| Gli approfondimenti de Il Vascello | | | | | | | | | | | | | | | | | | |
di Antonio Leoni Il dissesto, la nullità, l’incompetenza, il servilismo (scegliete voi) della politica cremonese è sotto gli occhi di tutti. Il dissesto della città cominciato negli anni '80 prosegue inesorabilmente e peggiora. I sindacati e le associazioni di categoria tengono ben calda la loro poltrona e magari la riscaldano anche di più (il caso della Camera di Commercio venduta a Mantova, almeno in prima istanza). Il che produce frutti marci: come lo sfruttamente della rassegnazione. La città vivida, vivace fino agli anni '80 è cancellata, non c'è più.. Viene voglia di rassegnarsi e abbandonare. Lo sfascio ha permeato i cittadini, su di loro galoppano allegramente gli opportunisti, ma pare che vada bene così e che il fardello non disturbi nessuno. Ma la politica di opposizione? Fa il contropelo ai fin troppo frequenti viaggi all’estero di GianlucaGalimberti, come se fossero l’unico limite nell’azione amministrativa del sindaco e della sua Giunta troneggiante sulla Festa del Torrone e sulla politica culturale quasi sempre presa in prestito. Tutto questo con una dirompente rottura di ogni senso comunitario, che viene affermato come una giaculatoria nei discorsi del sindaco e di parecchi altri cosiddetti responsabili. La Libera Associazione agricoltori e la Coldiretti fanno a cornate.Ne va di mezzo la Fiera, altro caposaldo dell’economia cremonese Un commento ufficiale, un tentativo di mediazione? Neppure un sospiro.
| | Cremona, città governata e abitata da fantasmi Il Consorzio liutario, pargoletto della Camera di Commercio, diserta a sua volta Mondomusica, caposaldo di Cremona Unesco. Mentre - pare con puntualità bimestrale - arrivano in città carrettate di violini cinesi in bianco da verniciare ed etichettare con la magìca parola Cremona.
Da Camera di Commercio, Comune di Cremona, Consorzio (che pure si è dato un regolamento di qualità), ALI, Fondazione Stradivari, Museo del Violino un commento ufficiale, un tentativo di ispezione seria? Neppure un sospiro.
Confcommercio e Botteghe del Centro si spaccano, annunciano querele. Una rissa pazzesca. Il Comune si occupa di una modesta riforma della ZTL e della spazzatura (meno male). Ma sulla frantumazione del centro storico vivo, quello commerciale, partiti schierati da una parte o dall’altra secondo l’indole. Giusti i pasticcini e i cotillon delle rassegne temporanee in corso Campi.Neppure un “ smettetale di litigare”.Intanto altri supermercati avanzano non solo in via Massarotti ma persino vicino all’ex Macello. | | Peggio ancora va considerato il raddoppio della Rossetto che in origine doveva rispettare la Colmbara e che si avvale di pessimi ingressi ai parcheggi. Anche qui neppure un sospiro. Il terzo ponte sul Po sul quale si sono fatti migliaia di pagine progettuali e non, inagugurate da Gianfredo Mazzini 20 anni fa con battaglie dentro e fuori gli enti cremonesi, viene abbandonato dall’Emilia - Romagna al destino di projet financing, cioè alla buona volontà dei privati. Uguale atteggiamento della regione Emilia - Romagna per il prolungamento della Ti - Bre che di fatto annulla lo sbocco della architettata autostrada Cremona - Mantova tanto gradita al sottosegretario Pizzetti che è decisamente il figlio della politica di alleanze ad alto livello ed ai suoi sodali. Neppure un sospiro. Apprendiamo invece che il Comune si costituisce al Tar per ufficializzare il no alla strada sud che è già morta e ssepolta.. Il respiro stavolta è un necrologio. Poi la vendita o meglio svendita di aem Incorporata In Lgh, per togliwersi dai piedi 40 milioni di ddeficit e soprattutto pe la memoria che la politica di destra e di disinistra ha prodotto dagli anni '80 in poi. Siamo una nave alla deriva sulla quale capitan Galimberti guida il timone con il sorriso sulle labbra. Il premio va inesorabilemte agli opportunisti. Tra i uali non mancano molti cosiddetti giornalisti. Poveri noi. Chi ci stiamo qui a fare? Viene voglia di tocere. Cremona nel Futuro. Un obiettivo che non riesce nemmeno a farci ridere. |
