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La pagina delle lettere bis

Una città dove le dinastie ricevono ancora e sempre un occhio di riguardo

Caro direttore,
ecco il caso dei cognomi cremonesi ricorrenti che abitano le posizioni migliori della terra cremonese, frequentano le belle scuole e hanno vite da Mulino Bianco: belle famiglie con i pargoli che hanno gia' fatto la pre-iscrizione al Manin e che hanno gia' la targa in ottone da apporre fuori casa.
Non e' il mio mondo e mai lo e' mai stato. Non voglio lo sia.
Per evitare di consumarmi il fegato - che tanto poi comunque si rigenera come Prometeo - evito di approfondire notizie come quella dell'incarico a un Magnoli Bocchi (ma e' parente di Titta? Un po' gli somiglia!) che costa 50.000 euro, anche ricordando che il Comune non tiro' fuori qualche migliaio di euro per il circo delle corde.
La lettera della Signora Maria Beatrice Sartori: dice bene: l'Architetto Magnoli Bocchi e' un luminare. Il suo mestiere lo fa bene.
Il tipo e' bravo e non perche' lo dice una "socia" di Galimberti, ma perche' ha vinto un concorso di architettura proprio qui a Cremona e proprio per l'AEM di Albertoni che voleva vendere Trento e Trieste per fare il polo megagalattico in via Postumia:

http://www.carlomagnoli.com/Anno_2006_files/AEM%20La%20Provincia.pdf.
e qui:
http://www.carlomagnoli.com/Anno_2006_files/AEM%20Cremona.pdf

Il fatto che mi impressiona è che lui vinca quando "c'e' su" qualcuno del PD, Partito Democratico della Sinistra, (vecchi comunisti per i quali la "religione era l’oppio dei popoli ma tirare un canna non fa piu' male", democristiani riciclati che tanto "Gesu' era comunista" e via cantando). Che il Magnoli dei proletari sappia un cazzo di proletariato, potendo essere paragonato alla NOBILTA' con tanto di cariche trasmissibili, è un particolare trascurabile..

E' noto che il Sindaco ha messo nei posti potere gente in cerca di cariche .Basta vedere la Fondazione Città di Cremona o i vari consigli di amministrazione delle partecipate. E' ipotizzabile, anche, che l'amministrazione con la gestione diretta del patrimonio immobiliare pubblico ”controlli” le plebi smisurate: questo si vende, questo si regala ai profughi (meglio alla cooperativa che gestisce i profughi) e questo si da' a chi garantisce appoggio. La cosa' piu' inquietante e' proprio l'inerzia della plebe che continua da millenni ad accontentarsi di qualche sesterzo in regalo e senza fatica, basta al piagnisteo, ci sono giochi , spettacoli piu' o meno sportivi, pubblici banchetti/feste. Basta distribuire un po' di torrone, mentre  si ascolta un po' di musica gratis e non si insozza il Ponchielli. Si facciano le feste nei quartieri "cun la musica dei negher" e con i saltimbanchi.

Come si puo', di fronte a questo, prendersela con l'amministrazione Galimberti? Di piu': la scelta dello Studio Magnoli Bocchi e' intelligente: se si deve partecipare a un bando Cariplo meglio farlo con uno che ha Cariplo tra i CLIENTI (e lo dice lui),
http://www.carlomagnoli.com/Clienti.html

Remo Scandolara

Il violinone uno sfrido di acciaieria: rappresenta l'anima della città, quella ridotta a frammenti

Caro direttore,un invero poco noto linguista e critico d'arte, idolatra di Leo Pestelli e di Piero Manzoni, ha offerto all'inclito pubblico la sua, personale lettura, dell'opera d'arte, offerta in pompa magna alla citta'.
Lo studioso non ha potuto intervenire alla inaugurazione in quanto di religione ebraica e quindi vincolato alle prescrizioni dello Shabbat: hapreparato lo scritto ieri, venerdi' e lo ha affidato al sottoscritto che ne e' solo portavoce.
Lo studioso ha notato, non senza una arguta punta di nero umorismo che di solito l'anima viene donata da Dio e prima o poi la si deve rendere, giustificando ogni macchiolina ivi presente . Trasporre questa situazione al manufatto puo' lasciare basiti: sia per le macchioline, ricordo di una citta' indubbiamente sporca, lercia, dove forse si muore respirando e anche per quel che costera' renderLa al Dio Palu'.

