La città del violino


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Notizie dal mondo della liuteria

Trionfo del francese Charles Coquet alla Triennale degli strumenti ad arco.

Ha vinto nella viola l' unica medaglia d'oro assegnata - Bella presenza di cremonesi tra i premiati, di canadesi e sud coreani - Ponchielli gremito con tifo da stadio

La quattordicesima edizione del Concorso Triennale di liuteria “Antonio Stradivari”, in corso a Cremona, si conferma rassegna particolarmente selettiva. Nonostante fossero iscritti ben 334 artigiani, da 31 Paesi con 445 strumenti è stata assegnata una sola medaglia d'oro, alla viola del francese Charles Coquet (nella foto grande). Per lui anche i premi "Walter Stauffer" per la migliore qualità timbrica e CremonaFiere, consistente in uno stand alla prossima edizione di MondoMusica. Il tutto in un teatro Ponchielli gremito spesso con un sostegno da stadio ai vincitori e premiati. Il lavoro della Giuria è stato presentato dal presidente notaio Salvelli, la'annuncio dei premiati è stato affidato a Paolo Bodini. Da questo giovedì tutti gli strumenti partecipanti al concorso sono espèosti al Museo del Violino.

La competizione ha carattere internazionale, tanto da meritare la definizione di "Olimpiadi della Liuteria": costruttori provenienti da tutto il mondo si aggiudicano gli altri riconoscimenti e i premi speciali. Nella categoria violini, secondo posto per il canadese Viateur Roy, terzo per il cremonese Davide Sora (foto a sinistra), che merita anche il premio dell'Associazione Liutai Polacchi.
Nella sezione viole, medaglia d’argento per lo spagnolo, ma cremonese d'adozione, Borja Bernabeu, che si aggiudica anche il premio Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte, e bronzo per il polacco Krzysztof Krupa.
Il canadese Viateur Roy e il coreano Sungdeok Seo ottengono il punteggio più alto tra i violoncelli.
Marianne Lenzini, parigina che ha scelto di vivere e lavorare a Cremona, e il francese Patrick Charton aprono la classifica tra contrabbassi.
Lo svizzero David Léonard Wiedmer si aggiudica il premio Simone Ferdinando Sacconi, riservato ai liutai under 30; al coreano Dong-Pil Im va il premio Pierangelo Balzarini e Debora Scianamé si aggiudica il premio Sabino Preti. Il premio ALI Associazione Liutaria Italiana è stato consegnato dalla Presidente Anna Maramotti ad Alessandro Peiretti (foto a destra) e alla sua personale ricerca stilistica.
Una medaglia speciale rende omaggio alla carriera di Giorgio Cè (foto alta nel testo, a destra), Maestro cremonese, per anni docente alla scuola internazionale di liuteria e vincitore della medaglia d’oro nella sezione violino alla prima edizione del Concorso Triennale, nel 1976. A lui gli spettatori del Ponchielli, tutti in piedi, hanno tributato un interminabile applauso. Gran serata, dunque, terminata con il concerto degli strumenti vincitori imbracciati dai musicisti presenti nella giuria internazionale. Le fotografie sono di Antonio Leoni ©

Cinque Stradivari e tre Guarneri del Gesù in vendita privata da Christie's, valore 60 milioni di euro

(E noi vi facciamo ascoltare un saggio del loro suono. eseguito da Vadim Repin , cliccare qui)

L'autunno è la stagione che tradizionalmente esalta la liuteria cremonese. Lo Stradivari Festival, la Triennale degli strumenti ad arco, Mondomusica che quest'anno si allarga anche agli strumenti a fiato. In questo clima e a fronte di questi eventi che richiameranno su Cremona liutaria patrimonio dell'Unesco l'attenzione di tutto il mondo, si inserisce un evento eccezionale. Otto strumenti dei maestri cremonesi che hanno segnato la storia e l'immaginario del violino, ovvero Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù prendono la via dell'oriente, per fare mostra di sé in attesa di essere messi in vendita privata da Christie's. Per capirci strumenti per un valore (secondo quanto calcola la rivista internazionale The Strad) intorno ai 60 milioni di euro.Gli strumenti della golden age italiana della liuteria che alcuni fortunati si aggiudicheranno nei prossimi mesi, ecco l'elenco:

