Direttore responsabile proprietario Antonio Leoni - Vice Direttore e sezione sportiva Cesare Castellani -- Inviati sportivi Alexandro Everet e Umberto Onofri -- Collaboratore cultura: Sandro Rizzi - Redazione: Via dei Classici 8 - 26100 Cremona - e.mail vascello@fastpiu.it - -tel/fax +39-037230392 - Reg. Tribunale Cremona n.365 - 8 gennaio 2001 Provider Aemcom, via Persico Cremona - Accesso gratuito - Controllo diffusione, statistiche dei contatti giornalieri ShinyStat - No pubblicitàCerchiamo sempre argomenti piacevoli, ma se evitiamo le notizie spiacevoli non rendiamo un buon servizio alla verità
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Area Vasta e le prospettive sfavorevoli a CremonaCaro Direttore Io non rappresento niente e nessuno, sono solo veramente allarmato dalle condizioni di ulteriore declino che imporrebbe un accorpamento a noi non favorevole. Sull’argomento c’è troppo silenzio rispetto alle scadenze. Occorre un’ampio lavoro di divulgazione, stimolo, protesta con proposte alternative .Siamo i soliti addormentati. Avanti di questo passo ci rimarrà veramente ben poco ed aumenterà la nostra marginalità.. Se non erro abbiamo perso Aler, Soprintendenza, Asl,Camera Commercio,V.V.F.F., sede Regione,…. se a Cremona viene meno il terziario pubblico che cosa ci rimane ?). Se il referendum non fosse già stato caricato ,purtroppo, da troppi significati di segno diverso, sarei dell’avviso che prima del referendum sarebbe necessario essere informati su quale destino avrà la nostra provincia ! Non so se potrai condividere le mie conclusioni. Tieni presente che aspiro ad una green economy o comunque ad un settore agro industriale completamente diverso da quello attuale. Massimo Terzi “C’è del buono nelle terre cremonesi”Come valore di scambio c’è il tema etico del “nostro petrolio” da far valere; le tematiche relative alla terra, all’acqua, all’aria ed al cibo, timidamente accennate dall'ExpoSono sempre stato convinto che la pianificazione e la programmazione di “vasta area”, o su grande scala territoriale, dovranno diventare sempre più la dimensione necessaria per il futuro operare, compreso quello di livello comunale, sempre meno autonomo e, nei fatti, sempre più condizionato dalle dinamiche territoriali. Cremona cerca da tempo di ritrovare una centralità che sta perdendo ed ha la necessità assoluta di riaffermare un suo ruolo. Per cui bisogna dare forza alle idee per reagire e cambiare le cose, invertendo la tendenza a risolvere solo i problemi contingenti e considerare, invece, anche la prospettiva lunga con maggiore lungimiranza. Prima di prevedere degli accorpamenti, si dovrebbero ipotizzare la possibilità di assetti ottimali e verificare l’esigenza di una prioritaria ed irrinunciabile definizione del ruolo che può assumere il nostro territorio nel sistema regionale lombardo-emiliano ed una sua collocazione nel quadro territoriale complessivo della grande viabilità, delle reti di trasporto e delle comunicazioni.
Non si può, oggi, continuare a ragionare di diversa configurazione dei confini facendo affidamento solo su convenienze, pesi insediativi e numeri senza tenere in considerazione la possibilità di assetti più avanzati e considerazioni particolari per le aree marginali. Non possiamo certamente ignorare che siamo, collocati in una posizione baricentrica e lontana/vicina a tutto,né i margini dell’area metropolitana, che nella logica “Milanocentrica”, interpreta la tendenza mondiale alla concentrazione nelle grandi città. creando fenomeni di congestione e di inabitabilità sempre maggiori (che vengono fatti pagare alla periferia con le diseconomie ed i difetti delle loro contraddizioni).
Soprattutto il Governo e la Regione non devono assolutamente ignorare che la fascia meridionale, (la nostra), appartiene alla Lombardia “marginale”,nella quale problemi di accessibilità ,di esiguità dei pesi insediativi e di carenza di stimoli alla trasformazione, si sono in varia misura combinati per dar luogo a situazioni di stagnazione ,sia pure in presenza di livelli di reddito e di condizioni di vita soddisfacenti.