Il cubo veneziano e i rebelòt cremonesiIl valore della memoria«Na scarpa e un socòlo»: solo questa folgorante immagine veneta può riassumere l’impatto del nuovo «ingresso» di Venezia, lo spropositato catafalco bianco che raddoppia e stupra l’Hotel Santa Chiara ( foto a destra - ndr) sul Canal Grande. Una scarpa e uno zoccolo: di là l’antico, piccolo e gentile albergo serenissimo, di qua il cazzotto cementizio bollato subito come «un motel di Segrate». Con tutto il rispetto per i motel e per Segrate. «Vi piace?», ha chiesto ai suoi lettori il Corriere del Veneto. Risposta: 12,3% sì, 87,7% no. Salvatores Settis,(…) è totalmente d’accordo: «È una schifezza che offende Venezia, offende i veneziani, offende tutti coloro che nel mondo amano la città. Non hanno neppure cercato di render meno invasiva questa intrusione. Vergogna, vergogna, vergogna!». Ecco l’incipit di un articolo di Gian Antonio Stella sul “Corriere” che ha scosso le vacanze ferragostane degli italiani. Noi , l’analogo termine folgorante , “en rebelòt” lo stiamo registrando per una situazione analoga: lo scempio a metà di via Anguissola, al posto del cinema Italia, sulla perpendicolare di via Plasio e in contrasto con la composta teoria dei colori e delle finestre della strada, con l’austero collegio della Beata Vergine e, poco oltre, con i mattoni secolari di San Marcellino e Sant’Agostino. A tutt’oggi il nostro sondaggio raggiunge i tremila pareri ed il flusso dei no, al 76%, non si ferma nonostante siano trascorsi ormai oltre due anni ed un po’ di stanchezza del cittadino inerme potrebbe persino affiorare a fronte di qualche insinuazione dispersiva o addirittura vagamente diffamatoria. Il bianco ed il nero, colori del lutto, e la sventola di cemento incombono sulla via, come altre esibizioni analoghe emerse qua e là in varie zone, in particolare, la peggiore di tutte, sul fronte della bellissima via Bonomelli dove è grossolanamente interrotto il flusso armonico, diremmo sinfonico che introduce al palazzo vescovile ed alle absidi del Duomo. In occasione della presentazione del progetto culturale del sindaco, noi abbiamo sottolineato la urgenza di reintrodurre nei dogmi dell’amministrazione, permanentemente, il concetto della pratica della bellezza della città per evitare che questo degrado continui in una città che ormai a fatica mantiene la sua armonia. Ci è parso che il sindaco ne sia rimasto stupito. Eppure questo degrado avviato con alcune realizzazioni del fascismo, è proseguito con la mozzatura dello stabile della banca d'Italia, con gli interventi ancora più invasivi degli anni sessanta, piazza Vida, il grattacielo, come il complesso scolastico di via Palestro o il tetto grigio perla sotto il Torrazzo dell'ex casa di Bianco che interrompe il coro dei coppi in cotto. Una indifferenza al passato che persiste con lo svuotamento degli interni di palazzo dell’Arte e il suo bar mostruoso, diremmo proditorio, o l’occupazione di parte del giardino della casa di ricovero di via Massarotti, proprio a fronte del millenario monastero di San Salvatore del Mondo, il che porta a sottolineare l’abbandono incosciente di un progetto strategico straordinario come il Parco dei Monasteri. Sono alcuni esempi, non tutti purtroppo, ai quali si oppongono alcuni casi, pochi, come la ripresa davanti a San Luca, delle linee della casa Auricchio promessa da Massera che con la sua impresa ha evitato, meritoriamente, un altro scempio a ridosso di Palazzo Ala Ponzone, in corso Vittorio Emanuele. La gran parte degli interventi negativi sono irrimediabili, il Politeama Verdi non c’è più, resiste la cupola dello Sfondrini ma nessuno pare prendersi a cuore di un cilindro vuoto nel cuore della città a venti metri dal centralissimo corso campi (http://arretrato1.vascellocr.it/diretta2.htm). Di questi giorni: in via Brescia il sottopasso frustrante e difensivo come una linea Maginot distrugge la piazzetta della chiesa e la relazione con l’antico municipio di Due Miglia, di fronte. Eppure nessuno ha sollevato la minima obiezione nella fase progettuale. Non si bada anche quando aggiustamenti sono ancora possibili, senza spendere troppi soldi. Non a caso “Il vascello” ha avviato la sua campagna contro i rebelòt occupandosi della illuminazione urbana (reportage fotografici.htm).