Antonio Stradivari violoncello ‘du Pré', 1673

Antonio Stradivari violino ‘Rosenheim, Kochan´ski', 1686

Antonio Stradivari violino ‘Muir–Mackenzie”, 1694

Antonio Stradivari violino ‘Baron von der Leyen, Klaveness', 1705

Antonio Stradivari violino ‘Piatti', 1717

Giuseppe Guarneri ‘del Gesù' violino ‘Kubelík, Von Vecsey', 1728

Giuseppe Guarneri ‘del Gesù' violino ‘Kathleen Parlow, Viotti', 1735

Giuseppe Guarneri ‘del Gesù' violino ‘Lafont, Brodsky, Repin', 1736

Secondo il sito di Christie's si tratta di un'occasione di quelle che capitano una volta nella vita per acquistare alcuni dei più importanti strumenti ancora in mano privata. Un'opportunità per pochi e che probabilmente sarà sfruttata dai fondi specializzai in questi strumenti e che poi li affidano alle mani di musicisti di grande levatura, per mantenerli “in esercizio”. Gli strumenti in ottobre e novembre saranno visibili a Shangai e ad Hong Kong (a settembre l'esibizione-vendita ha luogo a New York: nessuna possibilità di cogliere l'occasione “della vita” nella vecchia Europa, ma chi potrà permetterselo, certo non lesinerà sul viaggio).

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Nel XIII Concorso internazionale di liuteria del 2014 riconfermata la ispirazione della scuola classica cremonese e bisvittoria nel contrabbasso di Marco Nolli, nato e operante all'ombra del Torrazzo!

Al Teatro Ponchielli, pieno in ogni ordine di posti e spesso con un tifo simpatico, a volte per intensità quasi da stadio, si è avuta la proclamazione dei vincitori del tredicesimo concorso internazionale di liuteria "Antonio Stradivari".
Una premiazione che conforta sulla continuità della illustre tradizione liutaria di Cremona alla quale si sono ispirati alcuni premiati e che ha visto anche il primo premio assoluto, per la seconda volta, nella sezione contrabbasso, di Marco Nolli, nato all'ombra del Torrazzo nel 1964.


Ma a Cremona debbono anche la medaglia d'oro, per la prima volta assegnata a una donna, la svizzera Ulrike Dederer (viola) ed il tedesco Ulrich Hinseerberger (violino). Ecco la dichiarazione di Ulrike Dederer:
Lo studio del lavoro dei grandi maestri italiani del passato, soprattutto cremonesi – osserva Ulrike Dederer - è indispensabile affinché i costruttori di oggi possano trovare un proprio stile nell’arte della liuteria”.

Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù sono i modelli cui si ispira anche Ulrich Hinsberger, che aggiunge: “Al giorno d'oggi, grazie ai metodi di rilievo - è possibile modellizzare gli strumenti classici, arrivare a una profonda comprensione delle proporzioni e dell'estetica di questi grandi capolavori” ed aggiunge “Non voglio reinventare il violino! Al limite vorrei lasciare un segno in un sistema maturo: sono sempre stato affascinato dai capolavori classici, così come dai migliori strumenti contemporanei”.
Lo Stradivari del contrabbasso è, come si è detto, Marco Nolli: già medaglia d’oro nel 1988, è il primo artigiano a conquistare due vittorie nella stessa categoria. Ha bottega in via Aselli. Da ricordare che nel contrabbasso anche il secondo premio va all'ombra del Torrazzo ed è tinto di rosa con Marianne Lenzini
Tanto Nolli quanto Dederer sono stati allievi della Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona ed hanno svolto apprendistato nelle botteghe cittadine. Hinsberger ha, invece, frequentato la scuola di Mittenwald.

Parlando ancora della presenza di Cremona nel concorso, va aggiunto che la menzione speciale, messa in palio dalla Associazione Liuteria Italiana, è stata attribuita a Marco Osio, pure cremonese, per aver presentato una viola che, “pur nel rispetto delle tradizioni della cultura italiana, reca segno dello studio, della ricerca, della progettualità e della personalità dell’artefice”.
Il verdetto della giuria - coordinata da Paolo Salvelli, presidente della Fondazione Stauffer, e composta dai musicisti Julius Berger, Akiko Yatani, Ludwig Müller, Franco Petracchi, Vera Tsu e dai liutai Gregg Alf, Peter Beare, Jean-Jacques Rampal, Luca Sbernini e Alessandro Voltini – è giunto all'unanimità. Non è stato assegnato il primo premio nella sezione violoncelli.