Lo squilibrio e la debolezza del nostro sistema produttivo dimostrano che nel difficile passaggio dall’economia agricola a quella industrializzata, si sono evidenziati i limiti alle capacità del territorio ad offrire posti di lavoro sufficienti ,alternativi a quelli che venivano a mancare in agricoltura ,per cui l’andamento dell’area meridionale della Lombardia è stato sempre quello della ricerca di un assetto di equilibrio ad una quota di abitanti sempre più bassa, decrescendo demograficamente, anche nei periodi favorevoli economicamente, proporzionalmente al minor assorbimento di mano d’opera organizzata.
Il settore produttivo ha risentito della mancanza di elementi trainanti perché lo sviluppo diventasse autogenerante invece di dipendere dall’esterno. Essendo stato sacrificato il settore agricolo ad una cultura industriale e non avendo particolari” chance” sul piano dell’occupazione da spendere,Cremona, non avendo mai goduto di particolari privilegi nel passato, sta ora affrontando l’esito degli accorpamenti apparentemente da posizioni di debolezza . Il suo ruolo in Lombardia esce sempre indebolito dagli annunci di scissione e dagli accoppiamenti che vengono preannunciati e prospettati. Tant’è che alla nostra richiesta del “….vengo anch’io” la risposta sembra essere sempre negativa.
Se dovessimo ricercare solo le nostre convenienze ci converrebbe un accorpamento con Brescia. Invece, secondo me, l’orientamento attuale che si sta delineando con l ’unione tra Mantova e Cremona,innanzitutto ci renderebbe subordinati ai mantovani e, poi, aumenterebbe la congenita debolezza contrattuale di questi territori posti troppo alla”periferia dell’impero”, già oggi marginali rispetto agli interessi regionali, con flussi centrifughi ed anomali che verrebbero a crearsi verso il Veneto ( a cui Mantova è solidamente e storicamente agganciata ) allontanandosi maggiormente dal capoluogo regionale senza avere l’energia ed i mezzi per reagire..
L’alternativa a tre, Lodi CremonaMantova, mi sembra più congeniale alle preesistenze, raggiungendo un considerevole peso insediativo e, aggregando una catena di centri che hanno continuato a svolgere la funzione di servizio alla provincia agricola, potrebbe consolidare strutturalmente un interessante ruolo distrettuale dedicato a tutta la filiera agricola. Questa costituirebbe un preciso limite alla avanzata e diffusa delle aree metropolitane, potrebbe presidiare ed affiancare un ruolo di valorizzazione unitaria della riva sinistra del Po (a cui potrebbe far seguito un ipotesi simile per la parte emiliana ), essere gestita unitariamente con ritmi più simili all’avvicendarsi dei cicli stagionali, mitigare e compensare la grande produzione di CO2 delle aree settentrionali, e confermare una sorta di ampia zona filtro, come se fosse un “:Rubicone agricolo” tra le aree industrializzate ed il centro Italia. Il “cantone padano,” così realizzato ed omogeneamente gestito, usufruendo intelligentemente delle recenti disposizioni emanate dalla L. R. Lombarda n°31 /2014, sul consumo di suolo, potrebbe consolidarsi su basi veramente nuove e sottolineare l’unicità di un ruolo, oltre che storico, paesaggistico ed ambientale pressoché omogeneo e costituire un esperimento moderno ed avanzato, non solo nazionale ,ma addirittura europeo.
La sostanza reale che si auspica e che si sollecita è l’inversione di tendenza con una nuova valorizzazione delle aree rurali senza lasciarle diventare delle steppe monoculturali cerealicole.
