E' partita da una verifica assolutamente di routine in una azienda del cremonese (non di Cremona), grande commerciante nel settore delle vendite di rame, e dalla intuizione degli agenti delle Fiamme Gialle che qualcosa non andava una maxi operazione della Guardi di Finana che ha portato a scoprire una evasione Iva finale di 41 milioni di euro in seguito alle emissione di fattuire false per 580 milioni ed alla incriminazione di 42 persone. Tutto con un complesso intrecci di false società che ha reso particolarmente complessa l'individuazione dei reati e che ha condotto anche a rogatorie all'estero anche . Gli attori della truffa allo Sato si muovevano su canali diversi e non dipendenti tra loro. Cuore del tutto una azienda milanese con sede anche a San Marino.
Il prodotto grezzo veniva acquistato all'estero, in Spagna particolarmente, quello semilavorato in Italia - Le aziende vicentine provvedevano alla trafileria finale del filo
I dettagli sono stati chiariti in una conferenza stampa condotta dal comandante della Guardia di Finanza colonnello Alfonso Ghirladini affiancato dal colonnello Nicola De Santis.
Il tutto ha condotto al sequestro sul territorio nazionale e all'estero, per l'appunto, di oltre 41 milioni di euro tra beni immobili e disponibilità bancarie, frutto di un'ingente frode fiscale all'IVA per circa 100 milioni di euro nel settore della lavorazione del rame, attuata con un giro di fatture false per oltre 580 milioni di euro.
Le indagini sono state avviate un anno e mezzo fa dal Nucleo di Polizia Tributaria di Cremona e sono state coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano, dott.ssa Bruna Albertini. Al fine è emerso che negli ultimi 5 anni due aziende vicentine hanno acquistato, sul mercato comunitario e su quello nazionale, circa 108 milioni di euro di materia prima e di semilavorati. Per questi acquisti gli industriali vicentini avrebbero dovuto versare all'Erario circa 21 milioni di euro di IVA.
II principale fornitore nazionale, il nucleo dell'intera vicenda, è un imprenditore milanese titolare di un'azienda da anni presente sul mercato. E' lui che ha ideato e organizzato con una serie di collaborazioni che si sono valse di due studi esperti nel settore tributario, una complessa struttura commerciale che aveva lo scopo di appropriarsi dell'IVA dovuta secondo il noto sistema delle "frodi-carosello".
Il suo decesso è avvenuto nel mese di ottobre 2010. Gli eredi hanno raccolto il malloppo messo in piedi dall'imprenditore milanese e ne hanno proseguito l'attività che ha chiamato in causa anche anziani (molti prgiudicati) che per una modesta cifra mensile, un migliaio di euro, hanno dato la intestazione a società fatto inesistenti.
Nel risalire passo a passo a tutti gli addentellati della società del cremonese si è scoperta una filiera di oltre 20 società fittizie, tutte con sede in Milano ed una a San Marino, costituite al solo scopo di interporsi tra gli effettivi fornitori e acquirenti emettendo fatture false. Dopo pochi anni di operatività queste società, le classiche "cartiere", venivano poste in liquidazione o trasferite all'estero e sostituite da altre, sempre gestite da prestanome e prive di vere strutture aziendali.
Il sistema di frode, dalla fine del 2010 si è avvalso oltre che dei due tributaristi , di un consulente aziendale che aveva il compito di pianificare i rapporti commerciali lungo tutta la filiera e di un commercialista, amministratore di alcune delle società fittizie domiciliate presso il suo studio, cui spettava invece di curare le contabilità aziendali.
Il vorticoso giro di fatture false ha di fatto quadruplicato il fatturato complessivo e, di conseguenza, l'IVA evasa che veniva prelevata dai conti correnti delle società "cartiere" e divisa tra i 42 partecipanti al sodalizio criminoso denunciati a vario titolo all'Autorità giudiziaria per associazione a delinquere.
Grazie ad alcune rogatorie internazionali in Svizzera, Francia e nella Repubblica di San Marino sono stati sequestrati agli indagati 17 locali commerciali, 19 appartamenti, terreni agricoli e rapporti finanziari, per un valore complessivo di 37 milioni di euro, nonché alle aziende coinvolte 3 fabbricati industriali e 11 terreni agricoli, per altri 4,5 milioni di euro.
Tra i beni sequestrati, un deposito titoli di quasi 9 milioni di euro, una lussuosa abitazione in Montecarlo del valore di oltre 10 milioni di euro proprio davanti al porto e che si è ben vista durante il recente G:P. di Montecarlo di F1,disponibilità finanziarie su conti monegaschi e sammarinesi per un valore complessivo pari a 1 milione di euro circa.
La Guardia di Finanza, nonostante le ordinanze già emesse e notificate agli interessati, ha mantenuto un rigoroso riserbo su aziende ed attori della vicenda.