovani a Colonia.


Purtroppo il quadro non è confortante anche in casa...

Archiviata solo per prescrizione la denuncia a Monsignor Dante Lafranconi

Tuttavia nella sentenza il giudice dichiara molto severamente:“è astrattamente configurabile” l’omissione nell’impedire il verificarsi degli eventi, il che equivale a cagionarli. Ossia monsignor Lafranconi avrebbe “coperto”, pur essendone a conoscenza, le attitudini pedofile di almeno due preti della sua comunità ecclesiale.
NOSTRO SERVIZIO

Savona- Caso giudiziario archiviato per prescrizione del reato: si chiude così, in sede penale, la vicenda che vedeva l’ex vescovo di Savona, Dante Lanfranconi, indagato per concorso in atti sessuali su minori per non aver impedito ad alcuni sacerdoti della diocesi di compiere atti di pedofilia.

Il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi ha oggi firmato l’ordinanza di archiviazione, in base agli elementi esaminati, ma nell’atto ha evidenziato che “è astrattamente configurabile” l’articolo 40 del codice penale secondo il quale il presule «non avrebbe impedito un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire,il che equivale a cagionarlo».Ossia monsignor Lafranconi avrebbe “coperto”, pur essendone a conoscenza, le attitudini pedofile di almeno due preti della sua comunità ecclesiale. Entrambi sono stati condannati per pedofilia (don Giorgio Barbacini) e abusi sessuali (don Nello Giraudo).

Trattandosi però di episodi risalente alla fine degli anni ‘90, il procuratore della Repubblica Francantonio Granero e il sostituto Giovanni Battista Ferro avevano avanzato al gip richiesta di archiviazione per prescrizione degli eventuali reati commessi dal Pastore della diocesi savonese. Una notizia che la magistratura era riuscita a tenere riservata nel corso dei due anni di indagini avviate in seguito alle denunce di una delle vittime dei preti pedofili savonesi.Gli investigatori erano arrivati a Monsignor Lafranconi in base ai racconti di alcune vittime, ma anche dei “carnefici” che di fronte al peso delle loro malefatte si erano confidati con lui. La magistratura, con l’ausilio della squadra mobile savonese, negli ultimi dodici mesi avevano compiuto un blitz nella curia vescovile sequestrando dalla cassaforte del vescovo il fascicolo di don Giraudo, dal quale sarebbe emersa l’omissione di denuncia da parte di Dante Lafranconi.

Doppio esito, quindi, giudiziario da una parte e morale dall’altra; due aspetti non coincidenti per le formalità normative.

L’opposizione alla richiesta di archiviazione era stata avanzata dall’associazione della Rete L’abuso, che tutela le vittime di sacerdoti pedofili ed è rappresentata da Francesco Zanardi. Secondo lo stesso Zanardi, che da mesi accusa la diocesi di insabbiare i casi, monsignor Lafranconi era al corrente degli abusi avvenuti all’interno della curia savonese, ma non fece nulla perché venissero alla luce. Un’argomentazione constatata nel verbale odierno di archiviazione.

Il successore, Domenico Calcagno, agì diversamente e rimosse i due sacerdoti dagli incarichi (comunità per minori disagiati) di cui erano responsabili.
La richiesta di riaprire il procedimento contro Lafranconi faceva leva sul fatto che uno dei casi di abusi sarebbe avvenuto su un minore di 14 anni e, di conseguenza l'aggravante avrebbe allungato la prescrizione da 10 a 15 anni. Una tesi che però non è stata accolta dal gip, che ha constatato la prescrizione del reato.

E per la chiesa della provincia di Savona è l’ennesimo tuffo in un passato torbido e segnato da molti passaggi oscuri, sia per quanto riguarda la diocesi di Savona-Noli, sia per quella di Albenga, retta attualmente da Monsignor Mario Oliveri. E di ieri la notizia di un prete, don Cesare, che alla domenica celebra messa nella sua parrocchia di Bastia dì Albenga, e in settimana gestisce un bar nel capoluogo con la fidanzata. Una doppia veste che stupisce all’esterno, non sembra aver spinto il vescovo a prendere provvedimenti.

Nella foto Monsignor Dante Lafranconi vescovo di Savona- Noli ai tempi della vicenda ascrittagli dalla denuncia dell'associazione Rete L'Abuso.




La pagina è aggiornata alle ore 22:44:49
di Sab, 21 feb 2015