"Notizie e servizi dal territorio


PRIMA PAGINA 1ª PAGINA BISCRONACACULTURASPORTLETTEREARRETRATISONDAGGI

La denuncia della DIA in un clamoroso documento e la mappa di MilanoMafia

I clan criminali nel cremonese

Specificatamente agiscono nel settore del movimento terra, discariche, gestione dei rifuti, bonifica di aree inquinate. Un documento del Ros che si occupa della materia è stato allegato a un odg presentato in Provincia da Giuseppe Torchio, Giovanni Biondi e Gian Paolo Dusi: emergono riferimenti ad alcuni politici cremonesi, citati peraltro come soggetti da avvicinare in relazione al cambio di politica più favorevole alla cave, particolarmente nel cremasco . E' evidente che la cosa non può non interessare la criminalità, che infatti se ne occupa ampiamente e parla di possibili incontri con gli esponenti locali e regionali di questa linea più permissiva . Da qui forti inquietudini

di ANTONIO LEONI

La polemica tra Roberto Saviano e il ministro leghista di allora, Roberto Maroni sulla presenza de l'endrangheta in Lombardia ha fissato l'attenzione su una situazione criminale che anche Il Vascello ha già parecchie volte evidenziato , con particolare preoccupazione per alcuni grandi cantieri in progetto e per alcune situazioni o presenze sospette, evidenziate persino in ordini del giorno e documenti pubblici.
La Direzione Distrettuale antimafia è molto precisa e, attraverso lo scrupoloso lavoro condotto dai colleghi professionisti di MilanoMafia abbiamo anche una precisa mappa delle zone di influenza del nostro territorio dove i clan criminali dominanti sono quelli delle famiglie Grande Aracri, Ferrazzo e Piromalli.

La Dia lancia l'allarme complessivo sulla progressiva e costante evoluzione delle cosche calabresi nelle regioni del Nord Italia che si esercita anche nelle aziende e si infiltra negli appalti pubblici. Descrive con precisione le tecniche di infiltrazione criminale.


I metodi i sono la costante ricerca di una generica benevolenza verso le loro imprese spesso orientate dalla mafia a realizzare iniziative volte a raggiungere un consenso incondizionato, cioè un clima favorevole per portare a successo le operazioni dietro la facciata .Altrimenti azioni forti tese all''assoggettamento, attraverso le minacce, le estorsioni o la offerta di protezione reclamando così di poter garantire la tranquilla esecutività dei cantieri.
Con questi mezzi gli imprenditori criminali si infiltrano nei tessuti aziendali sani. E stringono il cappio non appena si avverte qualche segno di reazione o, all'incontrario, di cedimento della robustezza dell'impresa,
Così si dice nel rapporto della Direzione Investigativa dove si ricorda che alcuni compartimenti della criminalità organizzata sono riusciti ad interagire con settori della pubblica amministrazione. La Dia parla di veri e propria legami tra mafia e politica, gli stessi sottolineati in Lombardia da Roberto Saviano nella puntata di "Vieni via con me" che ha fatto infuriare Maroni.

Il settimanale l'Espresso va a fondo e riporta anche una intercettazione telefonica.

La domanda è semplice: "A Milano ci sono le elezioni provinciali. Abbiamo la possibilità di candidare qualcuno noi?" E la risposta intercettata dai carabinieri del Ros è altrettanto elementare: "Io posso sentire qualche amico, là a Milano, qualche calabrese...".


Sono brani da uno dei rapporti antimafia più inquietanti degli ultimi anni, acquisito adesso dai pm di Milano, in cui si alternano manovre per entrare nei cantieri dell'Expo 2015 a progetti per inserire "gli amici" nei municipi dell'hinterland meneghino. E quelle di cui parlano nel marzo 2009 sono proprio le liste della Lega.

Nulla di penalmente rilevante, perché finora i giudici non vi hanno riscontrato ipotesi di reato. Ma il documento è sorprendente, anche per i soggetti a cui si fa riferimento. A parlare è un imprenditore, considerato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro un prestanome al servizio del clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Che discute con un maresciallo delle Fiamme Gialle, collaboratore del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, ossia di uno dei magistrati più attivi nella lotta alle cosche. È proprio il maresciallo che propone: "Ieri sera mi sono visto con Pino Galati... rimangono dei candidati in alcuni paesi... abbiamo la possibilità di candidare qualcuno noi?".

Pino Galati è un parlamentare calabrese del Pdl. Ma l'operazione gravita "sulla moglie del Galati", che come scrivono gli investigatori, "si identifica nell'onorevole Carolina Lussana, nata a Bergamo, eletta nelle liste della Lega Nord". La bionda leghista che si impose alle cronache proprio per la storia d'amore sbocciata a Montecitorio con il deputato del profondo Sud. (segue sotto, colonna a sinistra)

Clan criminali nel cremonese e in Lombardia


Attraverso loro, i due soggetti intercettati studiavano il modo di inserire persone di fiducia nei municipi della provincia di Milano, paesi dove vive una folta comunità calabrese. Incredibile? Il sottufficiale legge "un elenco di collegi", comuni dove si dovevano rinnovare le giunte: Magenta, Cerro Maggiore, Cassano d'Adda, Pioltello, Sesto San Giovanni, Calabiago, Cassano Primo. Il presunto uomo della 'ndrangheta si mostra entusiasta: "Belli... belli... Bei collegi...".