Come valore di scambio c’è il tema etico del “nostro petrolio” da far valere; le tematiche relative alla terra, all’acqua, all’aria ed al cibo; risorse che diventeranno sempre più rare, timidamente accennate dall’Expo e declinabili da questo territorio fino ad estreme conseguenze. Questo significa portare nelle nostre aree condizioni economiche, possibilità, redditi e continuità di lavoro, servizi civili, vitalità socio-culturale con pari opportunità rispetto a quelle che offrono le aree settentrionali metropolitane. La questione dell’agricoltura e le sue difficoltà legate alla finanza ed al credito sono anche una questione strutturale di qualità ,di organizzazione dei processi di commercializzazione , di ricerca applicata, di impegno nei confronti di quel complesso di tecnologie che completano il ciclo agricolo e che devono diventare una vera e propria capacità d’intervento, a livello genetico nei confronti degli allevamenti, come risultato della ricerca applicata che poi via,via deve estendersi attraverso un processo di individuazione delle condizioni ottimali delle colture agricole (con un uso più responsabile dell’impiego chimico ), ad un forte sviluppo delle tecnologie di trasformazione, conservazione e trasporto…ecc, ecc,…….. Mi auguro che il Ministro dell’Agricoltura Martina, che sta affrontando con molto impegno i problemi locali legati al suo mandato, possa schierarsi a favore di un’ipotesi di questo tipo. Massimo Terzi architetto. Fotografia di Antonio Leoni © Per i cremonesi i danni della trasandatezza e dell'incuria sono ferite: corso Garibaldidi Claudia Monteverdi Guardate che dignità, sobrietà e civiltà dell’abitare aveva questo tratto di corso Garibaldi, davanti all’ex cartoleria Moschetti, agli inizi del Novecento. Facciate ben mantenute, balconi adornati da fiori, tendoni con tinte omogenee ( perlopiù di color rosso mattone) che riparano gli esercizi commerciali e consentono di passeggiare al riparo dal sole, marciapiedi a filo strada con pendenza della strada verso il centro. Le trottatoie centrali permettono di agevolare il solo traffico dei pochi mezzi in transito di allora. Gli acciottolati garantiscono il facile drenaggio delle acque piovane e reflue di vario tipo consentendo alla strada di respirare. Confrontate questa immagine con quella sciatta, grossolana, disordinata ed anonima che il Corso offre oggi. ( per non parlare del tratto precedente da San Luca a Sant’Agata ). Povero Corso Garibaldi, cuore malato di una Cremona storica che si sta dissolvendo !!!! Che squallore !!!! Qui la città diventa paese. (Segue nel riquadro qui sotto).
I vecchi abitanti, quelli che si ricordano com’era, quando forse era meno “finta glamour ”, ma occasione di una vivacità più vera ed autentica, ci soffrono e fatalisticamente attendono la sua riabilitazione. Sul corso dove si fronteggiano ancora alcuni negozi di storica attività, si sono affastellate sull’asfalto righe e tracciati, divieti di transito, segnalazioni di ciclabilità, transenne pesanti ed inadeguate per limitare la ciclabilità, l’icona di uno Stradivari accucciato, crocchi di tavoli e tavolini, luoghi di ritrovo occasionale senza un ordine ed un senso. Nel passato i "bagni di folla", delle trionfali manifestazioni rese in omaggio a monarchi e personaggi illustri in visita periodica alla città, transitavano da questo corso che rappresentava l'occasione per misurare il loro consenso. Oggi invece cosa si può misurare? Sicuramente il pressapochismo della gestione che, per risultato, ha dato un Corso Garibaldi che è un percorso ad ostacoli. Lo spazio è confuso, non è stato modellato secondo destinazioni d’uso funzionali e complementari capaci di costruire e realizzare una spina ed un centro di aggregazione commerciale. Transitarvi è una vera sofferenza perché, all’inesorabile ed indistinta trasformazione commerciale, caratterizzata da un frenetico e drammatico “turnover”, si sommano vetrine sporche e maltenute e tentativi sperimentali ed improvvisati di “arredo e rigenerazione urbana” inadeguati e veramente di dubbio gusto, privi di una logica sequenziale e consequenziale. I danni che questa “riqualificazione” episodica, superficiale, senza un’ unica regia, senza un progetto ed un disegno complessivo, senza la raffinatezza che impone questo intervento delicato che dovrebbe incidere sull’ingresso in città e dovrebbe avere l’obiettivo condivisibile della trasformazione in "salotto”, saranno sotto i nostri occhi a lungo. Da parte delle “masse” sembra che tali iniziative producano audience e consenso; da parte di chi studia direttamente la città ed ha una valutazione più raffinata, c’è viceversa il terrore, che per rendere omaggio al dirompente desiderio di novità e di libertà espressiva a tutti i costi, vengano legittimati gli esperimenti urbanistici più grossolani e confusi, troppo spesso oscillanti tra disarmante ingenuità e disinvolta superficialità.