Ecco le classifiche:
VIOLINI -1 -Ulrich Hinsberger (Germania); 2 -Nicholas Gooch (Gran Bretagna); 3- Gonzalo Bayolo (Spagna)
VIOLE-1- Ulrike Dederer (Svizzera / Germania); 2 - Charles Coquet (Francia) 3- Florian Geyer (Germania)
VIOLONCELLOPrimo premio non assegnato; 2- Krzysztof Krupa (Polonia); 3°Lorenzo Rossi (Italia)
CONTRABBASSO - Marco Nolli (Italia); 2- Marianne Lenzini (Italia) ; 3-Francisc Gyorke (Romania)

Concorso capace, a dispetto della crisi, di affermare nuovi record di partecipazione: ben 355 costruttori in gara, da 34 Paesi. Seguendo le tracce dei 462 strumenti iscritti si potrebbe compiere agevolmente il giro del mondo!

Se l’Italia è stata la nazione più rappresentata, è interessante osservare come anche in Cina e Giappone stia crescendo una nuova leva di liutai: sono stati, infatti, rispettivamente 29 e 37 i concorrenti provenienti dai due Paesi asiatici.

Forti di una solida tradizione, le nazioni Europee e gli Stati Uniti hanno visto una presenza numerosa, ma stanno emergendo anche nuove realtà, come l’Australia, Cuba o Israele.

Tutti gli strumenti in gara sono hanno goduto della Esposizione fino al 14 ottobre 2012 nel Padiglione delle Esposizioni Temporanee del Museo del Violino. Le fotografie sono di Antonio Leoni ©. Data 27-9/12

Bisogna interrogarsi con serietà: il Presidente dell'ALI, il quale prende per le corna il decadimento sotto il Torrazzo, analizza con rigore i problemi cruciali accentuati dalla politica degli ultimi mesi e contestualizza le strategie per riportare Cremona al suo ruolo

Liuteria, un primato da riconquistare nonostante il riconoscimento dell'UNESCO, gli strumenti ci sono stati forniti dai grandi promotori della liuteria cremonese, ma li abbiamo scartati

Molto Museo... sempre meno Scuola - Lo slogan,  Cremona città del violino, al quale  si potrebbero “vincolare” le sorti per un autentico sviluppo, è al contrario un pretesto per scelte che nulla hanno a che vedere con l'ispiriazione per il futuro - Troppi programmi della politica locale sono presto diventati carta straccia - Se il liutaio non sa, è solo un marangone - E la città può definirsi capitale soltanto se ha un... "regno" - Gli insegnamenti che la Scuola offre non sono mirati al fine e non sono congrui alle modalità per raggiungerlo - Centri di ricerca interdisciplinari che Cremona ignora e strumenti voluti dai padri del progresso liutario obsoleti o... "confinati" - Non solo Cremona dovrebbe riflettere quando propone concorsi di liuteria: le copie non corrispondono alla "volontà d'arte" - Il problema del Centro di Restauro: è necessario prima per i formatori poi per i corsi di formazione, riprendendo in modo dialettico e costruttivo la "Carta di Cremona", e dovrebbe servire ai liutai, dunque un Centro per liutai - In quest'ottica tutto era predisposto a Palazzo Pallavicino ma... Riprendere in mano la materia. E con urgenza, vista la situazione


di Anna Lucia Maramotti Politi

(Presidente dell'Associazione Liutaria Italiana)

La politica cremonese ha un’etichetta: la“liuteria”. Qualsiasi aspetto della nostra vita civile, non si sa per quale misterioso sortilegio, ha una qualche attinenza con il suono del violino, meglio ancora se questo è di Stradivari. Sembra che l’anima del grande liutaio aleggi sulla Città. Fosse vero!, ma così non è.   Lo slogan,  Cremona città del violino, al quale  si potrebbero “vincolare” le sorti per un autentico sviluppo, è al contrario un pretesto per scelte che nulla hanno a che vedere con  un passato ancora potenzialmente attuale.

