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Secondo un comunicato ufficiale 

Un fatturato nel 2016 di 2,2 miliardi di euro: il gruppo Arvedi punta a una decisa crescita ed al rafforzamento patrimoniale

Un comunicato ufficiale rivela che, terminata a Cremona e a Trieste la fase di investimenti relativi alla espansione della capacità produttiva in quello che è ritenuto il più moderno polo produttivo siderurgico d’Europa, il Gruppo Arvedi conta di raggiungere per il 2017 un margine operativo lordo consolidato superiore al 16% dei ricavi.

Dal 2007, in un periodo in cui la siderurgia europea ha registrato una riduzione della domanda del 25% e un calo dei prezzi del 50%, il Gruppo ha investito quasi 1,5 miliardi di euro in Italia, dotando gli impianti di tecnologie all’avanguardia e incrementando la produzione di prodotti finiti da 1,5 a oltre 4 milioni di tonnellate annue, riuscendo a mantenere una redditività costante prossima al 10% di EBITDA.

Secondo i dati di pre-consuntivo (che saranno sottoposti nelle prossime settimane all’approvazione del Consiglio di Amministrazione), nel 2016, il Gruppo Arvedi ha fatturato circa 2,2 miliardi di euro, realizzato oltre 4,3 milioni di tonnellate di prodotti finiti, impiegato oltre 3.600 dipendenti e raggiunto un MOL consolidato di 268 milioni di euro, pari al 12% dei ricavi.

Grazie ai cospicui investimenti realizzati, nei prossimi anni il Gruppo potrà proseguire il percorso di sviluppo e dedicarsi al rafforzamento della propria solidità patrimoniale attraverso una significativa riduzione dell'indebitamento finanziario netto, prevedendo - a fine 2017 - un leverage ratio < 2, in riduzione progressiva fino a un livello inferiore a 1 nel 2020.

Non sono previsti nel medio periodo altri investimenti di rilievo nelle aziende del Gruppo e in particolare a Trieste e Cremona, perché gli stabilimenti possiedono tutti i requisiti per produrre in efficienza e a pieno regime per diversi anni.

Giovanni Arvedi, Presidente dell’omonimo gruppo siderurgico: “Confidiamo che nei prossimi anni il settore recuperi il terreno perduto in questi anni non solo per la crisi che ha colpito duramente il comparto siderurgico ma anche a causa della pressione subita dalle importazioni ‘no fair’, in dumping, in particolare dei produttori cinesi ma anche russi, ucraini, iraniani, serbi e brasiliani”. “Grazie alla tecnologia Arvedi ISP/ESP potremo presto cogliere nuove e importanti opportunità sul mercato internazionale, anche attraverso importanti partnership con grandi player globali”.

Ilva, Ue apre procedura d'infrazione contro Italia: «Carenza di controlli su Taranto»

Aumenta l'impegno tecnico ed economico del progetto Arvedi, sotto gli occhi della Commissione Industria: deve garantire al Governo la soluzione della complicata situazione ambientale tarantina

BRUXELLES – Bruxelles avvia un’azione contro l'Italia per l’Ilva di Taranto. La Commissione "ha accertato" che Roma non garantisce che l’Ilva rispetti le prescrizioni Ue sulle emissioni industriali, con gravi conseguenze per salute e ambiente. Roma è ritenuta "inadempiente" anche sulla norma per la responsabilità ambientale. La direttiva sulla responsabilità ambientale, sancisce infatti il principio "chi inquina paga".
Per questo motivo, su raccomandazione del Commissario per l’ambiente Janez Potocnik, la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, concedendole due mesi per rispondere. Secondo quanto spiegano a Bruxelles, la maggior parte dei problemi deriva dalla "mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio".

Ai sensi della direttiva sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento ("direttiva IPPC") le attività industriali ad alto potenziale inquinante devono infatti essere munite di autorizzazione. A tutto ciò si aggiunge il rilievo della Commissione UE che, sebbene alcune carenze siano state risolte, va sottolineata l'inosservanza delle condizioni stabilite nelle autorizzazioni, l'inadeguata gestione dei sottoprodotti e dei rifiuti e protezione e monitoraggio insufficienti del suolo e delle acque sotterranee".

L'occhio molto preciso dell'UE sulla questione ambientale oltre che industriale, condiziona ancor più nettamente (ed anche economicamente) i progetti dei gruppi in gara per l'acquisizione dell'ILVA, tra questi quelli del gruppo Arvedi, in queste ore sotto il mirino della Commissione industria. Da notare che sul problema ambientale Arvedì ha già dovuto affrontare polemiche dopo l'acquisizione della Ferriera di Trieste.

I precedenti del contributo concesso dalla Regione Lombardia e pubblicati in anteprima da Il Vascello

Mega prestito da 100 milioni di euro
da Bruxelles ad Arvedi

Un piano di investimenti da 227 milioni di euro finalizzati all’ammodernamento degli impianti del Gruppo, con l’introduzione di nuovi processi produttivi e l’implementazione delle attività di ricerca e sviluppo con miglioramenti nell’efficienza energetica e nell’impatto ambientale.