Linee guida e programmazione urbanistica che sono venute a mancare anche in occasione della recente vendita dell'area del parcheggio Villa Glori, polmone di parcheggi indispensabile e fondamentale al sostentamento e a servizio dell'isola pedonale..Occorrerebbe cercare innanzitutto di recuperare ed evidenziare gli elementi specifici del luogo stesso, con possibilità di risvolto commerciale e rigoroso decoro. | | Corso Garibaldi, emblema di un dissesto urbanistico e creativo
Occorre valorizzare le caratteristiche storico- paesaggistiche (aggiungendo magari la possibilità di accedere ad alcuni cortili laterali come a Crema ). Preoccupano soprattutto (non solo qui) le continue aggiunte, le eliminazioni, le sostituzioni, le integrazioni e l’impiego fuori luogo di materiali contemporanei inadeguati al contesto storico del tracciato nei percorsi urbani principali. Nel tempo i preziosi masselli di granito che ornavano una parte del corso ed i lastricati ottocenteschi sono stati asportati (forse giacciono nei magazzini comunali) e sostituiti con colate di asfalto che, durante la stagione estiva, come “corpi neri” assorbono calore e si trasformano in percorsi su “carboni ardenti”. Ipotizzare la sostituzione dell’asfalto con una lastricatura non solo risolverebbe il problema dei "corpi neri" ma potrebbe significare anche una sorta di definitiva riappropriazione della città da parte del cittadino poiché la pavimentazione in pietra naturale può riproporre la differenziazione dei singoli luoghi opponendosi all’omologazione imperante. Rappresenterebbe un' occasione di reinterpretazione della storia urbana attraverso la ridefinizione e la gerarchizzazione degli spazi e delle funzioni.
Il dislivello tra marciapiedi e strada è sensibile pertanto i pedoni inciampano ed, ogni tanto, qualche anziano rotola per terra ed i più faticano a riconoscere l'esistenza di un'isola pedonale. Presunte gallerie laterali risultano poco invitanti, sporche e sicuramente non piacevoli da percorrere. Se poi vogliamo aprire un capitolo che riguarda la tanto decantata Cremona città della musica. Che cosa offriamo a chi la visita? L’immagine di uno Stradivari riflessivo e problematico acquattato sulla pavimentazione stradale, facile oggetto di azioni di stupido vandalismo, che non assegna la giusta consacrazione all’illustre artigiano, ma lo imparenta con un mendicante.
Per chi entra sul corso per la prima volta questo offre forse una immagine raffinata?. Il ritratto di una città che vuol essere consacrata per la musica, che produce gli strumenti più delicati ed eleganti per fare musica classica, dovrebbe attrarre i palati più raffinati e sensibili e noi offriamo loro questo scempio !!!! Forse la collocazione della sua effige sul balcone della abitazione, dove risiedette con la sua prima moglie gli restituirebbe la giusta dignità che merita. | | Come sostenevano illustri esponenti della cultura architettonica i corredi e gli spazi urbani dovrebbero essere la rappresentazione delle nostre speranze e di una società migliore.