Per ciò, occorre non solo una seria riflessione, ma un chiarimento sostanziale sul rapporto fra potenzialità e sviluppo.  Dalla nostra storia cosa vogliamo attingere per il presente ed il futuro?. La memoria è mero ricordo o è “facoltà intellettiva” capace di produrre  rinnovate eccellenze che, acquisito consapevolmente il passato,  lo  possano tradurre in occasione di crescita?.


Premesso che nel mondo l’immagine della  Città corrisponde alla fama della nostra liuteria storica; premesso che troppi “programmi per la liuteria” dei politici locali sono divenuti “carta straccia” non appena è stata varcata la soglia dei palazzi; premesso che a livello internazionale la liuteria cremonese è “archeologia liutaria” (si veda quanto ormai di dominio pubblico come ad esempio le dichiarazioni di Tokio); premesso che le presunte “eccellenze” di istituzioni locali  non vanno solo sbandierate, ma verificate; premesso che  nulla è stato fatto per contrastare “la moda delle copie degli strumenti”, vera clonazione degli originari a discapito della liuteria contemporanea; ebbene, tutto ciò premesso, è doveroso chiedersi cosa sia effettivamente uno strumento realizzato dal liutaio.


La storia insegna che questo nasce dalla volontà d’ottenere un “suono”. Il progetto liutario ha questa precisa finalità: realizzare un “meccanismo” atto a produrre specifiche sonorità. Il resto è cosa da marangoni. Essere liutaio comporta declinare conoscenze, competenze, abilità in funzione del progetto. Conoscenze, competenze, abilità, se non indirizzate allo scopo, non costituiscono l’arte del liutaio. Si potrà dire che questi sarà più o meno dotto, ma non sarà un liutaio che fa del proprio mestiere un’arte. L’eccellenza è stata raggiunta dai padri delle liuteria cremonese in quanto la finalità dello strumento era l’obiettivo che si erano posti in modo chiaro. E’ obbligo però ricordare che all’eccellenza sono giunti non solo i liutai cremonesi, ma anche molti italiani. Questo aspetto non va dimenticato: può servire per ricordare che Cremona è la “capitale della liuteria” in quanto ha un  “regno”.

Oggi, purtroppo, oltre alla finalità disattesa,  si propongono conoscenze, competenze ed abilità generiche. Gli insegnamenti che la scuola offre non sono mirati né al fine né sono  congrui alle modalità per raggiungerlo. Un esempio valga per tutti: gli strumenti  storici presenti nella nostra Città, oggetto anche di dotti studi,  quando mai sono stati sottoposti ad indagini “non distruttive” atte ad evidenziare la loro natura di “meccanismi” per fare musica?.


Importanti gli studi storici, importanti alcuni rilievi eseguiti sui materiali, ma ciò che costituisce la natura intrinseca dello strumento mai è stato oggetto di studio. Vero è che in Italia  (non c’è bisogno di varcare i nostri confini) esistono istituti universitari capaci di operare in tal senso, purtroppo mai interpellati. All’Università di Genova esiste l’istituto Musicos, Centro di Ricerca multidisciplinare per la Musica Corale e Strumentale che sta ottenendo risultati significativi e Cremona lo ignora. Vero è che il Preside  Sergio Renzi aveva fatto allestire nella Scuola un laboratorio di acustica e il Prof. Bruno Barosi aveva iniziato la sperimentazione. Le attrezzature, abbandonate per disinteresse, fatalmente sono divenute obsolete e, soprattutto, sono state, per dirla con un eufemismo, “confinate”.

Vero è che esisteva anche un insegnamento specifico di Tecnologia liutaria, ma ciò non rientrava nella normativa e la “eccellenza” doveva essere ridimensionata nell’alveo della “normalità”.

Vero è che il Preside Arch. Sergio Renzi aveva dato inizio  ad un Corso di restauro per dare attuazione alla Carta di Cremona e il Dirigente scolastico Ing. Francesco Torrisi aveva predisposto in tal senso un I.F.T.S. , ma i tempi non erano ancora maturi!  Bisognava che diventasse operativo il  Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio per sancire la necessità di un corso specifico per restauratori (doverosa legge che coinvolge tutti i settori del restauro) mettendo in non poche difficoltà i liutai usi ad intervenire su strumenti del passato. Non necessariamente la prestazione del restauratore riguarda strumenti di grande pregio, ma anche  strumenti che hanno superato i cinquant’anni e di proprietà d’istituzioni pubbliche, ad esempio in possesso di molti conservatori: Dura lex. sed lex.