Dopo questo cenno filosofico-religioso e un rutto al sapore di Bonarda da ipermercato cremonese il dotto critico ha osservato con perizia che l'opera di acciaio elettrocolorato e' in pratica un omaggio agli SFRIDI, ovvero agli scarti di lavorazione di una normale attivita' utilizzante macchine da taglio e macchine utensili.
E' una forma d'arte gia' ampiamente collaudata e posteriore a quella che utilizzava per le opere le radici portate dal Po.

Qui qualche opera di anonimo:

https://it.dreamstime.com/photos-images/sfrido-d-acciaio.html

Su questo filone artistico fu anche diffuso un film, con invero poco successo,

nel quale un giovane artista con qualche precedente si dava da fare con il gentil sesso (dopo lunga astinenza in carcere) e soddisfava desideri di collezionisti un po' cosi' con opere tratte da metalli di scarto.

Con sillogismo aristotelico se "l'anima della citta'" e' fatta di sfridi e il termine SFRIDO deriva dal latino volgare FRIVIDUS da FRIVOLUS ovvero "ridotto in frammenti" l'opera oggetto di questa critica, gandhiana -non violenta - e' una rappresentazione dell' anima della citta' ormai ridotta in frammenti.

Il viandante che si trovasse per le terre del vecchio Comune di Cremona, di certo per caso o per qualche disservizio di bus o ferrovie, e volesse osservare con attenzione questo pregiato esempio di arti plastiche che cosa ne dedurrebbe?
Che nel circondario e' rimasta ALMENO una officina meccanica, che lavora molto, per la quantita' appunto degli sfridi . L'idea sorge di certo spontanea al pellegrino giunto dalla via Mantova e che percio' ha potuto ammirare l'altro violino in acciaio, solo abbozzato nella emiforma, e che si fa vedere e/o interpretare mentre si percorre tre o quattro volte la rotonda nel tentativo di non farsi schiacciare da qualche autista temerario o solo per capire dove svicolare per andare dove si deve andare.

Il critico, dopo altro moto 'sta volta intestinale, ha proseguito ricordando i suoi ascendenti cremonesi e quello che era Cremona SOLO un po' di tempo fa. Citta' sonnacchiosa, irritante per l'immobilita' strutturale e anche un po' reazionaria.
Ha ricordato questi PREGI, della citta' (di una citta che ne fregava degli altri e si curava solo di se') e soprattutto della cittadinanza, prima che questa sparisse, sovrastata dai numerosi venenti da ogni dove, per ribadire il concetto ARTISTICO diffuso dall'opera.
Sfrido, frammento, di tradizione rimasto dopo aver espunto, con certosina lavorazione e ormai quasi totalmente la cremonesita' sostituita dalla contingenza.

L'intellettuale di vecchio stampo, accompagnando infine le ultime parole con una flatulenza (e dopo aver aggiunto, senza alcun imbarazzo che flatulenza viene dal latino FLATO e ULENTUS e puo', pure, essere anche intesa come opera d'arte, sta volta musicale, da regalare al sindaco perche' la offra alla citta', come gia' le note di violino accompagnano l'Anima FRATTA della citta') - ha precisato che l'ardita opera dell'ingegno umano e' mancante di un SOLO particolare: Padania Acque avrebbe potuto partecipare offrendo, a completamento, "en canel del sindec", ovvero una fontanella, magari realizzata con un po' di terra da fonderia. Non tanto perche' l'acqua serva, tanto meno a spegnere un FINTO fuoco, che Cremona non accoglie piu' tra le radici, ma per partecipazione al festival pubblicitario.