Corso Garibaldi è forse un’area d’incontro e di accoglienza? Permette la libera circolazione di portatori di handicap o ipovedenti? E’ un bivacco? Per non parlare delle condizioni generali che produce “l’Oktober Fest locale. E’ una area pedonale? E’ una ciclabile? E’ un’autostrada o una strada a forte percorrenza? Vi sembra un luogo accogliente ed adeguato dove sostare o soggiornare? Come possiamo pensare di accogliere turisti per la mostra di Jannello Torriani in queste condizioni? Che dire poi dei modestissimi luoghi di sosta e ricovero che motiverebbero l’operazione perché destinati ai giochi dei bambini? I figli del dopoguerra erano più” ruspanti” e giocavano in strade deserte o nelle corti e, probabilmente, ne hanno ricavato esperienze emotive e sensoriali fantastiche.
Oggi sono “fiori di serra” e possono pretendere forse molto di più e gli spazi idonei a sviluppare la fantasia a Cremona non mancano. Gli psicoterapeuti segnalano che i bambini esercitano la fantasia ed apprendono meglio se sono immersi in scenari immaginari. E questo che offre attualmente Cremona non è sicuramente un paesaggio edificante.Si volevano trovare motivi di attrazione per il commercio facendo leva sui bambini? Forse se a loro si fosse dedicato una ludoteca assistita ( come nei centri commerciali), destinata a tutto l’asse commerciale Garibaldi-Campi dove questi avrebbero potuto soggiornare e solidarizzare, mentre i genitori facevano shopping, sarebbe stato più opportuno.
Nel lontano’95 la Giunta Bodini avviò l’inizio di un programma di “qualità urbana” che ha dato e avrebbe potuto, nel tempo, dare buoni risultati, ma immediatamente dopo, con i successivi amministratori, fu interrotto. Occorre ripetere con maggior energia quella esperienza.
La questione fondamentale è quella di affrontare con grande modestia, ma anche con grande sapienza ed eleganza questa porzione di città, come episodio di un tutto, cercando di evidenziare la sua specificità, la sua storia, il suo presente ed il suo futuro; ecco che allora questo spazio rivelerebbe un suo significato. E se si volesse un po’ di tutto perché non si sa che cosa decidere? Per gli esercizi commerciali, per gli edifici che si affacciano sul corso e per la stessa città, rimarrebbe uno spazio grossolanamente improvvisato e disordinato; un danno di immagine per tutti che dovrebbe essere risarcito. Claudia Monteverdi |
Altro concitato Consiglio Comunale a Castelverde“Vergognatevi! La minoranza siete voi!”
di Giulio Contini
Le vibranti parole dei Consiglieri Priori e Cenicola, specchio di una convinzione oramai condivisa da tutta la minoranza al Comune di Castelverde, sono il termometro dell'atmosfera incandescente con cui la Giunta Locci-Scalisi cerca di riscaldare il freddo autunno castelverdese. La contrapposizione frontale tra la Maggioranza e la Minoranza è tangibile già solo considerando l'esito numerico delle votazioni: contrari o astenuti, ma sempre 5 (Minoranza) contro 8 (Maggioranza). Quando poi si entra nel merito, è come sprofondare nei primi gironi dell'Inferno. “E’ bene che tutti sappiano che nella riunione dei Capigruppo del 02.11.2016 il nostro atteggiamento è stato passivo e non partecipativo in quanto non riusciamo più a credere a quello che proponete. Le motivazioni nel considerarvi non sinceri ci vengono confermate dai fatti”, esordisce il Consigliere Giuseppe Priori nella sua dichiarazione di voto circa la variazione del bilancio di previsione; e assevera, nell'interrogazione avente ad oggetto il fondo dedicato in cui far confluire il risparmio delle indennità degli Assessori e dei gettoni di presenza dei Consiglieri: “Le uniche persone che hanno veramente rinunciato al proprio compenso non sono sicuramente né il Sindaco né gli Assessori, ma solo i Consiglieri di maggioranza e di minoranza. Nel 2016 erano previsti investimenti da realizzare con questi risparmi; ma voi, senza informare nessuno, avete deciso di non farle più, perché quei soldi li state usando per tappare le falle create dalla amministrazione precedente (…). Avete perso ormai la vostra credibilità!”