Dimenticare quindi anche la storia recente è segno di grave disattenzione.


Tokio ha veramente ragione: Cremona non è più la capitale della liuteria, è luogo di “archeologia liutaria”. I concorsi recenti, anche qui da noi, sembrano confermare. Si pensi agli esiti del recente concorso Triennale.

Una constatazione, peraltro, viene spontanea: perché Pechino si rivolge al Maestro Gio Batta Morassi  quando vuole istituire un concorso internazionale di liuteria contemporanea?. Cremona, dunque, non è così tramontata.  Forse è  Cremona stessa a non porre attenzione alle vere eccellenze costituite dalle tante botteghe di liutai e ad offrire un’immagine distorta della liuteria. I liutai, almeno la maggior parte,  hanno chiare  finalità e posseggono professionalità ed arte. Non si dimentichi che sono le botteghe a costituire il “museo diffuso del violino” nella nostra Città.

Anche chi propone in Italia, non solo a Cremona, concorsi di liuteria, dovrebbe riflettere. Le copie hanno certamente una funzione per conoscere l’arte del passato sia per gli artisti attuali sia per chi voglia fruirla senza  minimamente manometterla, come già osservava  Alois Riegl. Ma le copie non rispondono all’attuale kunstwollen (volontà d’arte) che va ricercata  nella liuteria contemporanea.

Le copie trovano giustificazione nel restauro: quando l’uso di un bene ne affretta la perdita, allora è d’uopo eseguire copie. Queste permettono virtualmente, con i limiti intrinseci del modello, altro dall’originale, di continuarne gli studi e riprenderne la fruibilità. Un esempio può essere utile: modificare uno strumento di Stradivari per restituirlo alla forma “originaria” barocca ha come risultato il “falso storico”, ma una copia può essere realizzata in tal senso.


Si apre l’annoso, quanto orami triste tema del Centro per il restauro. Ciò che è  doveroso ancora richiedere è un centro per il restauro ove trovino accoglienza prima i corsi per formatori, poi i corsi per la formazione di restauratori di strumenti liutari e non solo, si pensi anche alla tradizione prestigiosa degli organi. Tali corsi debbono caratterizzarsi  per l’istituzione di insegnamenti che rispondano effettivamente alla formazione del restauratore e riprendano, in modo dialettico e costruttivo, la Carta di Cremona, superandola ed integrandola con quanto la ricerca ha in questi anni prodotto.  Il Centro dovrebbe fornire servizi ai liutai (e dunque on può avere il suo centro se non nella città dove si affollano le loro botteghe). E’ impensabile che questi abbiano a dotarsi di sofisticati, quanto costosi, strumenti d’analisi. Come tutti i medici mandano i propri pazienti presso laboratori d’analisi, anche lo strumento musicale  deve essere indirizzato presso strutture capaci di fornire dati importanti per impostare un progetto di restauro.

Di più: il Centro deve essere un luogo di raccolta e catalogazione dei dati, il  luogo ove si effettua la ricerca scientifica, dove (a mero scopo didattico) vengono effettuati solo restauri “magistrali”. Gli interventi debbono essere realizzati all’interno delle botteghe il cui responsabile (laureatosi nel Centro per il restauro) è legalmente riconosciuto restauratore. Sotto la diretta responsabilità della Sovrintendenza tutto deve essere eseguito in ottemperanza della vigente legge (Decreto legislativo n. 51 del 22/01/04, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24/02/04)

Per questo si vuole un Centro “per” il restauro e non un centro “di” restauro: un Centro di formazione e di servizi, non una megabottega che sottragga lavoro alle nostre gloriose botteghe di liutai.


E’ in quest’ottica che l’Arch. Prof. Carla Di Francesco, allora Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - aveva pensato all’uso di palazzo Pallavicino. Sull’edificio già era intervenuto con questo specifico scopo il Prof. Arch. Alberto Grimoldi.  Ma  per questa  vicenda solo ai  posteri spetta “l’ardua sentenza”. Si voglia o no, al giudizio storico nessuno si sottrae: speriamo che il tempo sia “galantuomo”.

L'inchiesta collegata

Ed ecco che sulle posizioni espresse da circa tre anni da Il Vascello e si fa viva l'ANLAI

Stradivari non abita più qui ?