E il dialogo prosegue: "Non hai qualcuno là che...".

"Che si interessa di politica sì... qualcuno che ha fatto il consigliere comunale pure a Cologno... Provo a sentirli...".

"Vedi un po' se riusciamo... noi... questa gente ci serve". Serve a cosa? Per ottenere appalti. L'imprenditore agisce nel movimento terra, il grande business della 'ndrangheta lombarda. Si lamenta di avere "le macchine ferme". E commenta: "Adesso cominciano i lavori di Expo, sai quanta merda porterà là sopra... Si torna come l'alta velocità... Se la mangiano subito... chi tiene cinque camion, chi resiste, chi arriva all'Expo".

Lui ritiene di avere trovato l'aggancio giusto: "Devo incontrare un costruttore grosso a Milano... Questo ha fatto la fiera di Milano... una parte dell'Expo ce l'ha lui... Devo andare a parlarci ma deve venire uno dalla Calabria apposta, un pezzo grosso...".

Perché abbiamo ripreso questo richiamo? Lo stesso Espresso precisa che non vi è nulla di penalmente rilevante e che nei confronti della personalità politica citata non è stato preso, giustamente, alcun provvedimento. Perché pur se altri la chiamano in causa, questi potrebbero esibire qualsiasi nome a insaputa dell'interessato.

Certo,anche a Cremona bisogna tener le orecchie ben dritte.

Specificatamente per infiltrazioni (come il Vascello riferisce nei suoi documenti) nel settore del movimento terra, discariche, gestione dei rifiuti, bonifica di aree inquinate.

Un documento del Ros che si occupa della materia è stato allegato a un odg presentato in Provincia da Giuseppe Torchio, Giovanni Biondi e Gian Paolo Dusi: emergono riferimenti ad alcuni politici cremonesi, citati peraltro come soggetti da avvicinare in relazione al cambio di politica più favorevole alla cave, particolarmente nel cremasco . E' evidente che la cosa non può non interessare la criminalità, che infatti se ne occupa ampiamente e parla di possibili incontri con gli esponenti locali e regionali di questa linea più permissiva. Da qui forti inquietudini nella politica cremonese. "Cronaca" identifica, leggendo una relazione dei ROS, il consigliere regionale Rossoni e il presidente provinciale Salini, verso i quali la magistratura non ha peraltro sin qui constatato alcunché di penalmente rilevante.

Il documento del Ros osserva che i tentativi "di osmosi tra attività istituzionali e interessi particolari rappresentno la via di ingresso della criminalità organizzata - che già controlla i colletti bianchi - nel mondo economico e politico".

Le inchieste de "Il Vascello" sulla mafia in Lombardia: questi servizi sono sul nostro giornale da mesi, clicca

• Rapporto Ecomafia - Per illeciti nei rifiuti Cremona è terza in Lombardia, dopo Brescia e Pavia, in quello del cemento è nona. Una constatazione:" Che a Milano la mafia si limiti a riciclare denaro e non eserciti controllo sul territorio è una bugia ripetuta da anni”. Vai


• Il mercato malavitoso dell'acciaio nero. Leggi


Mani della criminalità organizzata sulla discarica d'amianto di Cappella Cantone? Una storia di intrecci e appalti. Vai

Alla Caserma di Cremona i dettagli dal comandante Alfonso Ghiraldini e dal colonnello Nicola De Santis

Sensazionale la GdF: per frode IVA sequestri per 41 milioni e il vorticoso giro di fatture false ha raggiunto ben 580 milioni di euro

Tutto è partito da una normale ispezione a una società del cremonese che opera nel settore del commercio del rame - Capofila una società milanese, destinatari in particolare due imprese del vicentino - Complesso sistema di società incrociate

Sono ben 42 le persone coinvolte - Il prodotto grezzo veniva acquistato all'estero, in Spagna particolarmente, quello semilavorato in Italia - Le aziende vicentine provvedevano alla trafileria finale del filo- La "frode carosello" con imprese fittizie intestate ad anziani pregiudicati che ricevevano un compenso di qulche migliaio di euro al mese - Tra i beni sequestrati anche un appartamento a Montecarlo prospiscente il porto (ed il circuito di formula 1) del valore di oltre 10 milioni di euro - Il vorticoso giro per evadere smascherato anche con rogatorie in Svizzera, Francia e Repubblica di S. Marino (caposaldo di molti traffici di acciaio nero. Leggi)


I percorsi dei due canali di approvigionamento del rame, dalla Spagna e in Italia ed il successivo percorso nella slide della Guardia di Finanza. Nella foto in basso, i principali beni sequestrati.