Si dovrebbe misurare e regolare la illuminazione di piazza del Comune, che diventa abbagliate e distorsiva i specialmente in occasione di eventi religiosi e non, e non si può neppure dimenticare l’incoerenza, anzi il disordine, delle lampade in centro e altrove, persino nella prospettiva di corso Garibaldi verso palazzo Cittanova. Altrettanto preoccupante la disinvoltura con cui si introducono le luci, colorate e teatrali, nelle nicchie delle absidi, ulteriormente alterate dalla scritta “Boccaccino” in caratteri cubitali (auspicando che la loro presenza non sia altrettanto secolare). Ringraziamo Antonio Stella per la spallata che ha dato. Perché non solo a Venezia ma anche a Cremona, pensiamo a San Francesco, gli esibizionisti potrebbero trovare un’occasione per sfoderare il loro superano. Non consentiamolo, se mai si dovesse davvero dar mano alle navate gotiche dell’ex ospedale. La parola "monumento", l’aggettivo “monumentale” da attribuire senza alcuna esitazione alla città di Cremona trovano la loro radice nel verbo latino «monère» (ammonire, ricordare). Il monumento è la città con la sua armonia, i tetti, i colori, le cautele osservate nei secoli che si traducono in storia, costume, identità, rappresentazione ed umanità. Nella città deve essere orgogliosa del suo stato di città vivibile anche per il valore immateriale che va oltre quello sanzionato dall’Unesco per la liuteria, giacché include gli elementi della soavità e della bellezza.
Da qui il dovere della conservazione e della memoria per affidarla essenzialmente integra alle future generazioni. Nella foto sopra inclusa nel testo: crollo di tettoie alla caserma Manfredini Abbiamo atteso fino al 22 marzo che giungesse qualche segnale dalla torre d'avorio del Municipio. Il 22 è stato infatti il giorno del compleanno di Ugo Toagnazzi. L'attore cremonese avrebbe compiuto 94 anni. Con oggi sono trascorsi esattamente 24 giorni da quando i cremonesi hanno dichiarato pubblicamente che Cremona e il Parco Tognazzi sono stati ulteriormente offesi da vandali impuniti che hanno approfittato delle trascurazze e dello scarso amore della Giunta Municipale per queste due gemme della città.Sono trascorsi 24 giorni, Cremona resta offesa, ma Ciciaréla tace. E con lui tacciono gli altri amministratori, il consiglio comunale, gli oppositori (meno uno) e la maggioranza, tutti uniti nel far dimenticare la scandalosa gestione dell'AEM ed il patto di "rimedio", altrettanto inguardabile, firmato con A2A per togliersi dai piedi un imbarazzante passato di inettitudine, di lauti stipendi e di sprechi. Secondo i cultori del dialetto cremonese Ciciaréla è colui che si espande in parole. Il soprannome è stato affibbiato a Gianluca Galimberti (ben dato e ben applicato, direbbe Manzoni) dopo gli 88 minuti impèiegati in consiglio comunale per difendere il matrimonio imperfetto con la multinazionale milanese allo scopo di togliersi dai piedi il debito dell'AEM ed una imbarazzante promesse preelettorale sulla dismissione del combustore, altro disastro commesso dai suoi predecessori della sinistra con l'assegnazione della realizzazione dell'impianto alle cooperative rosse. Evidentemente Ciciaréla ha avuto bisogno di 88 minuti perché a quest'anello nuziale di latta credeva poco anche lui. Galimberti ha parlato più del Duce per l'entrata