Jean  Baptiste Vuillaume fu certamente il nemico più acerrimo della liuteria italiana anche se  era stato tra i “migliori” falsari proprio dei più grandi liutai classici ed era riuscito ad  ottenere dagli  sprovveduti eredi a prezzi irrisori  la collezione Tarisio  con tanti inestimabili capolavori riuscendo ad  arricchirsi  a dismisura  

Si affannò a sentenziare la fine della liuteria italiana e   solo grazie a Giuseppe Fiorini (  il liutaio che Cremona dovrebbe davvero ringraziare e cui dovrebbe finalmente  “pagare”  il debito di infinita riconoscenza )  il metodo stradivariano che era stato surclassato dalla forma esterna poté  tornare ad essere di nuovo apprezzato  e  risorgere.

Quasi ogni anno comunque  si assiste su riviste specializzate ad un attacco ricorrente alla liuteria italiana e a Cremona in particolare da vari paesi  europei Germania,  Francia, Inghilterra ma anche dagli Usa. Ci si scandalizza da più parti sulla situazione attuale cremonese, si grida  allo scandalo  mentre  da parte dei “nostri “ si cerca di  minimizzare  e  si sottolinea il fatto che questi articoli sarebbero  solo frutto dell’invidia di coloro che non possono contare sulla nostra tradizione  e sulle nostre capacità.

Tutto vero ( o perlomeno vero in gran parte ).  Non possiamo certo dire però che altri paesi non abbiano fatto passi da gigante spesso anche grazie al nostro contributo ( quanti liutai bravi sono stati formati a Cremona ad esempio ).  Non possiamo  certo dire, nell’era della globalizzazione, che   non  esistano in vari paesi  europei ma anche  negli Usa e perché no anche in Cina,  Giappone, Corea  grandi e stimati liutai i cui strumenti suonano benissimo. Non possiamo dire comunque  anche di essere  sempre nel giusto e di non meritare almeno in parte queste critiche.

Diventa quindi ogni anno sempre più  difficile sostenere il primato della liuteria italiana  e cremonese in particolare specie se non si è in grado di gestire l’attività liutaria in maniera coerente,  corretta e condivisa.

Queste le logiche premesse per  una situazione che continua a determinare, accanto ad  iniziative di rilievo e di grande spessore,  altre  “ incapacità “ e comportamenti  contraddittori se non  negativi.


Qui sopra la denuncia "solitaria" de Il Vascello: violini tricolori di provenienza cinese in centro a Cremona

Mi pare inutile elencare i tanti lati positivi; Cremona può  contare sulla presenza di una collezione di  strumenti di grandissimo valore :   Amati, Stradivari, Guarneri, ecc in via di “ allargamento costante” che portano in città visitatori di ogni parte del mondo i quali  possono ammirare anche  i cimeli stradivariani (dono sempre del grande Fiorini ) . Magari sarebbe opportuno che questi strumenti fossero suonati sempre  da persone di talento e di grande capacità per farne apprezzare le loro grandi qualità A breve si inaugurerà il Museo del Violino in cui molti ripongono grandi speranze. La Triennale degli Strumenti ad arco è considerato giustamente  un concorso internazionale tra i più famosi. Ogni anno Mondomusica richiama visitatori,  musicisti e commercianti da tutto il mondo anche se non mancano critiche  anche su  tutti questi settori.

Ma gli “ attacchi” giungono soprattutto sulla qualità della produzione attuale cremonese. C’è da chiedersi:  questi articoli hanno davvero tutti i torti ? Una parte dei liutai cremonesi non contribuisce a confermare nei fatti alcune carenze  di nostri prodotti  ?   Una parte di liutai “ seri”  non ha forse la stessa convinzione ?  A noi pare di sì.