R.(edattore) S.(olo)

Se questa è l'anima della città il nostro destino è l'inferno

Caro Direttore
Se l'anima della nostra città, è quella cozzaglia di ferro che è stata collocata davanti alla stazione ferroviaria penso che il nostro destino, oltre la vita, sia l'inferno.
Da qualche anno a questa parte gli amministratori delle città sembrano concorrere a chi mette in mostra le c.... più grandi a cominciare dal ponte di Calatrava a Venezia, alla pensilina non ancora realizzata (ma studiata e pagata ad un architetto giapponese) per l'uscita degli uffizi a Firenze, lo scempio del rifacimento della stazione di Parma in questo particolare caso, a conclusione di quella porcheria ponte-monumento sul fiume Parma costruito a poche centinaia di metri, a quel così-detto calice di vetro (costato un milione di euro) collocato nella piazza principale di Pescara che, per nostra fortuna è scoppiato; facendo la fine che meritava e cioè quello della discarica pubblica, gettando al vento una montagna di soldi ....e si potrebbe continuare per altre centinaia di esempi di immondizie sparse su tutto il territorio nazionale.
L'effetto che mi creano questi pseudo-monumenti all'indecenza pubblica, è la stessa che provo vedendo un sacco della spazzatura gettato lungo i bordi delle strade, chiedendomi ogni volta perchè non lo lasciano davanti alla propria abitazione visto che oggi i netturbini arrivano sulla porta di casa a portartelo via.
Ma non si era fatta una legge che multava coloro che gettavano mozziconi di sigarette per la strada?
E poi mi dico, ma non c'è già in città una piazza con un eccelso museo dedicato al violino? Che bisogno c'era quindi di mettere questa porcheria in un contesto urbano dove solo per fare una insegna di un negozio ti propinano un pacco di carte con centinaia di regole da rispettare, colori, dimensioni, materiali, ai quali devi; tu singolo, cittadino sottostare e poi, invece, le banche, gli enti pubblici, le amministrazioni, fanno tutto ciò che gli viene in mente purchè siano grandi, enormi e in distonia con l'ambiente circostante perchè questo gli dia più ostentazione di potere suila città
Ovviamente non poteva mancare la classica ciliegina sulla torta e così non si sono fatti mancare nemmeno l'effetto Hollywoodiano delle luci colorate che da molto da baraccone della fiera di San Pietro.
Ma una volta, non mettevano i vespasiani nelle piazze delle stazioni? Almeno quelli avevano una utilità.
Virginio Lini

I guasti a Spinadesco di un grande gruppo industriale

Caro direttore,
Volevo approfittare di questo spazio per ringraziare pubblicamente il grande gruppo industriale che sorge alle porte di Spinadesco e tutte le amministrazioni che ne hanno permesso l’insediamento e l’allargamento alle porte dell’abitato: non solo quell’industria generosamente paga lo stipendio a tanti operai e impiegati ma, movimentando un gran numero di camion sulle stesse strade percorse dagli abitanti di Cava e Spinadesco, dà un forte impulso allo sviluppo dell’artigianato locale. Grazie infatti ai frammenti metallici sparsi con larghezza sull’asfalto e alle buche e alle crepe nella carreggiata, quest’anno io e mio marito abbiamo portato le auto innumerevoli volte dal gommista. E ogni volta il gommista ha estratto dalle ruote uno o più chiodi o pezzi di metallo, di quelli trasportati dai camion movimentati dal grande gruppo industriale. Una malasorte capitata anche alle auto di tutti i miei vicini di casa. Il gommista, a cui ormai diamo tu e che invitiamo alle feste familiari, mi ha spiegato che questa iella si accanisce sulle auto di tutto Spinadesco che devono percorrere quelle strade. Un bell’incremento di attività per questo settore dell’economia locale. Ecco perché voglio estendere il mio ringraziamento alle forze di polizia locale e alle amministrazioni pubbliche responsabili della manutenzione di queste strade: fanno benissimo a non fermare questi camion e controllarne la tenuta del carico, a chiudere un occhio quando questi tir attraversano Cavatigozzi o passano nelle poche strade a loro vietate e a non pulire mai l’asfalto delle vie adiacenti la zona industriale: un simile comportamento sarebbe un colpo durissimo per i nostri gommisti. Tra l’altro nei giorni scorsi ci sono stati sulle strade cremonesi due gravi incidenti con camion che hanno perso i grandi coils da 20/30 tonnellate che trasportavano. Ecco, in questo caso vorrei avvisare le suddette forze di polizia e amministrazioni che a Spinadesco non esistono agenzie di pompe funebri, il vostro lodevole sforzo rischia quindi di risultare sprecato stavolta. Maria Cristina Galli