E' partita da una verifica assolutamente di routine in una azienda del cremonese (non di Cremona), grande commerciante nel settore delle vendite di rame, e dalla intuizione degli agenti delle Fiamme Gialle che qualcosa non andava una maxi operazione della Guardi di Finana che ha portato a scoprire una evasione Iva finale di 41 milioni di euro in seguito alle emissione di fattuire false per 580 milioni ed alla incriminazione di 42 persone. Tutto con un complesso intrecci di false società che ha reso particolarmente complessa l'individuazione dei reati e che ha condotto anche a rogatorie all'estero anche . Gli attori della truffa allo Sato si muovevano su canali diversi e non dipendenti tra loro. Cuore del tutto una azienda milanese con sede anche a San Marino.
Il prodotto grezzo veniva acquistato all'estero, in Spagna particolarmente, quello semilavorato in Italia - Le aziende vicentine provvedevano alla trafileria finale del filo

I dettagli sono stati chiariti in una conferenza stampa condotta dal comandante della Guardia di Finanza colonnello Alfonso Ghirladini affiancato dal colonnello Nicola De Santis.
Il tutto ha condotto al sequestro sul territorio nazionale e all'estero, per l'appunto, di oltre 41 milioni di euro tra beni immobili e disponibilità bancarie, frutto di un'ingente frode fiscale all'IVA per circa 100 milioni di euro nel settore della lavorazione del rame, attuata con un giro di fatture false per oltre 580 milioni di euro.

Le indagini sono state avviate un anno e mezzo fa dal Nucleo di Polizia Tributaria di Cremona e sono state coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano, dott.ssa Bruna Albertini. Al fine è emerso che negli ultimi 5 anni due aziende vicentine hanno acquistato, sul mercato comunitario e su quello nazionale, circa 108 milioni di euro di materia prima e di semilavorati. Per questi acquisti gli industriali vicentini avrebbero dovuto versare all'Erario circa 21 milioni di euro di IVA.

II principale fornitore nazionale, il nucleo dell'intera vicenda, è un imprenditore milanese titolare di un'azienda da anni presente sul mercato. E' lui che ha ideato e organizzato con una serie di collaborazioni che si sono valse di due studi esperti nel settore tributario, una complessa struttura commerciale che aveva lo scopo di appropriarsi dell'IVA dovuta secondo il noto sistema delle "frodi-carosello".
Il suo decesso è avvenuto nel mese di ottobre 2010. Gli eredi hanno raccolto il malloppo messo in piedi dall'imprenditore milanese e ne hanno proseguito l'attività che ha chiamato in causa anche anziani (molti prgiudicati) che per una modesta cifra mensile, un migliaio di euro, hanno dato la intestazione a società fatto inesistenti.

Nel risalire passo a passo a tutti gli addentellati della società del cremonese si è scoperta una filiera di oltre 20 società fittizie, tutte con sede in Milano ed una a San Marino, costituite al solo scopo di interporsi tra gli effettivi fornitori e acquirenti emettendo fatture false. Dopo pochi anni di operatività queste società, le classiche "cartiere", venivano poste in liquidazione o trasferite all'estero e sostituite da altre, sempre gestite da prestanome e prive di vere strutture aziendali.

Il sistema di frode, dalla fine del 2010 si è avvalso oltre che dei due tributaristi , di un consulente aziendale che aveva il compito di pianificare i rapporti commerciali lungo tutta la filiera e di un commercialista, amministratore di alcune delle società fittizie domiciliate presso il suo studio, cui spettava invece di curare le contabilità aziendali.

Il vorticoso giro di fatture false ha di fatto quadruplicato il fatturato complessivo e, di conseguenza, l'IVA evasa che veniva prelevata dai conti correnti delle società "cartiere" e divisa tra i 42 partecipanti al sodalizio criminoso denunciati a vario titolo all'Autorità giudiziaria per associazione a delinquere.

Grazie ad alcune rogatorie internazionali in Svizzera, Francia e nella Repubblica di San Marino sono stati sequestrati agli indagati 17 locali commerciali, 19 appartamenti, terreni agricoli e rapporti finanziari, per un valore complessivo di 37 milioni di euro, nonché alle aziende coinvolte 3 fabbricati industriali e 11 terreni agricoli, per altri 4,5 milioni di euro.

Tra i beni sequestrati, un deposito titoli di quasi 9 milioni di euro, una lussuosa abitazione in Montecarlo del valore di oltre 10 milioni di euro proprio davanti al porto e che si è ben vista durante il recente G:P. di Montecarlo di F1,disponibilità finanziarie su conti monegaschi e sammarinesi per un valore complessivo pari a 1 milione di euro circa.

La Guardia di Finanza, nonostante le ordinanze già emesse e notificate agli interessati, ha mantenuto un rigoroso riserbo su aziende ed attori della vicenda.




Pagina aggiornata alle ore 19:40:23
di Gio, 30 gen 2014