Per prima cosa a Cremona esistono tantissime botteghe di liuteria  Nessun territorio al mondo ha una concentrazione di liutai come Cremona. Potrebbe essere sicuramente un elemento positivo  se non si considera il fatto che la grandissima presenza e le difficoltà di concorrenza determinano di per sé molti contrasti ma c’è da aggiungere che  chiunque  avendo disponibilità economiche può aprire bottega a Cremona  indipendentemente dal titolo di studio posseduto,  da dove lo ha conseguito, dal  suo metodo esecutivo. Può  dedicarsi anche la restauro oltre che alla costruzione e al commercio. Potrebbe costruire strumenti “ pessimi” ma essendo eseguiti a Cremona  può ovviamente legittimamente  inserire la scritta nel cartiglio “ fecit in Cremonae” e sappiamo che questa dicitura spesso consente che lo strumento  aumenti di valore.  Non per niente questo  accade anche per strumenti neppure  costruiti a Cremona e che riportano anche nomi di liutai neppure mai esistiti! Vogliamo solo far presente  invece  che in molti paesi, in  Germania ad esempio,  prima di aprire bottega e potersi definire  Gegenbauer (maestro liutaio) si deve superare un severo esame e questo da tempi immemorabili. 

Da noi no;  ci sono liutai appena diplomati che iniziano a lavorare a Cremona come professionisti,  italiani e stranieri che provengono da altre scuole italiane  ( Parma Milano )  ma anche estere e a volte non hanno  neppure frequentato una scuola di liuteria. Ultimamente hanno aperto bottega anche i così tanto vituperati cinesi. Basta iscriversi alla Camera di Commercio ( e non si  parla  in questo caso dei tanti abusivi altro grande problema che operano in città ) ) e trovare una bottega magari in centro storico . Ci sono a Cremona  liutai bravissimi  capaci  corretti ma accanto a loro altri meno bravi, meno capaci,  meno corretti.

Secondo alcuni la nostra Scuola di Liuteria  ( ora liceo musicale)  con “annessa maturità” , avrebbe troppe poche ore di laboratorio  ed  alcuni insegnanti non sempre all’altezza della situazione.  Malgrado i tanti tentativi per modificare la situazione  e malgrado il fatto  che magari Cremona meriterebbe una selezione molto più rigorosa e una preparazione più adeguata si continua a non cambiare.   Il discorso ci porterebbe molto lontano ma è concepibile ad esempio che ogni anno si sfornino proprio a Cremona una trentina e forse più di nuovi liutai di ogni parte del mondo ?

Ciascuno opera come crede opportuno e tutti in nome della liuteria classica ma ci sono anche liutai che hanno contratti con commercianti giapponesi, coreani  per la fornitura di un certo numero di strumenti all’anno, e ciò non  comporta certo ricerca ed  impegni sovrumani, altri che, cosa molto più grave,   assemblano e vendono strumenti magari importati dalla Cina o dai paesi dell’est  inserendovi la propria etichetta,  altri  ancora che  si limitano a verniciare alla “ cremonese” strumenti destinati alla Cina  e potremmo continuare citando liutai che fanno i loro commerci acquistando a poco prezzo  strumenti di allievi o di giovani “ affamati”,  altri che avrebbero  sul libro paga schiere di specie di schiavetti coreani e potremmo continuare anche sino al “grande”  liutaio beccato in Cina,  malgrado fosse in vista ufficiale,  ad acquistare strumenti in bianco,  da portarsi a Cremona e che non è stato neppure “ sanzionato “ o di chi rappresenta   la liuteria cremonese ma  che non avrebbe mai costruito neppure  un violino.

Queste cose sono note a tutti a Cremona ma pare che  nessuno si scandalizzai  e cerchi  di porvi riparo;  ma se si opera così come si può difendere il “ marchio  Cremona” e la “eccellenza”  della  liuteria cremonese se sono i primi i “cremonesi” a fingere di non vedere e un certo numero di  liutai “ cremonesi” ad   operare in questo modo senza essere contestati ?

Accanto a questi personaggi ce ne sono però molti altri seri, professionali, bravissimi  coscienziosi, impegnati….. ma chi difende loro,  il loro buon nome e il loro lavoro ?

Ed ecco quindi  il Consorzio che gode di sostegni economici notevoli e che è nato nel 1996  e che intende ( o intendeva )  operare per la difesa della classicità e dell’eccellenza . Vi aderiscono oggi una sessantina di liutai  ( e mi pare che malgrado la validità di alcuni di loro ) non sono  certo una percentuale elevata rispetto al numero di quelli che operano in città e provincia.

Sintomatico il fatto  che non vi abbiano mai aderito liutai come Morassi  e Bissolotti ma anche “giovani “ meno “noti”  di loro ma certamente molto quotati in campo internazionale. Ancora più grave però che altri vi abbiano aderito e che se ne siano poi  andati.

