Il servizio ha avuto origine dallo sviluppo investigativo di talune segnalazioni per operazioni finanziarie sospette pervenute, nei confronti di una società cremonese, con riferimento a frequenti e consistenti prelievi di denaro contante operati sul relativo conto corrente aziendale.
Le successive indagini finanziarie consentivano di scoprire che le relative provviste erano state costituite mediante bonifici effettuati da una società milanese, operante nel settore del commercio all’ingrosso di materiali ferrosi, che i finanzieri scoprivano essere coinvolta in un vasto giro di fatture per operazioni inesistenti.
I proventi di tali transazioni illecite venivano, da quest’ultima, immediatamente bonificati verso Paesi a fiscalità privilegiata (Svizzera e San Marino), su conti correnti intestati a società, anch’esse risultate fittizie.
Lo sviluppo degli elementi raccolti in questo ambito portava gli inquirenti a focalizzare, così, la propria attenzione su una nuova società, questa volta con sede nella provincia di Lecco, che aveva emesso, a favore della società cremonese, fatture per forniture di metalli ferrosi che si rivelavano essere relative ad operazioni inesistenti.
Dai sopraluoghi e dagli ulteriori accertamenti posti in essere, emergeva che, agli indirizzi corrispondenti alle sedi della società in trattazione, non veniva, infatti, svolta alcuna attività commerciale.
Le risultanze acquisite, corroborate da ulteriori attività di intelligence e di analisi, consentivano di interessare la magistratura competente in ordine alla sussistenza di reati tributari particolarmente insidiosi.
In tale ambito, si procedeva, quindi, all’esecuzione di più penetranti accertamenti anche con l’esecuzione di intercettazioni telefoniche, nei confronti di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti.
In particolare, venivano effettuate perquisizioni presso le sedi di 9 società lombarde, 2 imprese laziali e presso i domicili di 16 persone fisiche tra amministratori di fatto, prestanome, agenti e autotrasportatori.
I finanzieri giungevano, quindi, a delineare due filoni operativi, apparentemente autonomi ma, in realtà, tra loro strettamente connessi per tipologia illecita e per i settori merceologici interessati e personaggi coinvolti che si strutturavano in un vero e proprio sodalizio criminale finalizzato alla frode fiscale ed al trasferimento all’estero dei relativi proventi illeciti.
I promotori di tale organizzazione venivano individuati in due imprenditori milanesi: E.B. ed A.T., rispettivamente di 61 e 62 anni, che si avvalevano di altri sei soggetti, rivestenti il ruolo di prestanome.
L’’analisi della documentazione sequestrata ed i riscontri investigativi sulle sue evidenze facevano emergere il coinvolgimento di ben 90 società, con sedi in Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino Alto Adige, Lazio e Campania, tutte utilizzatrici delle fatture per operazioni inesistenti emesse dalle società dei due imprenditori lombardi.
Il meccanismo fraudolento ideato consentiva, alle suddette imprese, di crearsi costi fittizi, generando I.V.A. a credito da compensare con le vendite e, con il contante restituito alle emittenti le fatture false mediante Ricevute Bancarie, di costituire fondi extra-contabili.
A riprova della notevole consistenza probatoria delle indagini svolte, numerose società implicate nel contesto fraudolento si sono già avvalse, al termine delle attività di verifica eseguite, della facoltà prevista dall’art. 5-bis del D. Lgs. 281/97, della possibilità di aderire al contenuto integrale dei processi verbali di constatazione e delle sanzioni in essi richiamate. In questo modo, ben 15 milioni di euro sono già stati versati nelle casse dell’Erario.
L’operazione, articolatasi anche attraverso l’esecuzione di ben 15 interventi ispettivi e l’interessamento, per i competenti adempimenti, di 77 reparti del Corpo, si è conclusa con la constatazione di un’evasione fiscale di oltre 210 milioni di euro, la scoperta di fatture false per circa 177 milioni di euro, la segnalazione di 108 persone fisiche, legali rappresentanti e/o amministratori di fatto delle 98 società coinvolte, all’Autorità Giudiziaria competente.
In particolare, sono stati contestati i seguenti reati: art. 416 (associazione a delinquere, 8 soggetti) ed art. 468 (contraffazione di sigilli, 1 soggetto) codice penale; art. 2 (dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di f.o.i., 98 soggetti), art. 4 (dichiarazione infedele, 98 soggetti), art. 8 (emissione di f.o.i., 11 soggetti) ed art. 10 (distruzione di documentazione contabile, 2 soggetti) D. Lgs. 74/2000.
La Magistratura inquirente, nella persona del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Milano, Dott.ssa Maria Letizia Mannella, ha emesso 16 informazioni di garanzia ed avvisi di conclusione indagini nei confronti dei soggetti milanesi implicati ivi compresi i menzionati due imprenditori lombardi, promotori ed organizzatori del sistema fraudolento smantellato dal Nucleo di Polizia Tributaria di Cremona.
Altri 100 milioni e oltre di frode fiscale nel triangolo BS - Cremona - PR
Maxi frode fiscale per un giro idi oltre 100 milioni di euro. La Guardia di Finanza di Brescia ha smantellato un traffico di denaro sporco che circolava nelle tasche di un gruppo di imprenditori attivi nella compravendita di metalli.
Il business illecito era orchestrato da un 53enne, V.F. le sue iniziali, che attraverso una Ssocietà aveva creato un giro di false fatturazioni che gli consentiva di abbattere significativamente i ricavi provenienti dalla vendita regolare di profilati, lingotti, verghe e pani di ottone e rame. L'organizzazione ha prodotto false fatture per 67,7 milioni di euro, l'Iva evasa sarebbe intorno ai 13,5 milioni di euro, mentre l'Irap non pagata ammonterebbe a 37,7 milioni.
Le indagini hanno portato a contestare alle società di facciata diverse violazioni. A un’impresa di Ghedi, con a capo U.M, di anni 59 di origine pugliese, è stata contestata l’emissione di fatture false per 34,6 milioni di euro e l’occultamento di scritture e documenti contabili, a una società di Cremona, gestita da M.M. di 58 anni, residente nel Cremonese, è stata addebitata l’emissione di fatture false per circa 500 mila euro e l’occultamento/distruzione di scritture e documenti contabile mentre a una società di Parma, con più responsabili legali tra i quali l’A.C. di anni 58, residente a Grumello Cremonese, è stata contestata l’emissione di fatture false per 33,2 milioni di euro e l’occultamento/distruzione di scritture e documenti contabile.