in guerra dell'Italia, ma tace sul futuro dell'Arena Giardino ed il Parco Tognazzi che risultano in condizioni peggiori di 24 giorni fa. Evidentemente Ugo nei mesi scorsi fu celebrato vacuamente, per un'altra ostentazione di immagine a poco prezzo degli amministratori del Comune. Può darsi che qualcosa si muova dietro le quinte. Non ci interessa. La città si è espressa pubblicamente, a viso aperto, e attende risposte pubbliche. Dunque è necessario che per rispetto dei cittadini, anzi è urgente che Gianluca Galimberti parli ai cremonesi, e senza troppi giri di parole. L'ossimoro espresso nelle seconda riga del titolo non può essere ancora ammesso. La funzione dell'urbanistica nel creare la Città Nova Riprendere i Monasteri: usare intelligenza si può e si deveLa crisi economica non è l’unica causa dello stato attuale delle cose: c’è, sostanzialmente, una città rinunciataria e fatalista e poco propensa ad affrontare questi temi
Caro Direttore, La prego di dedicarmi un po’ di spazio. In questi ultimi anni non mi sono mai permesso di interferire con la politica locale, ma l’occasione del prossimo rinnovo della compagine amministrativa mi induce ad invitare tutti i candidati sindaci a considerare nel loro programma l’opportunità di una decisa e mirata riqualificazione urbana. E'auspicabile,infatti, che chi ha legittime ambizioni di governo si decida a gestire la nostra comunità secondo un progetto complessivo di crescita che non termina col mandato, ma, secondo i tempi, il costume e le dimensioni della nostra città. La strategia urbanistica, in particolare, ha bisogno che finalmente si capisca che, nella città esistente, sono rintracciabili opportunità uniche ed indispensabili per un suo sviluppo e che si deve prestare molta attenzione al progressivo moto centrifugo che sta svuotando il centro, al suo progressivo imbruttimento (dovuto anche all’incuria della manutenzione e alla crisi della qualità dell’offerta commerciale) che sta svilendo l’effetto-città portandola ad una pericolosa ed inesorabile omologazione. Dare risposte concrete ad un tema così delicato come quello del recupero del patrimonio storico in disuso è molto arduo: le variabili in gioco sono molte e tanti gli aspetti da analizzare. Siamo in presenza di una crisi economica drammatica ed il settore immobiliare sta pagando, più di tanti altri, la scarsa programmazione del passato e la grave mancanza di risorse necessarie per gli investimenti. Ma la crisi economica non è l’unica causa dello stato attuale delle cose: c’è, sostanzialmente, una città rinunciataria e fatalista e poco propensa ad affrontare questi temi ed una politica paralizzata dai limiti del patto di stabilità e dalla mancanza ormai cronica di finanziamenti. Non rimane, quindi, che dare forza alle idee per reagire e cambiare le cose, invertendo la tendenza a risolvere solo i problemi contingenti e pensando invece anche alla prospettiva lunga ed al futuro della nostra città con maggiore lungimiranza e con una “politica di piccoli passi”. Se pensiamo pregiudizialmente che tutto andrà storto non combineremo niente…… Tentare si può. Palazzi pubblici e privati, chiese, luoghi, storie, cultura locale, paesaggi urbani, se adeguatamente rivalutati ridarebbero a Cremona una luce vera, più autentica, non solo ridotta all’identificazione con