Il Consigliere Priori non tollera, inoltre, una dichiarazione resa dal Sindaco al quotidiano La Provincia del 3 ottobre 2016 (Graziella Locci dichiarava che la richiesta di applicare alla lettera il regolamento che limita a 5 minuti l'intervento di ogni Consigliere, fosse venuta dalla Minoranza- n.d.r.), e replica: “Vergogna! Niente di più falso! (…) Risulta evidente la vostra volontà di essere non sinceri. Ci sentiamo sempre più presi in giro. Con Voi il dialogo, ora, è solo utopia.”
Alle forti accuse di Priori si aggiungono quelle non meno grevi di Mauro Cenicola, che presenta in Consiglio una interrogazione a cui l'Assessore Ferla, dopo mesi di silenzio, risponde con una proposta conciliativa, che tuttavia non soddisfa completamente il Consigliere di Minoranza, il quale in un altro intervento cerca di dimostrare che la somma dei consensi espressi al momento delle elezioni di due anni e mezzo fa, allo stato attuale in cui la Minoranza si presenta compatta, penalizzerebbe l'attuale Maggioranza; per cui Cenicola arriva ad affermare che “la Minoranza siete voi!”
Molto critica anche l'interrogazione di Fabio Grassani, avente ad oggetto: “Perizia riguardante la regolarità tecnico-amministrativa degli appalti per la realizzazione di immobili ora di proprietà comunale”. La risposta letta dal Vice Sindaco Scalisi non lascia molte speranze per possibili azioni risarcitorie a tutela dell'Amministrazione, ma è chiaro che il Consigliere Grassani esaminerà a fondo la questione, e non risparmierà di portare alla luce tutte le responsabilità politiche che in questo caso ricadrebbero sull'apparato amministrativo che all'epoca governava Castelverde (si tratta di Amministratori precedenti ai due mandati del Sindaco Lazzarini: le vere radici, se così si può dire, da cui avrebbe preso il volo l'attuale Giunta). Notevole è stato anche il dibattito sulla Unione fra i Comuni di Castelverde e Pozzaglio ed Uniti. Notevole perché successiva al recente fallimento di “Flumina”, che nei Consigli di luglio e di settembre aveva suscitato contrasti molto accesi fra Minoranza e Maggioranza e, da parte del Sindaco Locci, parole inmappropriate nei confronti di Francesca Viccardi e di Carlo Vezzini. Last but not least, la comunicazione, a lungo attesa, delle dimissioni “per mutate condizioni familiari” dell'Assessore Chiara Circo (che si presume verrà presto sostituita dal consigliere Nicoletta Domaneschi n.d.r.), ma soprattutto la sconcertante comunicazione letta dal Sindaco, in cui minaccia di ricorrere alle vie legali per far tacere un Consigliere, reo di aver leso l'immagine del Sindaco (non si dice né quando né come) e di aver reso pubblica, con un giorno di anticipo, la notizia in paese già vociferata da giorni della ritirata di Chiara Circo. Il Sindaco non pronuncia il nome del Consigliere (evidentemente per non permettere a questi di replicare, come è previsto dal regolamento n.d.r.), tuttavia era chiaro che si riferiva a Maria Paglioli, che da alcuni mesi è seriamente impegnata a far conoscere ai Cittadini i problemi presenti nella Giunta Locci. Non potendo rispondere in Consiglio, Maria Paglioli replica a mezzo stampa, dichiarando: “Non mi permetterei mai di diffondere false informazioni e tanto meno di insultare nessuno. Mi muovo sempre con documenti e dati certi, mentre è sconcertante che il Sindaco ritenga scorretto che un Consigliere fornisca informazioni veritiere ai cittadini. Non sono assolutamente venuta meno alla riservatezza alla quale sono tenuta: la lettera di dimissioni dell'assessore Circo era nella cartella di Consiglio, che mi è stata consegnata con tutti gli altri documenti prima del Consiglio: tutti argomenti pubblici. Invito il Sindaco a un atteggiamento di dialogo e di trasparenza!”.
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