Forse allora ci sarebbe da chiedersi se c’è qualcosa che non va.

Tutti abbiamo letto due lettere molto pesanti nei giorni scorsi. Sono importanti anche perché scritte da quattro  liutai serissimi,  vincitori anche  di prestigiosi concorsi internazionali ( la triennale ad esempio !!) a dimostrazione della validità del loro lavoro !

Contenevano  accuse molto gravi  e che hanno fatto  scalpore ma quello che ci preme invece sottolineare è la “ mancata vera reazione” di coloro che  dovrebbero davvero aiutare la liuteria e la sua eccellenza e la città di Cremona

Chi viene contestato minimizza e si consola del fatto che questi liutai  non facciano  parte del Consorzio;  si afferma anche che le dimissioni di un certo numero di liutai dal Consorzio sarebbero   un fatto fisiologico e  che……. sarebbe  impossibile la nascita …..di un altro Consorzio.   Ma era questa forse la materia del contendere ?

I liutai nelle loro lettere dicono ben altro  Ad esempio  che  “ La liuteria cremonese  è rappresentata da “chi non è nemmeno in grado di garantire comportamenti professionali dei propri associati” e  non sarebbe neppure   in grado di impedire  atti di concorrenza sleale.

Ma si contesta anche l’eccellenza della produzione reclamizzata dal consorzio  il cui negozio in centro sembra più che altro un bazar di suovenirs con altre affermazioni  pesantissime  che  dovrebbero far riflettere  

Si dice ad esempio  testualmente “ questi signori  hanno operato in modo che si arrivasse a identificare la liuteria cremonese con il consorzio stesso. Ora, a completamento dell’operazione,  la ‘novità’ del ‘bollino qualità’ che non si nega a nessuno”.

E aggiungono riferendosi sempre ai responsabili del Consorzio “  Basta non toccare argomenti tabù e come d’incanto ogni problema o conflitto svanisce ?  “

 Perché  poi  definire ‘anacronistica e di difficile realizzazione’  l’eventuale nascita di altro consorzio o associazione  ? chi e in che modo potrebbe impedirlo?

Forse la frase andrebbe intesa che  i loro appoggi politici potrebbero impedire  finanziamenti pubblici  ai “nuovi “ ?  Questo sarà certamente vero ma è un modo questo per salvare la liuteria cremonese? Non lo crediamo  proprio.

E  i liutai nelle loro lettere  insistono   “ La liuteria, così come l’arte, la storia, l’urbanistica della nostra città, da cultura (bene di tutti e a favore di tutti) sono state trasformate in ‘marketing territoriale’, oltre tutto da persone che niente (o poco) sapevano (sanno) di storia, arte e cultura in genere. I liutai sono stati di fatto esautorati ed esclusi da qualsiasi scelta e/o decisione che li riguardasse da vicino, dal concorso triennale, alla fiera fino al museo del violino“

Non sarebbe l’ora quindi di affrontare seriamente il problema liutario cremonese nel suo complesso invece di far orecchie da mercante  e di mantenere atteggiamenti di arroganza  e  di ostracismo visto che  si accusa chi detiene le leve del potere  di incapacità  o peggio ancora di assoluta mancanza di cultura  (perlomeno liutaria)  e visto che tra poco nascerà un Museo del Violino per la cui realizzazione  e gestione  i liutai ( così come le associazione liutarie che li rappresentano )  non sono stati mai neppure  interpellati?

Purtroppo probabilmente malgrado questi appelli e queste violente contestazioni  i responsabili della liuteria cremonese  nasconderanno ancora la testa nella sabbia facendo finta che i problemi sollevati non esistono  e con ostentata sicurezza  continueranno ad affermare  che la liuteria cremonese manterrà per sempre il suo primato nel mondo. ?

Speriamo solo allora  che non si  accorgeranno di aver sbagliato tutto quando forse sarà davvero troppo tardi.


Le altre pagine dedicate alla liuteria cremonese e mondiale
• La presa di posizione de Il Vascello che ha aperto il dibattito: "Capitale del violino?
Arretriamo sulle realtà che contano: costruire e fare liutai di alto livello".
• La cultura e le ricerche storiche in materia liutaria.


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di Ven, 25 set 2015