la nostra (per altro unica e bellissima) Piazza Duomo. Credo che si possa ritenere che il recupero dell’ “estetica“e della “buona architettura”, oggi, non risponda più soltanto a finalità edonistiche e culturali perché, di fatto, in qualche modo diventa un fattore di investimento capace di apportare redditi e promuovere flussi economici. I contenitori storici proposti per una riflessione circa la loro possibile destinazione d’uso sono estremamente eterogenei e di diverso valore. Pensare di trovare una risposta per tutti è utopia. Devono essere fatte delle scelte che sappiano distinguere ciò che deve essere conservato e recuperato da ciò su cui gli interventi potranno essere più decisi e consistenti e dove la guida della mano pubblica sarà necessaria per evitare interventi inadeguati e riusi non compatibili (come sta succedendo invece per il vecchio galoppatoio ). Due sono i comparti fondamentali da sempre necessitanti di particolari attenzioni: l’ambito del “Vecchio Ospedale” e quello delle “Ex Caserme”. Tralasciando momentaneamente il primo, bisognoso di un più difficile e delicato completamento nelle destinazioni d’uso, quello delle ex Caserme, meglio conosciuto come “Parco dei Monasteri “, è sicuramente la parte che meriterebbe un impulso maggiore al recupero. | | Dare forza alle idee per reagire e cambiare le cose, invertendo la tendenza a risolvere solo i problemi contingenti e pensando invece anche alla prospettiva lunga ed al futuro della nostra città con maggiore lungimiranza e con una “politica di piccoli passi”.
Se pensiamo pregiudizialmente che tutto andrà storto non combineremo niente…Tentare si può.
Tutto ciò per le condizioni di grave degrado in cui giace, gli studi approfonditi, l’elaborazione tecnica , e l’avvio di lavori recenti che gli sono stati dedicati, con il coordinamento di un progetto complessivo pubblico di lunga prospettiva e di grande respiro che lasci una traccia forte nella città e coinvolga soggetti diversi, pubblici e privati purchè l’interesse generale sia sempre salvaguardato.
Per procedere correttamente è, però, indispensabile comprendere quale singolare significato abbiano queste “impronte” e quali siano le strategie più opportune per mantenere in vita queste memorie ed esaltarne il ruolo attrattore, in modo che possano, da sole, giustificare la motivazione di un passaggio o una permanenza in città.
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Tutti gli studi, le ricerche, i progetti fino ad ora realizzati non vanno accantonati, perché il progetto urbano che sottintendeva al” Parco dei Monasteri” è ancora di grande attualità là dove si proponeva come una grande cerniera urbana con una duplice funzione di “ponte”tra centro storico, città moderna e parco del Po e del Morbasco
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Le nuove funzioni, quindi, non devono essere improvvisate, ma devono essere adeguate alle tipologie da recuperare ed avere una radice solida nell’ambito economico della città ed una ricaduta che duri nel tempo. Solo un inserimento in un quadro di necessità territoriali regionali con destinazioni di livello superiore ed il ricorso ai fondi della Comunità Europea può permettere un miglior impiego ed un’utilizzazione di questo capitale, in gran parte abbandonato ed in via di rapido degrado.