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Tamoil e Tar: chi nel 2011 è andato a Roma e non ha fatto l'interesse di Cremona

Caro direttore,
la sentenza del Tar di Brescia che ha rigettato il ricorso presentato dalla Tamoil contro la decisione dell'attuale amministrazione di determinare l'importo della garanzia finanziaria in 7 milioni di euro, pari al 50% dei costi degli interventi di messa in sicurezza operativa dell'area, va accolta con grande soddisfazione ma anche accompagnata da alcune inevitabili considerazioni.

1- L'autodenuncia e la conseguente caratterizzazione del sito, presentate da Tamoil nel marzo 2001, erano fondate su presupposti falsi: a) Tamoil non è responsabile dell'inquinamento; b) la contaminazione è circoscritta al sito industriale; c) non c'è pericolo di contaminazione delle aree esterne e conseguentemente non sono  necessarie misure di messa in sicurezza d'emergenza. Tali presupposti hanno rallentato e compromesso il procedimento amministrativo che in tal modo si è trascinato per molti anni mentre l'uscita e la migrazione del contaminante ancora non si era interrotta. Solo nel 2007, dopo l'avvio dell'indagine giudiziaria, la società ha provveduto ad avviare le opere di contenimento.

2- I giudici amministrativi di Brescia rilevano che, cogliendo l'occasione data dal decreto legislativo del 2012, la società aveva optato per la dismissione degli impianti di raffinazione e la trasformazione del sito in deposito di olii minerali, “così potendo avvantaggiarsi dell'esonero dall'esecuzione delle opere di bonifica; ne discende che a carico della stessa permane, dunque, il completamento delle sole opere di messa in sicurezza operativa”.

3- Nella sentenza si ritiene opportuno evidenziare una circostanza di estrema rilevanza: Secondo i giudici “Tamoil si è avvantaggiata del fatto che il Comune ha procrastinato di alcuni anni la richiesta della fideiussione e dunque, dal 2011 al 2014, la Tamoil ha, di fatto, ottenuto di non sostenere i costi della garanzia che avrebbe dovuto essere richiesta sin dal 2011”.

Ricordiamo molto bene la data del 2 aprile 2011. Mentre i radicali lottavamo, con grande impegno e determinazione, a difesa dei cittadini cremonesi e dell'ambiente, c'era chi se ne andava a Roma a sottoscrivere un accordo con la società libica nel quale non solo non era prevista alcuna garanzia finanziaria ma si dichiarava Tamoil non responsabile dell'inquinamento! Stiamo parlando di politici, di sindacalisti e dei massimi rappresentanti delle istituzioni locali, accompagnati dai parlamentari eletti nel nostro territorio.

A maggior ragione diamo volentieri atto al sindaco Galimberti e all'assessore Alessia Manfredini per aver rotto fattivamente con il passato costituendosi parte civile nel processo Tamoil e riconoscendo il valore dell'iniziativa politica di Gino Ruggeri e di tutti i radicali cremonesi.
Sergio Ravelli, presidente di Radicalicremona.it

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Vorremo ricordare che nella circostanza anche il Vascello si battè contro il gaudio di politici e sindacalisti opportunamente citati da Ravelli, i quali in un'assemblea dei dipendenti Tamoil contestarono duramente il nostro giornale, minacciando addirittura di adire a vie legali.




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di Gio, 3 nov 2016