Cremona/Bruxelles– Il Gruppo Arvedi ottiene da BEI un prestito di 100 milioni di Euro per finanziare gli investimenti finalizzati all’ammodernamento dei propri impianti produttivi. Il Consiglio di Amministrazione della Banca Europea degli Investimenti ha infatti approvato la concessione di un prestito di 100 milioni di Euro a favore del Gruppo siderurgico cremonese. Il prestito (della durata di 8 anni) è finalizzato a finanziare parzialmente e a condizioni favorevoli il più ampio piano di investimenti che il Gruppo Arvedi ha lanciato nel 2014 e che prevede costi complessivi pari a circa 227 milioni di Euro e permetterà al Gruppo di consolidare il proprio posizionamento leader e all’avanguardia tecnologica in un settore globale altamente competitivo.

Il piano di investimenti di Arvedi è finanziato anche attraverso un aumento di capitale pari a 75 milioni di Euro da parte dell'azionista e da 20 milioni erogati da Mediocredito.
L’ammodernamento degli impianti prevede l’applicazione di tecnologie più innovative che permetteranno una produzione più competitiva (prodotti a più alto valore aggiunto) ed efficiente, attraverso una importante riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nocive (Co2, ecc.). I prodotti in acciaio altamente innovativi serviranno in particolare il settore dell’automotive (compresi i veicoli ibridi ed elettrici, disegno a destra), ma anche quello energetico e delle costruzioni.

Quello di Arvedi è il primo progetto italiano approvato nell'ambito del Fondo europeo per la Strategic Investments (EFSI), noto anche come il Piano Juncker, nel settore dell’innovazione. Si tratta di una nuova iniziativa sostenuta dalla BEI e dalla Commissione Europea per rilanciare gli investimenti in progetti strategici in Europa per garantire che il denaro raggiunga l'economia reale e sbloccare ulteriori investimenti di 315 miliardi di Euro almeno per i prossimi tre anni.
Il progetto evidenzia anche l'impegno della BEI per sostenere l’action plan dell’acciaio che l’UE sta portando avanti per sostenere l’industria siderurgica continentale nel tentativo di riguadagnare la competitività e sviluppare prodotti di acciaio di nuova generazione, prodotti vitali per diverse altre principali industrie europee.

C'è l'acciaio per l'auto elettrica nel futuro di Arvedi,

Una nuove linea per la produzione del lamierino a cristalli non orientati - I progetti sono già pronti e sono stati avviati anche i contatti con i fornitori degli impianti necessari - L'investimento è veramente molto alto - Marcegaglia ed altri pensano alla stessa produzione, ma nell'incertezza del momento non sono in fase avanzata di progettazione come il vulcanico cavaliere cremonese

C'è davvero l'auto elettrica nel futuro della mobilità mondiale? In tanti ne sono convinti. C'è stato nei mesi scorsi un passo avanti molto concreto. . Unione europea, Stati Uniti e Giappone si sono messi insieme per lo sviluppo della mobilità elettrica. È il frutto dell’accordo siglato il 17 novembre a Ginevra per dare omogeneità a norme, approcci e caratteristiche tecniche del settore con l’obiettivo di creare le migliori condizioni per la nascita di economie di scala per la produzione e diffusione di veicoli elettrici.

A partecipare all’intesa di cooperazione sono la Commissione europea, la National Highway Traffic Safety Administration (Nhtsa) e la Environmental Protection Agency (Epa) degli Stati Uniti e il Ministero giapponese del territorio, delle infrastrutture, dei trasporti e del turismo. L’accordo prevede lo sviluppo di due gruppi di lavoro. Il primo dedicato all’implementazione della sicurezza dei veicoli e della componentistica, il secondo all’interrelazione tra i quadri legislativi già in vigore o in studio nei diversi Paesi coinvolti dall’accordo.

L'obiettivo è offrire ai diversi protagonisti dello sviluppo dell’auto elettrica principi comuni di standardizzazione e un orientamento condiviso dal punto di vista delle norme. Si tratta di un passaggio essenziale per creare quelle sinergie tra produzione, mercato e cittadinanza che liberi definitivamente le potenzialità di un settore al quale guardano, con attenzione sempre crescente, tanto le case automobilistiche, quanto le utilities dell’energia e le istituzioni nazionali oltre che l’opinione pubblica.

In Italia è in prima linea l'Enel. Molto tuttavia resta da definire ed alcuni colossi nella produzione del materiale di base, l'acciaio adatto ai motori elettrici (mentre proseguono gli studi sulle batterie a lunga durata e rapida ricarica) sono ovviamente molto prudenti, stando la situazione dei mercati e della economia. Così se non si può escludere che produttori di acciaio come Marcegaglia e altri abbiano nei cassetti progetti appropriati, chi si è mosso per primo è il vulcanico cavaliere di Cava e Spinadesco, Giovanni Arvedi. Nei suoi uffici studi si è andati ben oltre i piani di massima. Sono stati anche avviati i primi contatti con i fornitori degli impianti per la nuova linea di produzione che andrebbe installata. Il prodotto chiave per i motori elettrici è il lamierino a cristalli non orientati. A tanto approda il nuovo obiettivo della produzione Arvedi.

Detto questo, c'è però il problema degli investimenti necessari per affrontare il nuovo traguardo. E da Bruxelles è finalmente giunta la notizia risolutiva: 100 milioni di euro di finaziamento.





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di Mer, 17 mag 2017