Ma soprattutto, per quanto riguarda il comparto dei Monasteri, si devono consolidare il sistema di polarità e le funzioni di richiamo che da tempo Cremona, come capoluogo, va ricercando; cioè ampliare l’immagine del centro storico e riqualificare e vivacizzare un comparto degradato con nuove funzioni e riproporre la qualità del centro in alternativa ai flussi prodotti verso l’esterno dai “magneti commerciali”. Mi sembrerebbe logico,quindi, candidarlo, in modo concentrato e pervasivo, all’interazione fra attività formativa, istruzione, ricerca, sperimentazione tecnologica e collegarlo con la produzione perchè divenga sede privilegiata di sostegno e promozione della filiera produttiva locale e dei caratteri identitari della città e del territorio. Per questo i temi della musica e dell’agrozooalimentare, capisaldi della nostra tradizione, dovrebbero essere supportati da un capillare recupero di tutto il patrimonio | | storico, culturale ed ambientale che non si riesce adeguatamente a valorizzare. Per questo i temi della musica e dell’agrozooalimentare, capisaldi della nostra tradizione, dovrebbero essere supportati da un capillare recupero di tutto il patrimonio storico, culturale ed ambientale che non si riesce adeguatamente a valorizzare. La condizione più felice è quella che questi chiostri, che sono contigui ed in successione, vengano concepiti come un unico “campus”, scaturente dalla possibilità di concatenazione di luoghi di grande suggestione, e non separatamente, uno per volta, con destinazioni di ripiego, a sè stanti, disarticolate da un disegno che in origine voleva essere funzionalmente più ampio e complessivo. Le ricerche ed i precedenti progetti, naturalmente, potranno essere adeguati a nuove ipotesi:attività formative, ospitative e ricreative, residenza collettiva per studenti o categorie particolari, raffinate attività artigianali di nicchia. Potranno naturalmente essere destinati a completare in primo luogo quanto resta della filiera musicale attuale,( ricalcando parte del progetto originale del “Parco dei Monasteri”) partendo dall’analisi del suono per terminare con la realizzazione fondamentale dell’Istituto Superiore del restauro degli strumenti musicali a cui sembravamo essere destinati. Oppure ancora, ad esempio, ad altra filiera come Scienza della terra, Agricoltura, Zootecnia,Veterinaria,Genetica animale, Ambiente ed Ecologia, Trattamento dei rifiuti, Energie alternative, Arte molitoria e panificazione, cibo e ricerca alimentare.( Si ritiene che oggi la sicurezza alimentare sia l’elemento fondamentale da tenere in considerazione nel prossimo ed immediato futuro ). Questa valutazione ci permetterebbe di incassare il riconoscimento che il cremonese non produce solo cibo, ma genera un corollario ed una filiera altrettanto significativa di beni che sono di fruibilità sociale (tutela ambientale, poi presidio umano sul territorio, benessere animale, sicurezza e qualità alimentare ….per fare alcuni esempi ). Nello specifico tutti gli studi, le ricerche, i progetti fino ad ora realizzati non vanno accantonati, perché il progetto urbano che sottintendeva al” Parco dei Monasteri” è ancora di grande attualità là dove si proponeva come una grande cerniera urbana con una duplice funzione di “ponte”tra centro storico, città moderna e parco del Po e del Morbasco, o come “anello” di quella concatenazione di elementi di altissimo valore architettonico,archeologico ed ambientale che forma la corona più esterna del centro storico tra il sito del castello e l’area di Porta Po. Lo è, inoltre, nella misura in cui il suo spazio di connessione e relazione si è dilatato aggiungendo, ai monasteri di S.Monica, S.Benedetto, Corpus Domini e S.Chiara il convento dell’Annunziata, che, e proprio si ritiene che un ex convento sia la sede appropriata,si presterebbe molto meglio ad ospitare gli eventuali uffici di una Provincia “riconfezionata” per la presenza di un vicino parcheggio multipiano e di un facile accesso dalla via Massarotti. Questo permetterebbe alcuni primi passi. Ritornare al progetto di recupero di Santa Monica per destinarlo al progetto esecutivo iniziale, già in fase di avanzata attuazione (che doveva accogliere la facoltà di Paleografia Musicale ); avviare l’evacuazione di S.Benedetto dal gattile; permettere, come si fece per il “vecchio Ospedale “, un immediato uso di spazi verdi attrezzati da parte di un quartiere che ne è privo e, quindi, inserire quei lotti nei percorsi pedonali di attraversamento della città. Massimo Terzi, architetto
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